Nel mondo occidentale c’è un grande malato: la democrazia. Pochi giorni fa la commissione europea ha presentato il pacchetto di misure per la difesa della democrazia il cui obiettivo è quello di migliorare la trasparenza, garantire l’integrità dei processi elettorali europei e promuovere uno spazio civico aperto. L’intento è di rafforzare il legame tra i cittadini e le istituzioni. Nelle viscere delle società occidentali, però, la passione per il modello democratico è piuttosto offuscata.

Ipsos, attraverso il proprio innovativo KnowledgePanel, ha intervistato i cittadini di sette paesi (Croazia, Francia, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Svezia e Usa) per saggiare la tenuta e le diverse forme di relazione tra i cittadini e la democrazia. Ne è emerso un quadro a tinte decisamente fosche.

Insoddisfazione 

L’unico paese in cui la maggioranza dei cittadini (58 per cento) è soddisfatto del funzionamento della propria democrazia è la Svezia. In Polonia il livello di soddisfazione è al 34 per cento, in Francia al 29, in Gran Bretagna al 28 e in Italia al 24.

Vanno peggio gli Usa con il 20 per cento di soddisfatti e la Croazia con il 18. Nel corso degli ultimi 5 anni lo stato di salute e il funzionamento della democrazia nel proprio paese è giudicato in peggioramento dal 73 per cento dei francesi, dal 70 per cento degli americani, dal 61 per cento degli inglesi e dal 54 per cento dei polacchi. In Italia la valutazione di aggravamento della qualità è avvertita dal 39 per cento delle persone, mentre il 43 per cento non vede spegnali né di peggioramento né di miglioramento.

Quanti, lungo lo stivale, avvertono cenni di avanzamento, sono solo l’8 per cento. Analoga situazione in Svezia con il 43 per cento che denuncia un peggioramento e il 44 che vede una situazione statica. In Croazia, infine, il dato di aggravamento è segnalato dal 37 per cento. Il grado di soddisfazione verso i diversi livelli istituzionali è differente da paese a paese.

In Francia (45 per cento), Polonia (43), Usa (42), Italia (37) e Gb (33) il maggior appagamento viene espresso verso le amministrazioni locali. In Svezia, invece, la soddisfazione verso lo stato centrale (58 per cento) è di gran lunga superiore a quella delle amministrazioni locali (43). La Croazia è l’unico paese in cui la soddisfazione per l’Unione europea (26 per cento) è superiore sia allo stato nazionale sia alle amministrazioni locali che si fermano al 19 per cento. Quella che emerge dalla ricerca è l’immagine di una democrazia lontana dai cittadini, con il 13 per cento degli americani, l’11 degli italiani, il 10 di francesi e inglesi, il 9 di svedesi che sente di avere gli strumenti e la possibilità di incidere sulle scelte politiche nazionali. Solo in Polonia si registra il dato più alto di percezione di incidenza con il 33 per cento.

Lontananza

Oltre alla lontananza si evince una sensazione di estraneità, di incomprensione delle esigenze e priorità dei cittadini. Solo il 23 per cento degli italiani, il 22 negli Usa, il 17 in Gran Bretagna, il 24 in Svezia e il 18 in Croazia, ritiene che le proprie istanze e priorità siano rappresentate e colte dalle istituzioni nazionali.
Va un po’ meglio in Francia in cui il dato sale al 33 per cento. Ulteriore tratto della relazione cittadini-democrazia è quello relativo alla valutazione di efficacia delle istituzioni, di capacità di incidere sulla realtà offrendo risultati concreti alla popolazione.

Anche in questo caso il giudizio positivo è molto flebile: sono solo il 16 per cento dei cittadini di Usa e Francia, il 17 di Italia e Croazia, nonché il 13 della Gran Bretagna che avvertono come efficace il proprio sistema istituzionale nazionale. Il dato cresce solo in Polonia (32) e Svezia (25).
Ultimo tratto delle dinamiche della democrazia contemporanea è quello legato alla ridotta volontà e capacità delle istituzioni e del mondo dei partiti nel coltivare la democrazia, nell’essere proattivi nell’alimentare e dare valore al modello democratico.

Una capacità che è riconosciuta solo alle istituzioni nazionali svedesi (41 per cento), mentre è decisamente risicata in Italia (22 per cento), Gran Bretagna (21), Francia (24) e quasi inesistente negli Usa (9 per cento).
Sfiducia, delusione, lontananza, inefficacia, estraneità rispetto alle priorità dei cittadini, scarsa coltivazione dei valori del modello democratico, sono i molteplici virus che minano la relazione tra i cittadini e la democrazia, lasciando spazio alla frustrazione, all’indifferenza e alle spinte centrifughe di vario tipo.

La democrazia è il grande malato del XXI secolo. Se ne parla, si osserva di elezione in elezione con la crescita dell’astensionismo, ma il tutto finisce nel silenzio siderale del «in che la barca va». Quel lento spegnersi del fervore democratico nell’indifferenza generale è un pessimo segnale per cittadini, imprese e governanti. Come ci ricorda Tocqueville: «Quando il cittadino è passivo è la democrazia che s’ammala».

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