La prima legge di Bilancio del governo di Mario Draghi è uno slalom e un gioco di equilibrismo tra le richieste dei partiti e alcuni, pochi, punti fermi.

Le prime si traducono soprattutto in proroghe: prorogato l’ecobonus al 110 per cento anche se dal 2023 solo per i condomini e con una detrazione progressivamente calante, prorogata di fatto Quota100, trasformata per un anno in Quota102, rafforzata la pensione anticipata per le donne, estesa in maniera limitata la possibilità di pensione anticipata per i lavori usuranti.

Rifinanziato fino al 2029 il reddito di cittadinanza, ma per accontentare i suoi critici con condizioni restrittive, limitando a due il numero di offerte di lavoro che si possono rifiutare e permettendo ai comuni di disporre di un terzo dei beneficiari a titolo gratuito per lavori utili alla collettività. Unico a rimanere a terra, tra le proroghe, il cashback. E sarà forse per questo difficile equilibrismo che, come ha raccontato lo stesso presidente del Consiglio, alla fine della riunione si è levato l’applauso.

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L’incognita sulle tasse

In tutto la legge di Bilancio «espansiva», come l’ha definita nuovamente il primo ministro, vale 30 miliardi di euro, oltre 23 in deficit. Tuttavia, Draghi ha snocciolato numeri ben più ampi: nell’arco dei prossimi anni ha annunciato fino a 89 miliardi di euro di investimenti fino al 2036, al netto dei fondi per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e 40 miliardi per diminuire la pressione fiscale. Mancano però i dettagli sul punto cruciale, l’impegno a usare quasi un terzo delle risorse per il 2022, cioè 12 miliardi, per il taglio delle tasse.

Il governo ha scelto di non scegliere nella manovra, lasciando otto miliardi destinati sia all’alleggerimento di una o più aliquote Irpef e il riordino delle detrazioni fiscali, sia per il taglio dell’imposta sulle attività produttive che finanzia buona parte del sistema sanitario. Le decisioni sono rimandate a un emendamento successivo e al dialogo coi partiti.

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Gli ammortizzatori sociali

Le novità maggiori e strutturali sono sul fronte degli ammortizzatori sociali, tanto da valere un ringraziamento in conferenza stampa anche al ministro del Lavoro Andrea Orlando.

Gli ammortizzatori sociali vengono estesi alle imprese sotto i cinque dipendenti, la cassa integrazione straordinaria alle aziende con più di 15 dipendenti, allargata ai lavoratori discontinui la assicurazione contro la disoccupazione (Naspi) la cui riduzione progressiva viene rimodulata a favore dei lavoratori, e indennità di disoccupazione anche per autonomi e lavoratori Co.Co.Co.

Per le imprese significa contributi maggiorati, ma lo sforzo è chiesto a fronte della proroga di tutti gli interventi di sostegno, dal fondo di garanzia per le piccole medie e imprese, ai crediti di imposta per gli acquisti di nuovi macchinari e investimenti in ricerca e sviluppo, già introdotto con il pacchetto Industria 4.0.

Pensioni e scioperi

L’equilibrismo tra i partiti e tra i ministri che esultano – il ministro degli Esteri Luigi Di Maio per i fondi per export e cooperazione quello della Pubblica amministrazione Renato Brunetta per gli 1,8 miliardi di euro per i rinnovi contrattuali e gli aumenti dei salari – riesce meno con le parti sociali.

La manovra è stata accolta con la proclamazione di uno sciopero da otto ore da parte della Fiom, e dalla minaccia di una mobilitazione di un mese da parte della Uil. Se la piattaforma della Fiom critica la mancanza di attenzione all’industria, chiede la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti, e una svolta sulle pensioni, Sbarra e Bombardieri combattono sulle pensioni.

Draghi, ieri, ha ribadito che dal contributivo non si torna indietro, ma ha anche aperto ai sindacati, disponibile a discutere su tre punti: la flessibilità in uscita, il rientro del mondo del lavoro di chi lavora in nero e un intervento a favore delle pensioni dei giovani.

In tutto questo, aumentano i fondi per le specialità mediche e quelli per la ricerca, 1,5 miliardi, ma i fondi per gli ammortizzatori dei lavoratori di Alitalia superano il prossimo anno quelli destinati in un anno ai centri per l’impiego e alle politiche attive, così come quelli destinati agli sgravi per le imprese che scelgono di trattare le donne come gli uomini.

Gli assorbenti non sono ancora considerati beni di prima necessità, e sugar tax e plastic tax vengono rinviate.

La prima manovra del governo Draghi riserva importanti risorse per le città metropolitane e le province che, altro che scomparire, arriveranno ad avere 600 milioni di euro dal 2026. Del resto da qui al 2026, città e province saranno fondamentali per attuare il Pnrr e per un premier che chiede la pace sociale.

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