Nei mercati c’è attesa. È partito l’embargo al petrolio russo nei paesi europei e i prezzi del greggio sul mercato internazionale hanno ricominciato a salire, portandosi dietro i titoli energetici. I contratti sul Wti, il greggio statunitense, sono saliti del del 2,06 per cento a 81,63 dollari al barile, mentre il Brent, il greggio di riferimento britannico, ha guadagnato l'1,73 per cento a 87,04 dollari al barile. Cifre che restano ben al di sotto dei picchi a 120 dollari toccati dopo l’invasione dell’Ucraina a fine febbraio.

Domenica l’Opec+, il gruppo dei paesi esportatori a cui partecipa anche la Russia, ha confermato il taglio della produzione delle scorse settimane senza menzionare né l’embargo, né il price cap, ma riservandosi di intervenire qualora ci fossero eccessivi squilibri di mercato.

Embargo e price cap

Il 5 dicembre è entrato in vigore l'embargo Ue alle importazioni via mare di petrolio russo, ma con una deroga. Resta infatti attiva l’arteria dell’oleodotto Druzhba, “amicizia” in russo. L’infrastruttura è una delle più grandi al mondo con una capacità di flusso di 2 milioni di barili al giorno, fornendo petrolio russo a gran parte dell'Europa centrale, tra cui Germania, Polonia, Bielorussia, Ungheria, Slovacchia, la Repubblica Ceca e l'Austria.

Il price cap concordato tra Ue, G7 e Australia è il tentativo dell'occidente di limitare la capacità di Mosca di finanziare la guerra in Ucraina con il petrolio trasportato verso i paesi terzi fissando un limite al prezzo, superato il quale l’operazione di trasporto diventa illegale.

Il nuovo limite è stato fissato domenica a 60 dollari al barile. L’accordo consente di spedire il petrolio russo a paesi terzi utilizzando navi cisterna del G7 e dell'Ue, solo se il carico viene acquistato a un prezzo pari o inferiore al limite massimo. Tuttavia sia India sia Cina hanno confermato che continueranno ad acquistare da Mosca.

Se la quotazione mondiale del petrolio, che attualmente oscilla attorno ai 65 dollari, dovesse scendere sotto i 60, il meccanismo approvato dall'Ue prevede comunque un tetto del 5 per cento inferiore al prezzo di mercato. In ogni caso verrà revisionato ogni due mesi, anche sulla base delle reazioni dei mercati.

Le nazioni del G7 - Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti - forniscono servizi assicurativi per il 90 per cento delle merci mondiali e l'Ue è uno dei principali attori nel trasporto marittimo. Ciò significa che dovrebbero essere in grado di trasferire il limite alla maggior parte dei clienti russi in tutto il mondo, creando un prezzo massimo credibile. Il cap di 60 dollari, ben al di sopra dell'attuale costo di produzione del petrolio in Russia, permette a Mosca di avere comunque un incentivo a continuare a pompare greggio. La Russia continuerà a guadagnare, anche se meno. Tutti i paesi sono invitati ad aderire formalmente alle misure. Gli Stati che non le adottano possono continuare ad acquistare il petrolio russo al di sopra del price cap, ma senza utilizzare i servizi occidentali per acquistarlo, assicurarlo o trasportarlo.

La reazione della Russia

La Russia ha già detto che non rispetterà la misura anche se dovrà tagliare la produzione. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che il provvedimento non influenzerà l’andamento e il finanziamento della «operazione militare speciale» in Ucraina.

Mosca starebbe approntando contromisure: «Stiamo lavorando su meccanismi che vietino l’uso dello strumento del price cap, a prescindere dal livello fissato, perché tale interferenza potrebbe destabilizzare ulteriormente il mercato – ha detto il vice primo ministro russo Alexander Novak – Venderemo petrolio e prodotti petroliferi solo a quei paesi che lavoreranno con noi alle condizioni di mercato, anche se dovessimo ridurre un po’ la produzione». Finora non ci sono stati atti formali.

L’Opec+

Intanto, sempre domenica, si sono riuniti in teleconferenza i paesi dell’Opec+ e per il momento è stato confermato il taglio degli obiettivi di produzione di 2 milioni di barili di greggio al giorno.
Tuttavia il gruppo guidato da Arabia Saudita e Russia nel comunicato finale ha riportato che «i paesi partecipanti hanno ribadito la loro disponibilità a incontrarsi in qualsiasi momento e ad adottare misure aggiuntive immediate per affrontare gli sviluppi del mercato e sostenere l'equilibrio del mercato petrolifero e la sua stabilità, se necessario».

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