La Banca centrale europea dovrà valutare se è adeguata la scelta dell’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan come presidente di Unicredit, la seconda banca italiana e tra i maggiori istituti di credito europei. Il giudizio dovrebbe arrivare dopo la nomina ufficiale a presidente. Le linee guida della Autorità bancaria europea sulla governance bancaria elencano tra i casi di potenziale conflitto di interesse materiale quello politico.

Può riguardare sindaci, titolari di cariche in amministrazioni regionali, membri del governo e dunque anche ex ministri del Tesoro. Ma sono regole vaghe dunque è difficile che l’incarico a Padoan venga contestato. «La rilevanza del conflitto di interessi dipende dalla presenza o meno di poteri o obblighi specifici inerenti al ruolo politico che impedirebbero all'incaricato di agire nell'interesse del soggetto vigilato», è scritto nella guida dell’autorità bancaria europea.

La preoccupazione della Bcea è che un dirigente bancario abbia indipendenza di giudizio e non abbia interessi contrapposti a quelli dell’istituto di credito che è chiamato a dirigere. Nel caso dell’ex ministro e oggi deputato il rischio maggiore però è che la sua presenza avvantaggi la banca che è destinato a guidare, grazie al passaggio diretto dalla politica a un consiglio di amministrazione.

Gualtieri e Mps

La mattina del 13 ottobre a poche ore dall’annuncio della sua designazione come presidente di Unicredit, Padoan doveva seguire l’audizione dell’attuale ministro dell’Economia Roberto Gualtieri sui conti pubblici italiani in parlamento. Cioè del suo successore al ministero, suo compagno di partito e sua futura controparte.

Da fine settembre, infatti, circola la notizia non smentita di pressioni del ministero dell’Economia per l’acquisizione del Monte dei Paschi di Siena da parte di Unicredit. Cioè di pressioni del ministero guidato da Gualtieri sulla banca che sarà presieduta da Padoan per l’acquisizione della banca comprata da Padoan quando era al posto di Gualtieri.

L’esperienza politica di Padoan è doppiamente legata al Monte dei Paschi di Siena. L’ex ministro ne ha gestito il salvataggio a spese dei contribuenti nel dicembre del 2016. Prima Padoan aveva chiesto le dimissioni del suo amministratore delegato Fabrizio Viola, per conto dell’allora premier Matteo Renzi, in attesa di un intervento della banca di Jp Morgan promesso ma mai avvenuto, in quella che Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera definì «una opaca vicenda bancaria».

Candidato a Siena

Due anni dopo è stato candidato dal Pd proprio a Siena in un collegio uninominale, forte anche di quel salvataggio. Oggi, dopo la grande operazione tra Intesa San Paolo e Ubi Banca, Unicredit resta il principale candidato all’acquisizione di un istituto come Mps che ha più di cinque miliardi di rischi legali e ha bisogno di nuovo capitale.

L’ipotesi che il peso politico di Padoan favorisca Unicredit nelle trattative ha già avuto un effetto positivo in Borsa sul Monte Paschi: il mercato ha dato un prezzo al conflitto di interessi. Da Unicredit non commentano.

Le promesse agli elettori

Consigliere economico di Palazzo Chigi ai tempi di Massimo D’Alema, ex capo economista dell’Ocse, anche se non ha mai lavorato nella finanza Padoan è considerato competente per poter diventare presidente di Unicredit. In altri Paesi la sensibilità politica avrebbe creato un dibattito sul passaggio diretto dal seggio parlamentare a quello del board di Unicredit, senza un adeguato periodo di “raffreddamento”.

A marzo 2018 Padoan, ex ministro dell'Economia, catapultato a Siena alla ricerca di voti per essere eletto alla Camera dei deputati, prometteva di riportare il Monte dei Paschi di Siena «al centro del sistema bancario».

Mps «sarà una banca pronta a rifinanziare l’economia di Siena, della provincia, della regione e di tutto il Paese», spiegava Padoan candidato, rassicurando giornalisti ed elettori che nel futuro di Mps non ci sarebbe stata una fusione.

Padoan ora si dice «onorato» di essere stato designato presidente di Unicredit e ha confermato «l’intenzione di lasciare il ruolo di parlamentare italiano».

Roberto Giachetti, presidente della giunta per le elezioni della Camera, spiega che una volta ricevuta la lettera di dimissioni, il voto arriverà al massimo in due settimane. Per ora però Padoan resta parlamentare e nel frattempo viene cooptato nel consiglio di amministrazione di Unicredit da subito. Non è ancora presidente, ma avrà un ruolo «attivo» nella nomina del nuovo consiglio di amministrazione che dovrebbe insediarsi ad aprile 2020.

Tempi incerti

Nel caso di dimissioni per motivi personali, diversi eletti ci hanno messo mesi per lasciare lo scranno parlamentare. L’ex deputato di Fratelli d’Italia Guido Crosetto che ne ha impiegati nove, di Padoan dice: «È una nomina politica, suppongo che il Pd sia favorevole. Non penso che avrà problemi e poi è competente».

In effetti una certa esperienza nella gestione di crisi bancarie e rapporti tra banche private e azionista pubblico Padoan ne ha maturata. Era ministro quando Ubi Banca ha acquisito le banche risolte (Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti).

Ha gestito i negoziati con Intesa San Paolo, la storica concorrente di Unicredit, che ha comprato a un euro ciò che restava di Veneto Banca e di Banca popolare di Vicenza. Ha poi dovuto negoziare con la Commissione europea i passaggi più delicati dei casi di ricapitalizzazione precauzionale o di liquidazione degli istituti di credito.

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«Gli importanti ruoli pubblici ricoperti in Italia» saranno di grande utilità per il Gruppo», ha detto l’amministratore delegato Mustier. Che la presenza di Padoan aiuti ad acquisire Siena con una quota maggiore di aiuto pubblico o che semplicemente offra garanzie politiche all’attuale board, è difficile dargli torto.

 

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