Sono oramai 2 anni che viviamo in pandemia e non si vede ancora la fine di questo incubo. Ho acquistato questa estate alcuni titoli del settore ma nel caso del titolo Moderna nonostante i nuovi richiami e il diffondersi della variante Omicron perdo oltre il 30 per cento. E mi sono preso pure il Covid-19 come beffa ulteriore. Le azioni Pfizer invece vanno meglio e non capisco come mai. Che prospettive ci sono per il settore ed è corretto investire? O c’è una luce in fondo al tunnel e allora meglio sbarazzarsi dei titoli del big pharma o magari mettersi al ribasso?

F.


Caro F.
Mi sembra che abbia le idee un po’ confuse e più che investire cerchi il colpo grosso. L’anticamera quasi certa di sonori schiaffi in Borsa per gli speculatori impazienti di portare a casa un risultato rispetto agli investitori consapevoli e pazienti.

Sono passati quasi die anni da quando (il 20 gennaio 2020) la China's national health commission ammetteva l’esistenza di una nuova malattia virale (identificata con il nome di Covid-19) che si poteva trasmettere da uomo a uomo. Pochi giorni dopo nella cittadina di Wuhan iniziava il primo lockdown di massa e dopo un mese i primi casi di Covid-19 si rilevavano in Italia. Ma bisognerà arrivare all’11 marzo 2020 perché l’Organizzazione mondiale della sanità dichiari ufficialmente lo stato di pandemia.

Dopo lo scoppio della pandemia, pochi (anche fra gli addetti ai lavori) credevano che in tempi così brevi si sarebbe passati dalla teoria alla realtà con il primo vaccino approvato nel dicembre 2020, dato che in passato fra il sequenziamento e l’approvazione finale del vaccino erano serviti tre o quattro anni.

Dietro questi tempi record ci sono in realtà decenni di ricerca in molte delle tecnologie applicate. L’industria farmaceutica e biotech ne ha tratto naturalmente in Borsa grande beneficio, con alcune delle azioni delle società che hanno visto i loro vaccini diventare dominanti protagonisti di rialzi a due e tre cifre.

Dal 20 gennaio 2020 le azioni di Moderna sono salite del 988 per cento (ovvero quasi decuplicate), quelle di BioNtech (la società di origine tedesca che ha sviluppato la molecola utilizzata da Pfizer) il 592 per cento, le azioni Pfizer sono salite del 55 per cento, la svizzera Lonza (specializzata nella produzione di farmaci a contratto e che collabora con Moderna) è salita dell’89 per cento e in generale il settore farmaceutico mondiale (Msci World Health Care) è salito del 22,5 per cento.

Titoli e Covid

Ma sui mercati nulla deve essere dato per scontato. Da agosto del 2021 la ruota di alcuni di questi titoli si è girata, come è successo a Moderna che negli ultimi sei mesi ha lasciato sul mercato oltre il 50 per cento. E questo nonostante previsioni di vendita dei vaccini ancora sostenute anche per il 2022 e l’emergere di nuove varianti e campagne di richiamo.

Che cosa sta succedendo? Cresce la concorrenza con l’approvazione di nuovi medicinali anti Covid. Inoltre, le vendite di vaccini di società come Moderna negli ultimi mesi sono uscite ridimensionate rispetto alle previsioni, condizionate anche da problemi di produzione e approvvigionamento.

Pfizer è riuscita invece ad alzare le previsioni di vendita e nelle scorse settimane ha dichiarato di aspettarsi che le vendite del vaccino sviluppato con BioNTech nel 2021 abbiano raggiunto i 36 miliardi di dollari e prevede altri 29 miliardi di dollari nel 2022. Nel 2022 si stima che vaccini e pillole anti Covid varranno 80 miliardi di dollari con il decollo delle pillole antivirali.

Altre malattie

Ma l’industria farmaceutica non è solo cure contro il Covid-19. È molto più ampia e diversificata e sono tantissimi i fronti in cui è impegnata per prevenire o curare le malattie (anche per effetto dell’invecchiamento della popolazione mondiale). Chi vuole investire in questo settore non dovrebbe guardare solo al Covid-19 come unico fattore d’acquisto e di scelta.

Se i decessi attribuiti a questo virus sono stati 115mila negli ultimi due anni in Germania (140mila in Italia), è stato calcolato recentemente che sono stati di circa 1,9 milioni per altre cause. E la maggior parte per malattie cardiovascolari, che sono responsabili di un terzo di tutti i decessi, seguite dai tumori con una stima di 460mila decessi dall'inizio del 2020.

Il numero di malati di cancro è in costante aumento. Secondo uno studio pubblicato di recente dalla Washington University, il numero di nuovi casi in tutto il mondo è aumentato dal 2010 al 2019 di un buon quarto, raggiungendo i 24 milioni di casi, nonostante i progressi dell’industria farmaceutica. A lungo termine, la terapia del cancro rimarrà una delle sfide centrali per la ricerca e lo sviluppo nell'industria farmaceutica.

In molti paesi per effetto del Covid i trattamenti sono stati posticipati e le visite mediche preventive sono state evitate dai pazienti. E secondo società importanti del settore come Bristol-Myers Squibb, il numero di diagnosi attualmente è ancora al di sotto del livello pre-crisi.

Non si contano poi le altre patologie cresciute a dismisura in questi ultimi anni, come, per esempio, l'obesità. Sta diventando un’altra “epidemia globale”: si stima che tra il 1975 e il 2016, la percentuale di persone obese sia quasi triplicata a livello globale e che più di un adulto su tre sia oggi il sovrappeso.

Una medicina per gli investitori

All’ombra del coronavirus molte grandi aziende farmaceutiche hanno ulteriormente ampliato la loro ricerca, alleanze biotecnologiche e acquisizioni. Non è solo il Covid-19 il fattore trainante del settore.

È lecito attendersi una serie di spin off con alcune società farmaceutiche molto grandi che cercheranno di far emergere il valore nascosto, scorporando delle divisioni. È facile aspettarsi poi investimenti sempre più forti nelle tecnologie innovative anche attraverso acquisizioni.

Nella mia attività di consulente finanziario indipendente valuto quindi il settore farmaceutico interessante come parte equilibrata di un investimento diversificato (non concentrato su pochissimi titoli mono patologia) e di lungo periodo in base alla propria propensione al rischio.

E se si guarda all’andamento, in questi anni il rapporto rischio rendimento è stato decisamente interessante, con una crescita media annua delle azioni sanitarie e farmaceutiche dell’11 per cento contro l’8 per cento dell’indice azionario mondiale, con una volatilità inferiore (-21 per cento nel 2008 contro il -40 per cento dell’azionario globale). Una buona medicina per gli investitori pazienti.

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