I migranti sono da sempre uno dei bersagli preferiti degli attacchi via social di Elon Musk. Se a questo si aggiunge l’esibita amicizia del miliardario americano per Giorgia Meloni, l’attacco ai giudici di ieri non pare esattamente una sorpresa. Di questi tempi, però, c’è almeno un altro fatto che può servire a spiegare l’ostilità verso la magistratura italiana del neo-consulente (e grande finanziatore) di Donald Trump. Ed è una questione in cui si intrecciano giustizia, affari e politica.

L’affare dei satelliti

In gioco, questa volta, ci sono gli affari miliardari di SpaceX, la società di Musk che con i suoi satelliti Starlink è in grado di offrire connessioni a internet ad alta velocità per gli usi più disparati, compresi quelli militari. Ebbene, un mese fa il marchio Starlink è finito nelle carte dei pm romani che indagano, tra l’altro, sulla presunta corruzione di un capitano della Marina, Antonio Angelo Masala, in servizio alla Stato maggiore della Difesa. Masala era in ottimi rapporti con Andrea Stroppa, il giovane esperto di informatica con un passato da hacker che si è conquistato sul campo i gradi di referente di Musk in Italia.

Anche Stroppa è finito nella lista degli indagati, perché, in un colloquio intercettato dagli investigatori il 29 agosto scorso, Masala ha annunciato a Stroppa di essere pronto a mandargli “un documento riservato, interno” chiedendogli anche di “pulirlo”. Quelle carte sarebbero servite a favorire Starlink in vista di prossime gare promosse dalla Difesa italiana.

«Non mi ha dato nessun atto riservato», ha replicato Stroppa, che si è detto pronto a spiegare tutto ai magistrati. Intanto via X, l’ex hacker ha incassato un “never give up” (mai mollare) di solidarietà dal tycoon americano. Nei giorni scorsi, sempre su X, Stroppa ha celebrato la vittoria di Trump con decine di post. E ieri ha prontamente rilanciato l’attacco ai giudici del suo datore di lavoro con un commento che si conclude così: «Elon Musk può esprimersi liberamente, fatevene una ragione».

Amico del governo

La libertà di espressione non si discute, ovviamente. Piuttosto, negli Stati Uniti come anche, nel suo piccolo, in Italia, Musk si espone alle accuse di un gigantesco conflitto d’interessi. Da una parte, il tycoon che potrebbe anche ricevere un incarico nella prossima squadra di governo, è diventato un fidato consigliere di Donald Trump, tanto da partecipare anche a telefonate ultrariservate come quella tra il presidente Usa e il leader ucraino Zelensky. D’altra parte lo stesso Musk tramite le sue aziende si è aggiudicato ricchi contratti con l’amministrazione Usa.

Nel nostro paese, come noto, SpaceX è in trattativa con il governo per la fornitura di una copertura satellitare per le aree del paese più remote e meno accessibili dai cavi in fibra. Un business in cui, paradossalmente, il gruppo Usa si trova a fare concorrenza a due operatori entrambi partecipati dal Tesoro di Roma, cioè Fibercop e Open Fiber.

Allo stesso tempo Starlink, come dimostrano le carte dell’inchiesta penale, è già un interlocutore privilegiato del governo per gli impieghi militari della stessa innovativa tecnologia per le connessioni via satellite.

Nell’informativa della Guardia di Finanza agli atti dell’indagine penale, si legge che dalle intercettazioni ambientali emergerebbe «come il ministero della Difesa abbia confermato la volontà di dotarsi del sistema satellitare in questione», cioè Starlink.

Nei prossimi mesi capiremo che piega prenderà l’inchiesta avviata dalla procura di Roma che coinvolge anche Stroppa. Su tutto però, resta sospesa la questione del conflitto d’interessi. Il governo di Roma potrebbe consegnare le chiavi di attività strategiche come le telecomunicazioni in ambito civile e militare alle aziende di un singolo imprenditore, che per di più svolge un ruolo politico nella nuova amministrazione di Washington. Per Musk sarebbe di sicuro un ottimo affare, per l’Italia non è detto.

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