- L’amministratore delegato scelto dal governo per guidare Enel, Flavio Cattaneo, smentitore seriale delle sue candidature ai vertici dei colossi pubblici, ha una corposa esperienza nel campo dell’energia e ha creato il primo operatore europeo nelle rinnovabili.
- Enel ha una capitalizzazione poco superiore ai 58 miliardi e ha chiuso il 2022 con un debito netto da 60 miliardi.
- Una sfida che ha molto poco a vedere con le fluttuazioni del titolo in Borsa registrare l’altro ieri, in rialzo, e ieri, con un crollo del 3,9 per cento, e molto di più con la capacità di dismettere gli asset in maniera oculata.
L’ultima benedizione è arrivata dall’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: «Cattaneo è un manager capace», quasi a riparare il report degli analisti della stessa Intesa che ne mettevano in discussione la competenza nel campo delle energie rinnovabili. L’amministratore delegato scelto dal governo per guidare Enel, Flavio Cattaneo, smentitore seriale delle sue candidature ai vertici dei colossi pubblici, ha una corposa esperienza nel campo dell’energia – «Chi conosce le reti, conosce il settore», dice chi ha lavorato a lungo nel campo, facendo riferimento ai tre mandati alla guida di Terna – e pure nelle rinnovabili.
Proprio a Terna, Cattaneo creò il primo operatore di fotovoltaico europeo Rtr, poi venduto. Non è chiaro se l’attuale vicepresidente di Ntv, già direttore generale della Rai, per un breve periodo amministratore delegato di Telecom per via della difficile convivenza con Vincent Bolloré e molto altro, seguirà la via tracciata nell’ultimo decennio dall’ad uscente Francesco Starace: acceleratore sulla transizione ecologica e fuga dal gas più volte proclamata e inserita anche nel piano industriale 2023 -2025.
Ma sicuramente qualsiasi cosa scelga, alla guida della società pubblica serviranno capacità finanziarie, a lui trasversalmente riconosciute. Enel ha una capitalizzazione poco superiore ai 58 miliardi e ha chiuso il 2022 con un debito netto da 60 miliardi.
Una sfida che ha molto poco a vedere con le fluttuazioni del titolo in Borsa registrare l’altro ieri, in rialzo, e ieri, con un crollo del 3,9 per cento, e molto di più con la capacità di dismettere gli asset in maniera oculata, incassando plusvalenze, cosa che Cattaneo ha già dimostrato di saper fare. Ma sono almeno cinque le sfide che ha davanti.
Cinque sfide
La prima è appunto il debito: nel piano lasciato in eredità da Starace si stima una riduzione a 51 - 52 miliardi entro la fine dell’anno. Ma per il 2024 e il 2025 si prevede che il rapporto tra indebitamento netto e Ebitda rimanga stabile. E qui veniamo al secondo punto: la razionalizzazione del perimetro aziendale, e non una razionalizzazione da poco. Il piano attuale prevede cessioni dal valore di 23 miliardi, di cui 11,3 solo quest’anno, da riversare di fatto in nuovi investimenti. L’idea è concentrarsi su sei paesi: Italia, Spagna, Stati Uniti, Brasile, Cile e Colombia, via da Perù, Argentina e Romania, ma pure un dimagrimento della attività brasiliana. E quindi, si lamentava El Mundo pochi giorni fa, cedere le altre partecipazioni ottenute in America Latina tramite Endesa.
Poi c’è un’altra faccenda non da poco: trovare il giusto equilibrio tra lo standing globale di una società come Enel e l’investimento in Italia, che il governo chiede sempre assieme ai dividendi, ma che questa volta chiede di più. C’è da far correre il Pnrr, che già era stato letteralmente disegnato attorno alle grandi aziende di stato, e nelle difficoltà attuali il loro coinvolgimento sarà pure esteso a RePowerEu.
Starace ha avuto la stima degli investitori internazionali e si è preso il lusso di remare in direzione contraria a molti decisori politici. L’arrivo di Cattaneo alla guida di Enel è stato oliato dal presidente del Senato Ignazio La Russa, di cui è amico dai tempi della quotazione in Borsa della Fiera di Milano, e dalla totale fiducia che ripone in lui Matteo Salvini. Se fosse stato per Salvini lo avrebbe candidato anche sindaco di Roma appena tre anni fa, puntando sulla romanità acquisita negli anni dal manager lombardo, nato proprio a Rho, il comune della nuova fiera milanese. Gli è andata meglio, ma è difficile che ora non tenga conto del contesto politico, lui capacissimo uomo di relazioni.
Gli analisti di Rbc Capital si preoccupano proprio di una svolta «verso una maggiore focus sul mercato domestico o sulla velocità della transizione energetica». E con la transizione siamo alla quarta sfida: la strategia al momento aveva due importanti obiettivi: 75 per cento di energia pulita al 2025 e uscita da tutte le attività nel settore del gas.
La quinta e non meno importante è convivere con un presidente come Paolo Scaroni, l’unico della tornata di nominati che potrebbe esondare dal ruolo di rappresentanza, personaggio ingombrante che Cattaneo conosce, ma che non frequenta.
Teoricamente, l’appuntamento per l’aggiornamento delle strategie aziendali era fissato a novembre, ma gli analisti e gli investitori certamente guarderanno subito ai primi passi del nuovo ad.
A guardare a come Cattaneo ha gestito i suoi affari privati, la conclusione per Enel dovrebbe essere positiva. Non solo per l’avventura di imprenditore con Italo. Gli investimenti realizzati grazie alle pasciute liquidazioni che ha ottenuto dai tanti incarichi come manager sono stati fruttuosi: come ha ricostruito Italia Oggi il bilancio 2021 della sua Ei si è chiusa con un utile di quasi dieci milioni di euro.
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