Domani ha avuto la conferma delle dimissioni del direttore generale dell’Inps Servizi Paolo Tazzioli, chiamato a dirigere la struttura nel novembre del 2021. Ora con Tridico in scadenza nel 2023, si teme che il progetto di internalizzazione dei servizi salti. In gioco ci sono i 3mila candidati all’assunzione per il call center nazionale e un business da 75 milioni l’anno.
Il consiglio di amministrazione dell’Inps lo ha nominato il 3 novembre 2021, nemmeno un anno dopo, in questo mese di agosto, Paolo Tazzioli il direttore generale di Inps Servizi, la società in house creata dal presidente Pasquale Tridico per arrivare finalmente a internalizzare i servizi dell’istituto di presidenza, si è dimesso. La notizia di cui abbiamo avuto evidenza due giorni fa è stata confermata a Domani ieri dalla stessa Inps.
Un business da 75 milioni l’anno
Inps Servizi è nata per gestire tutti i servizi di comunicazione dell’Inps sul territorio nazionale, compreso il servizio di call center, che attualmente è appaltato a due società, temporaneamente in consorzio, Comdata e Network contacts che nel 2019 si sono aggiudicate la più grande gara per un servizio del genere mai bandita in Italia: la base d’asta del bando indetto nel 2017 era di 150 milioni per 24 mesi e prevedeva la riorganizzazione, la gestione e la fornitura di tutto il sistema di contact center della previdenza italiana.
Scadenza a novembre
Nei piani dell’attuale presidente Tridico ora l’Inps dovrebbe internalizzare il servizio, assumendo 3mila persone e aprendo più di dieci filiali e punti di contatto sul territorio, tutto entro il prossimo novembre.
Il bando per la selezione è stato pubblicato a giugno e ha visto partecipare ben 3.500 candidati, da quello che ci risulta, anche se i numeri non sono stati ancora forniti ufficialmente. Dall’Inps assicurano che anche con l’uscita di Tazzioli il processo di stesura delle graduatorie, di cui al momento non si hanno notizie, andrà avanti. I sindacati tuttavia cercano da tempo risposte.
Ieri le segreterie regionali della Campania delle federazioni dei lavoratori della comunicazione di Cgil, Cisl e Uil, hanno chiesto ufficialmente all’istituto di previdenza di aprire un tavolo di confronto per chiarire la situazione. Anche perchè, dicono i sindacati, non risulta concluso il confronto tra Inps servizi e gli attuali fornitori del servizio, che si devono accordare sulle modalità di trasferimento dei lavoratori. E soprattutto il piano industriale della società ancora manca. A nessuno sfugge che c’è un problema anche politico, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, voluto soprattutto dal Movimento Cinque stelle, è in scadenza nel 2023 e la sua permanenza è legata di fatto ai risultati delle prossime elezioni politiche. In mezzo a tutto questo, i lavoratori dei call center aspettano risposte.
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