Previsioni troppo rosee per il 2024 e con il deficit di 21 miliardi si rischia di coprire le spese per i rincari energetici solo per i primi tre – quattro mesi dell’anno prossimo
La prudenza rivendicata del ministro Giancarlo Giorgetti, in audizione alla Camera sulla nota di aggiornamento al documento di programmazione economico finanziaria, è comunque minore di quella necessaria a sentire la presidente dell’ufficio parlamentare di bilancio. Di fronte ai parlamentari la presidente dell’ufficio indipendente che valida i documenti di bilancio, Lilia Cavallari ha fatto precipitare sul governo due tegole pesanti.
La prima è sulle risorse che il governo prevede di stanziare per far fronte ai rincari energetici, per cui al momento l’esecutivo Meloni prevede di destinare tutto il deficit aggiuntivo, pari a 21 miliardi di nuovo debito. «Attenzione andrà posta al monitoraggio dei conti pubblici del prossimo anno, con riferimento anche al rischio di dover disporre interventi aggiuntivi contro il caro energia, dal momento che le misure inserite nella manovra riguarderebbero solo i primi tre-quattro mesi del 2023», ha spiegato Cavallari.
Stime troppo ottimistiche sul 2024
C’è poi la seconda questione rilevante sollevata dall’Upb: le stime di crescita per il 2024 sono troppo ottimistiche. «Relativamente al 2024 è inoltre da evidenziare che le grandezze di finanza pubblica sono stimate sulla base di una crescita del Pil che, nelle valutazioni dell’Upb, appare ottimistica», ha detto la presidente Upb in audizione.
In particolare l’Ufficio parlamentare di bilancio ha ricordato di aver validato le stime per il 2023, ma non condivide quelle per l’anno successivo. «La validazione, che in questo caso si concentra sul 2023, si è conclusa positivamente in quanto le principali variabili del quadro macroeconomico del Mef si collocano in un intervallo accettabile rispetto alle stime dell'Upb e alla mediana delle previsioni del panel», mentre «per il 2024 la crescita del Pil reale stimata nella Nadef (1,9 per cento) eccede di oltre mezzo punto percentuale sia la previsione dell'ufficiio parlamentare di bilancio sia l'estremo superiore delle proiezioni del panel», cioè di un insieme di altre stime indipendenti.
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