- Solo il 35 per cento dei cittadini e il 30 per cento degli imprenditori giudica il Pnrr in grado di incentivare le opportunità per il futuro dei giovani.
- Solo il 36 dei cittadini e il 35 per cento degli imprenditori giudica positivamente l’apporto del Pnrr alla parità di genere
- Il 68 per cento dei cittadini e il 63 per cento degli imprenditori auspica un coinvolgimento diretto e forte della propria Regione nella riformulazione e nella realizzazione dei progetti del Pnrr
Pochi giorni fa si è svolto l’evento annuale per fare il punto sull’attuazione e sulle prospettive del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano. A quasi un anno e mezzo dalla sua approvazione (13 luglio 2021) il Piano è ancora una entità poco conosciuta. Solo il 16 per cento dei cittadini sa bene che cosa sia il Pnrr, mentre il 48 per cento afferma di averne sentito parlare, ma di non conoscerne bene i contenuti.
La restante quota non ne sa nulla o quasi. Anche tra gli imprenditori il Piano è ancora poco compreso (19 per cento ne conosce i contenuti e il 49 per cento ne ha sentito parlare).
Sono i dati emersi da una indagine Ipsos per la Conferenza delle regioni e presentata nel corso del Festival delle regioni del 5 dicembre. Nonostante i dati di limitata consapevolezza, la stragrande maggioranza del paese ritiene necessario aggiornare e riorientare il Pnrr oltre gli obiettivi prefissati nella fase post Covid. Un perfezionamento lungo due direttrici: la prima per fare fronte al caro prezzi e alle riduzioni degli approvvigionamenti di gas (41 per cento); la seconda per dare priorità a interventi per il lavoro e per le famiglie in difficoltà (32 per cento).
Se la maggioranza del paese giudica importante il Pnrr, giudizi severi emergono sulla sua capacità di rispondere alle priorità trasversali (i principi guida: ridurre i divari sociali, generazionali e di genere presenti nel paese). Solo il 30 per cento degli italiani (32 per cento tra gli imprenditori) ritiene che il piano stia contribuendo alla riduzione del divario sociale ed economico tra le persone. Un dato che è in calo di 5 punti rispetto alla primavera del 2022.
Una valutazione non brillante arriva anche sul fronte della riduzione dei divari generazionali. Solo il 35 per cento dei cittadini e il 30 per cento degli imprenditori giudica il piano in grado di incentivare le opportunità per il futuro dei giovani.
Un dato in calo, tra gli imprenditori, addirittura di 13 punti rispetto alla primavera di quest’anno. Infine, anche sul fronte del terzo principio, quello relativo all’aumento delle parità di genere, lo sguardo degli italiani, per ora, è segnato da un parere critico. Solo il 36 per cento dei cittadini e il 35 per cento degli imprenditori giudica positivamente l’apporto del Pnrr alla parità di genere.
Il ruolo delle regioni
Le tensioni in atto nella società a seguito dell’aumento dei prezzi e delle bollette, nonché la sempre presente paura di perdere il lavoro e parti del proprio reddito, spingono le persone a sottolineare il bisogno di una maggiore attenzione nella cura e gestione del Pnnr. In particolare, il 68 per cento dei cittadini e il 63 per cento degli imprenditori auspica un coinvolgimento diretto e forte della propria regione nella riformulazione e nella realizzazione dei progetti del Pnrr.
Una esigenza che è sospinta sia dalla valutazione delle amministrazioni regionali come centrali per lo sviluppo dei territori e per la crescita del paese nel suo complesso, sia dalla crescente spinta verso una maggiore autonomia amministrativa e gestionale regionale. Il 67 per cento dei cittadini e il 69 per cento degli imprenditori, infatti, ritiene centrale e importante il ruolo delle regioni per la crescita del paese.
L’86 per cento dei cittadini (85 per cento tra gli imprenditori) vorrebbe che il parlamento e il governo coinvolgessero di più le regioni nelle decisioni importanti per il futuro del paese, della società e dell’economia. In termini complessivi l’opinione pubblica nazionale è orientata, a maggioranza, verso l’idea di una Repubblica meno centralista e con maggiore autonomia regionale.
Il 62 per cento degli italiani ritiene che alle regioni debbano essere assegnate più risorse economiche; il 54 per cento è favorevole a conferire maggiori poteri e competenze; il 53 per cento è schierato per una prevalente autonomia decisionale e il 48 per cento per una maggiore gestione autonoma delle tasse.
A fronte di un’accresciuta esigenza di poteri e risorse alle regioni, gli italiani pretendono dai governatori e dalle loro amministrazioni una costante capacità di lavorare insieme. L’80 per cento del paese giudica positivamente l’esistenza della Conferenza delle regioni e la collaborazione tra i governatori. L’Italia è sulla difensiva e guarda al futuro con apprensione. Il Pnrr è per gli italiani uno strumento importante, ma per ora lo avvertono come etereo e distante.
Di qui l’esigenza di avere non solo atti e realizzazioni concrete, ma anche una cabina di regia più vicina ai territori e incidente sui molteplici divari.
© Riproduzione riservata