- Alla fine ha vinto la linea dei consiglieri voluti dal ministero dell’Economia e dimissionari: Alfredo Altavilla non ha più le deleghe operative con cui aveva iniziato la stagione nella nuova compagnia
- La società ha diffuso una nota nel pomeriggio confermando «la revoca già disposta con delibera il giorno 12 ottobre delle deleghe del presidente Alfredo Altavilla e l'attribuzione delle stesse all'amministrato delegato Fabio Maria Lazzerini».
- Tra i motivi della fine della stagione dell’ex braccio destro di Marchionne lo scontro sulla vendita alla cordata Delta – Certares, ma anche le consulenze agli studi legali a cui Altavilla si è sempre appoggiato in Fiat Fca, mentre il ministero dell’economia aveva i suoi advisor.
Alla fine in Ita Airways ha vinto la linea dei consiglieri voluti dal ministero dell’Economia e dimissionari: Alfredo Altavilla, ex braccio destro di Sergio Marchionne in Fiat poi Fca, non ha più le deleghe operative con cui aveva iniziato la stagione nella nuova compagnia nata sulle ceneri e con molti difetti di Alitalia.
La società ha diffuso una nota nel pomeriggio spiegando che «il consiglio di amministrazione di Ita, riunitosi in data odierna, ha pienamente confermato la revoca già disposta con delibera il giorno 12 ottobre delle deleghe del presidente Alfredo Altavilla e l'attribuzione delle stesse all'amministrato delegato Fabio Maria Lazzerini».
Le trattative con Delta – Certares
Il consiglio era stato convocato per le nove di mattina e al di là della nota ufficiale quello che conta è la battaglia che si è consumata nelle ultime settimane, con due dirigenti cacciati per aver cercato di ostacolare la vendita alla cordata americana scelta dal Mef, anche in linea con le posizioni del presidente.
Le consulenze agli studi di sempre
E poi molto altro: le consulenze offerte agli studi legali a cui Altavilla e Marchionne si appoggiavano all’epoca di Fiat – Fca, tra cui lo studio Grande Stevens e Sullivan & Cromwell e per la parte finanziaria a JpMorgan e Mediobanca, per un ammontare di 8 milioni e 900 mila euro, quando il ministero dell’Economia da fine marzo ha scelto i suoi advisor, anche questi pagati dai contribuenti, per gestire in proprio il processo di privatizzazione in quanto azionista della società (Equita e Gianni & Origoni). Proprio dopo le tensioni sulla gestione del processo di vendita a fine marzo i consiglieri del ministero dell’economia si erano dimessi.
Lo studio Grande Stevens, per intenderci, si era mosso con questo giornale anche per evitare pubblicazioni sgradite al numero uno della compagnia di bandiera.
Altavilla ha blindato anche la comunicazione di Ita con Davide D’Amico, ex Fca, poi nella comunicazione di Helbiz, la società dove lavora il figlioccio del presidente, e con cui Ita ha stretto una partnership.
Ancora prima che la nuova società debuttasse, poi, il presidente aveva dichiarato di voler «fuori metà degli ex Alitalia in pochi mesi», pensando così di evitare un alto tasso di sindacalizzazione tra il personale. La nota diffusa oggi dalla società cita proprio i lavoratori: «Il cda ha ribadito che il compito principale dell'azienda è quello di rimanere focalizzata sul piano industriale, proseguendo lungo la strada intrapresa che sta mostrando risultati migliori rispetto alle aspettative, con l'obiettivo di consolidare il rilancio di Ita Airways e tutelare le lavoratrici e i lavoratori della compagnia che hanno accettato la sfida». Evidentemente il presidente non era più garanzia di poter proseguire lungo quella strada.
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