- L’Ue teme che con l’acquisizione di Kustomer da parte di Facebook si possa restringere la concorrenza sia nel mercato dei servizi alla clientela sia quello pubblicitario.
- Da una parte infatti, Facebook potrebbe limitare l’accesso a WhatsApp, Messenger e Instagram ad altri servizi, dall’altra potrebbe usare i dati acquisiti tramite il servizio clienti per l’advertising.
- La Commissione ha tempo fino a dicembre per analizzare gli effetti dell’operazione anche in Italia, ma nel frattempo sta anche pensando a rivedere le proprie regole. Negli ultimi vent’anni solo lo 0,4 per cento delle acquisizioni è stato bloccato.
L’Antitrust Ue ha deciso di aprire una indagine sul progetto di acquisizione da parte di Facebook della start up americana di servizi alla clientela Kustomer. Quest’ultima offre un software per la gestione integrata della comunicazione con la clientela, che si adatta a tutti i canali disponibili, chiamate, messaggi, mail, e anche le chat dei canali controllati da Facebook, WhatsApp, Messenger e Instagram.
Dopo aver condotto una indagine preliminare, la Commissione europea ha spiegato di temere che, in virtù dell’acquisizione di Kustomer, «Facebook possa precludere l'accesso ai suoi canali di messaggistica» che messi insieme rappresentano già «gran parte del mercato della messaggistica over the top e business to consumers», cioè dalle imprese ai clienti.
Il risultato rischia di essere una riduzione della concorrenza con effetti negativi per gli utenti, come «prezzi più elevati, qualità inferiore e meno innovazione per i clienti aziendali, che a loro volta possono essere trasferiti ai consumatori».
Il mercato pubblicitario
Ma l’importanza dei servizi alla clientela è ancora più rilevante considerando che sono una porta di accesso ai dati dei clienti. L’operazione permetterebbe, quindi, a Facebook di ottenere più facilmente dati dalle aziende che utilizzano il software CRM di Kustomer, inclusi «dati sulle transazioni dei clienti» che vengono memorizzati e che includono dati sui clienti come sesso, cronologia degli ordini e degli acquisti, o e visualizzazioni del sito web del cliente, aggiunge alla lista dei desideri e le «visite in negozio».
Tutte informazioni che per uno dei principali gestori del mercato pubblicitario online fanno la differenza, contribuendo a targetizzare ancora meglio gli annunci. «L'operazione», si legge nel comunicato della Commissione Ue, «aumenterebbe le barriere all'ingresso e all'espansione dei concorrenti di Facebook per questi servizi, a scapito degli inserzionisti e degli editori che dovrebbero affrontare prezzi più elevati e avere meno scelta».
L’indagine a livello di mercato unico è nata dall’iniziativa dell’Austria che si è rivolta alla Commissione per una analisi sull’operazione della società di Mark Zuckerberg. A Vienna si sono uniti altri nove paesi, tra cui l’Italia: ora la Commissione europea ha tempo fino al 22 dicembre di quest’anno per valutare l’impatto della fusione su questi mercati.
Lo 0,4 per cento
Ma rischia di affrontare l’ennesima operazione di acquisizione con regole stantie e per sua stessa ammissione. A fine luglio, dopo una consultazione di sedici mesi con le authority per la concorrenza dei diversi paesi Ue avviata per valutare l’attuale regolamentazione anti trust, la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ha spiegato che le norme non coprono «completamente le recenti evoluzioni nella pratica della definizione del mercato, comprese quelle relative alla digitalizzazione dell'economia».
Tra il 1990 e il 2020 solo lo 0,4 per cento delle fusioni notificate nel mercato unico europeo è stato bloccato. Secondo Tommaso Valletti, ex capo economista alla concorrenza che ha collaborato proprio con Vestager «questi sono numeri estremamente ridicoli».
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