L’invasione
L’invasione dell’Ucraina inizia pochi minuti dopo le 6 di mattina del 24 febbraio, non appena termina la trasmissione del discorso in cui Putin annuncia l’inizio dell’operazione militare speciale. Esplosioni vengono sentite a Kyiv, Kharkiv, Odessa, Dnipro e nel Donbass: sono missili balistici e da crociera russi lanciati contro obiettivi militari, basi aeree e centri di comando. Le prime truppe russe varcano il confine poco dopo. L’attacco procede lungo sei direttrici diverse. I russi avanzano verso Kiev, verso Cherhihiv, verso Sumy, verso Kharkiv, nel Donbass e verso Nord dalla Crimea.
L’attacco a Kiev
L’obiettivo principale della Russia è una rapida decapitazione della leadership ucraina. Il Pentagono dice che Kiev potrebbe cadere in 96 ore. Nelle prime ore dell’attacco, i parà russi occupano l’aeroporto di Hostomel, a dieci chilometri dal centro di Kiev. Gli americani offrono a Zelensky la possibilità di essere evacuato da Kiev. Due giorni dopo, è chiaro che l’attacco è fallito. A Kiev si continuerà a combattere ancora per un mese. Quando gli ucraini occuperanno di nuovo la zona, in città diventate tristemente famose, come Bucha, troveranno i corpi di almeno mille civili uccisi, molti dei quali assassinati dopo essere stati torturati.
I profughi
L’esodo degli ucraini è il più vasto ad avvenire in Europa dalla guerra nell’ex Jugoslavia degli anni Novanta. A maggio, circa 6 milioni di ucraini hanno lasciato il paese e altri 8 milioni sono stati costretti a lasciare le loro abitazioni e a rifugiarsi in altre parti del paese. Per la prima volta nella storia, l’Ue ha fatto uso della direttiva per la protezione temporanea e gli stati membri dell’Unione sono quelli che hanno accolto il maggior numero di rifugiati. Circa 800mila ucraini si trovano in Russia, ma il governo ucraino sostiene che buona parte di loro è stata deportata contro la sua volontà.
Mariupol
Il 28 febbraio, le truppe russe provenienti dalla Crimea si incontrano fuori dalla città di Mariupol con i separatisti che avanzano dal Donbass. È l’inizio di un brutale assedio che durerà per più di 80 giorni. I bombardamenti sono indiscriminati. A marzo viene colpito un ospedale della maternità e i russi accusano gli ucraini di aver causato l’esplosione e le vittime di essere attori pagati. Un’altra bomba colpisce il teatro della città, dove centinaia di persone si sono rifugiate. Ad aprile i difensori ucraini si rinchiudono nell’enorme acciaieria Azovstal. Resisteranno un mese, prima di arrendersi il 16 maggio.
L’avanzata si ferma
A un mese dall’inizio dell’invasione le truppe russe raggiungono il limite della loro avanzata. Kiev è circondata da tre lati. Chernihiv è sotto assedio, da Sumy e da Kharkiv le avanguardie russe arrivano alla periferia della capitale. Mariupol è sotto assedio, mentre si combatte a pochi chilometri da Mykolaiv. Ma la situazione dei russi è difficile: non hanno abbastanza truppe per completare l’accerchiamento o prendere d’assalto nessuna grande città. Le loro linee di rifornimento sono estese ed esposte a continui attacchi degli ucraini. Per gli analisti è una situazione che non può durare.
La devastazione
La guerra in Ucraina è quella che in Europa ha prodotto le devastazioni materiali più ampie almeno dai tempi della Guerra nella ex Jugoslavia, se non da prima. La mappa delle devastazioni segue quella dei combattimenti. Le regioni di Donetsk e Luhansk, dove si combatte da 8 anni in modo particolarmente brutale, sono le più colpite: fino a un terzo degli edifici distrutti. Seguono Kharkiv e Cherhiv. Rispetto a questi centri, la regione di Kiev è stata relativamente risparmiata, soprattutto perché i russi non hanno mai estesamente bombardato la capitale.
Guerra in mare
Il 24 febbraio, l’incrociatore Moskwa intima la resa alla piccola Isola dei Serpenti. La risposta della guarnigione, “Nave da guerra russa, vai a farti fottere”, diviene un grido di resistenza in tutta l’Ucraina. Gli ucraini decidono di non ingaggiare direttamente la flotta russa. A Mikolaiev autoaffondano la loro nave ammiraglia per timore che venga catturata. Ma i problemi nell’avanzata di terra ostacolano anche le operazioni in mare. Senza la conquista di Mikolaiev, il temuto sbarco a Odessa sarebbe un suicidio. Gli ucraini ne approfittano. Il 13 aprile riescono a colpire con due missili antinave l’incrociatore Moskwa. La nave prende fuoco e affonda il giorno successivo.
La ritirata e il Donbass
Dopo un mese e mezzo di combattimenti, l’esercito russo non è più in grado di difendere i territori occupati. Ha perso fino a un terzo delle truppe di prima linea schierate all’inizio dell’invasione. Il 2 aprile, l’esercito russo inizia una rapida e inaspettata ritirata dal Nord dell’Ucraina. Il 7 aprile non ci sono più soldati russi a ovest di Kharkiv. L’alto comando russo annuncia l’inizio della seconda fase dell’operazione militare: ora gli sforzi si concentreranno soltanto in Donbass e nel sud. I combattimenti proseguono ancora oggi in queste regioni.
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