- Mentre con una mano i manager di Ita Airways decidono di comprare 28 aerei Airbus con l’altra preparano le carte per la vendita a Msc e Lufthansa a un prezzo inferiore a quello speso per i jet
- In un’interrogazione rivolta al presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia il senatore Gregorio De Falco del gruppo Misto chiede come la compagnia possa «affrontare gli impegni annunciati per l’acquisto di tali aeromobili il cui prezzo di listino supera ampiamente il presunto valore dell’intera Ita»
- Un’incongruenza all’apparenza inspiegabile, a meno che non siprenda in considerazione l’ipotesi estrema che per piazzare la nuova Alitalia il governo ritenga opportuno risarcire gli acquirenti
È come se il proprietario di un appartamentino con due camere e servizi in periferia ereditasse dallo zio d’America una fortuna e non sapendo dove buttare i soldi decidesse di mettere maniglie d’oro alle porte e rubinetti di platino in bagno. Poi, dopo aver speso un capitale in abbellimenti costosi e inutili, stabilisse di vendere l’intero l’appartamento.
La coppia di manager che guida Ita Airways, il presidente Alfredo Altavilla e l’amministratore Fabio Lazzerini, si sta comportando come quel fortunato ereditiere. Per far partire la compagnia anche loro hanno ricevuto una dote eccezionale dallo stato Paperone e pure loro si sono sùbito dati alle spese pazze. Salvo poi decidere, dopo appena quattro mesi dal primo volo, che era meglio vendere tutto.
La spesa più pazza che hanno effettuato è stata l’acquisto di una flotta nuova di zecca, 28 Airbus di vario tipo, sette A220, undici A320neo, dieci A330 neo. Non si sa quanto abbiano pagato: la cifra non è mai stata resa nota perché la compagnia di Fiumicino fornisce con il contagocce le informazioni sui dati salienti, facendo finta di ignorare che la sua natura pubblica dovrebbe suggerire un di più di trasparenza.
Il senatore Gregorio De Falco, ex Movimento 5 stelle e ora appartenente al gruppo misto, ha calcolato in un’interrogazione rivolta al presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia, che la spesa complessiva è stata enorme, da «un minino di 3 miliardi e 500 milioni di euro a 4 miliardi e 150 milioni». Superiore cioè alla dotazione iniziale totale fornita dallo stato alla compagnia di Fiumicino che è stata di 1 miliardo e 300 milioni.
Prezzi di listino
De Falco ha fatto il calcolo partendo dai valori di listino forniti da Airbus. Risulta che l’A220 ha un prezzo di circa 77 milioni di dollari che moltiplicati per il numero di arerei comprati dà un totale di 520 milioni. L’A320 viene venduto a un prezzo che varia tra 101 e 110,6 milioni di dollari, quindi il totale sborsato da Ita si dovrebbe aggirare tra 1 miliardo e 100 milioni e 1 miliardo e 216 milioni di dollari.
Infine gli A330 hanno un prezzo tra 238,5 milioni di dollari e 296,4, quindi la spesa della compagnia di Fiumicino oscilla tra 2 miliardi e 380 milioni e 3 miliardi di dollari. Il totale sborsato da Ita per la nuova flotta va quindi da un minimo di 4 miliardi di dollari a un massino di 4,7, che trasformati in euro al cambio del 23 febbraio danno un totale minimo di 3 miliardi e 500 milioni e massimo di 4 miliardi e 150 milioni.
Secondo il senatore De Falco si tratta di un’operazione «scellerata» anche perché «risulta che Ita non abbia disponibilità sufficienti per affrontare gli impegni annunciati per l’acquisto di tali aeromobili il cui prezzo di listino supera ampiamente il presunto valore dell’intera Ita, motivo per il quale è necessario sapere dove intende reperire le risorse occorrenti».
In vendita
Alcune settimane fa Ita ha annunciato di aver ricevuto una manifestazione di interesse per l’acquisto da parte del colosso marittimo Msc dell’italo-svizzero Gianluigi Aponte e della compagnia tedesca Lufthansa e alcuni giorni fa il governo ha dato il via libera ufficiale alla vendita di Ita. Al momento non si sa sulla base di quale prezzo vengano condotte le trattative, secondo le indiscrezioni circolate si starebbe ragionando su una cifra tra il miliardo e 200 milioni di euro e il miliardo e mezzo.
Può anche darsi che il prezzo pattuito tra Ita e Airbus per i 28 aerei sia inferiore a quello calcolato dal senatore De Falco. È possibile che sul prezzo di listino sia stato accordato uno sconto, ma non al punto da far risultare la cifra finale per l’acquisto della flotta inferiore a quella ipotizzata per la vendita di Ita a Lufthansa e Msc.
Come si può spiegare un’incongruenza del genere? Che senso ha che Ita con una mano sborsi una cifra così cospicua mentre con l’altra prepara le carte per la vendita dell’intera compagnia a un prezzo più basso? Fin dall’inizio dell’avventura di Ita tutto appare sotto una luce strana.
Gigantesco non senso
Ita Airways è stata fatta partire a metà ottobre, proprio nel periodo stagionale peggiore per qualsiasi azienda aerea del mondo, oltretutto con la pandemia in forte ripresa. Per quattro mesi è stata tenuto segreto il documento con cui l’Unione europea poneva le condizioni perché la compagnia pubblica potesse usufruire del contributo statale senza che il finanziamento fosse considerato un aiuto di stato.
Tra queste condizioni c’era anche quella che la flotta fosse dimezzata e i 52 aerei in pista fossero quelli della vecchia Alitalia. I manager di Ita hanno però deciso nel frattempo di tuffarsi nell’acquisto di nuovi jet nonostante i risultati operativi della compagnia inclinassero fin da subito al peggio. Oggi Ita perde 2 milioni di euro al giorno, come la vecchia Alitalia, con l’aggravante che sui conti di Alitalia pesavano anche l’handling e la manutenzione che ora non ci sono.
Una delle interpretazioni plausibili di questo gigantesco non senso è che Ita abbia proceduto all’acquisto della nuova flotta già sapendo che alla fine quegli aerei sarebbero finiti a Lufthansa. Detto in altri termini: Ita e il governo italiano stanno pagando gli acquirenti.
Anche questo, per la verità, è un altro non senso che però ha il pregio di accontentare tutti: il governo italiano che finalmente si libera del fardello di una compagnia fallimentare potendo però dire di averci almeno provato. Lufthansa che mentre incamera i nuovi aerei mette le mani sugli slot di Ita, in particolare quelli di Linate che valgono oro. E infine è contenta anche Airbus di cui sono azionisti lo stato francese e quello tedesco.
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