- L’86 per cento di Millennials e Generazione Z è arrabbiato per le differenze sociali presenti nel Paese. Il 78 per cento ritiene partiti e politici distanti e disinteressati ai problemi dei giovani.
- Il 55 per cento, inoltre, bolla le banche come nemiche della gente, mentre il 79% accusa gli imprenditori italiani di essere interessati solo ai profitti e poco alle persone.
- Il 75 per cento dei giovani vuole sentir parlare di solidarietà, mentre il 67 per cento condanna qualunque atto o atteggiamento discriminatorio o razzista.
Le elezioni amministrative francesi di domenica scorsa hanno lanciato un segnale preoccupante: secondo l’Institut français d'opinion publique l’81 per cento degli under 35 anni si è disinteressato della campagna elettorale. Ma qual è la situazione dei rapporti tra i giovani e la politica in Italia? Delusione, rabbia, disincanto, indignazione silente aleggiano tra i giovani del nostro Paese, legate al bisogno di una politica che torni a far sognare, che parli dei grandi temi e non solo delle beghe di palazzo, che alimenti l’idea di un futuro che differente e migliore.
Il 41-43 per cento di ragazze e ragazzi non sa per chi votare. A questo si somma una quota compresa tra il 10 e il 15% per cento di giovani che non è mai andato a votare da quando è diventato maggiorenne e un altro 6-8 per cento che annulla la scheda. Stiamo parlando di almeno il sessanta per cento di under 35 anni che ha un rapporto distante, distaccato, esterno, disaffezionato con la politica.
I motivi del distacco dei giovani dalla politica
Per comprendere i motivi di tale distacco è sufficiente scorrere l’elenco delle opinioni che attraversano l’universo giovanile. L’86 per cento di Millennials e Generazione Z è arrabbiato per le differenze sociali presenti nel Paese. Il 78 per cento ritiene partiti e politici distanti e disinteressati ai problemi dei giovani. Sempre il 78 per cento afferma che stiamo vivendo in un periodo di grandi ingiustizie e sfruttamento. Il 72 per cento si dice preoccupato per l’eccessivo potere delle multinazionali, mentre il 71 per cento pensa che tutti i politici siano disonesti.
La sciabola critica dei giovani non si limita alla politica, ma coinvolge altri settori della società. Per il 71 per cento gli esperti non comprendono la vita dei giovani, mentre il 58 per cento degli under 35 afferma di non fidarsi di nessuno. Il 55 per cento, inoltre, bolla le banche come nemiche della gente, mentre il 79% accusa gli imprenditori italiani di essere interessati solo ai profitti e poco alle persone. Non solo. Il 78 per cento dei giovani ritiene il nostro modello economico iniquo, modellato per avvantaggiare solo ricchi e potenti. Un giudizio che conduce l’82 per cento dei ragazzi a ipotizzare, per i prossimi anni, la crescita dello scontro tra popolo ed élite. Nonostante i giudizi ipercritici, la quota di under 35 che giudica il Parlamento un organo superato si ferma al 45 per cento, mentre l’interesse per le proposte populiste coinvolge il 44 per cento. Infine, il 31 per cento ritiene necessari movimenti radicali, rivoluzionari, per modificare lo status quo. Fin qui l’universo delle critiche, l’ampio fronte dei fattori di distanza, rabbia, insoddisfazione dei giovani verso la politica, il mondo dell’impresa, la società nel suo complesso.
La voglia di un Paese e un futuro migliore
Il quadro delle vision sul Paese, sul futuro, sulle dinamiche della società, mostra l’altra faccia della medaglia del mondo giovanile. Il 96% auspica un maggior impegno e sacrifici per tutelare l’ambiente e combattere i cambiamenti climatici. L’85 per cento apprezza politici e movimenti in grado di costruire proposte dal basso e condivise. Il 75% dei giovani vuole sentir parlare di solidarietà, mentre il 67 per cento condanna qualunque atto o atteggiamento discriminatorio o razzista.
Per il 66 per cento dei Millenniels e della Generazione Z, infine, è ora di tornare a essere più europeisti. Le fratture sociali più avvertite, quelle che dovrebbero essere al centro del programma di un partito ideale, sono: più lavoro sicuro e meno precariato (48 per cento); più libertà e meno tasse (39 per cento); più onestà e meno casta (35 per cento); più attenzione all’ambiente e meno profitti (31 per cento); più giovani al potere e meno gerontocrazia (30 per cento). Spesso si disegnano i giovani come apatici, individualisti, disimpegnati, in realtà ci troviamo di fronte a una generazione che, pur in assenza di punti di riferimento, sta cercando una propria identità, un proprio modo di essere. Sta cercando di alzare la testa, nella consapevolezza che, per loro, ridisegnare il futuro è necessario oltre che auspicabile.
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