Laureato in economia, ex braccio destro di Coletta dai tempi del peccato originale della Convenzione del 2007 coi Benetton, il dirigente ministeriale ha lasciato le impronte anche sull’ultimo atto del negoziato con Aspi. A ripescarlo paradossalmente è stato Toninelli ai tempi dell’ipotesi dell’ingresso della famiglia di Ponzano in Alitalia.
- C’è un uomo che ha segnato e continua a segnare i rapporti tra lo Stato e Autostrade per l’Italia: si chiama Felice Morisco ed è una colonna del ministero dei trasporti di De Micheli
- Morisco si occupa della vigilanza autostradale e dei suoi aspetti economici da quasi venticinque anni. Era già al ministero ai tempi del peccato originale: la convenzione con Aspi del 2007
- Mentre tutti i protagonisti della vicenda sono stati allontanati, lui rimane: paradossalmente lo ha ripescato l’ex ministro Toninelli quando si pensava al sostegno dei Benetton per l’operazione Alitalia
C'è l'impronta di Felice Morisco sul Pef, il nuovo Piano economico finanziario di Autostrade per l'Italia (Aspi) della famiglia Benetton, un atto ancora una volta generoso con il concessionario e di conseguenza svantaggioso per lo Stato concedente, come ha valutato l’Agenzia di regolazione dei trasporti (Art) e documentato Domani nei giorni passati. Chi è Morisco? È una colonna del ministero dei Trasporti di Paola De Micheli (Pd) in qualità di direttore della vigilanza sulle autostrade, snodo importantissimo proprio per la regolazione dei rapporti tra Stato e concessionari.
Quasi un quarto di secolo che Morisco si occupa della vigilanza autostradale, prima all'Anas e poi al ministero, e in questo lungo periodo ha accumulato una notevole esperienza, soprattutto a fianco di Mauro Coletta, che è stato il suo punto di riferimento. Coletta è il dirigente ministeriale che per circa un quindicennio e fino al 2017 ha fatto il bello e il cattivo tempo per le autostrade facendole diventare quel che sono oggi.
L’uomo della convenzione
Fu lui, per esempio, che nel 2007, ai tempi di Antonio Di Pietro ministro, licenziò la sciagurata Convenzione con Aspi, l'atto che stabilisce tra l'altro i criteri di calcolo da adottare nel caso lo Stato intenda liquidare il concessionario per farlo uscire di scena. E che è totalmente squilibrato a favore dei Benetton. Morisco, cinquantaquattrenne napoletano laureato in economia e commercio, ebbe un ruolo di rilievo perché mentre il suo capo Coletta da architetto era più ferrato sugli aspetti tecnici, Morisco aveva competenze più specifiche in ambito economico e finanziario. Non risulta che lo stesso Morisco abbia obiettato alcunché circa i termini dell'accordo, come del resto non ebbero ripensamenti gli altri protagonisti della faccenda: Coletta, il ministro Di Pietro e i due firmatari del documento, Pietro Ciucci per l'Anas e Giovanni Castellucci per Aspi. Tutti quanti erano stati messi sull'avviso da una fonte autorevole, il Ragioniere generale dello Stato Mario Canzio che il 20 novembre 2007 scrisse una lettera in cui elencava gli aspetti inaccettabili della Convenzione concludendo che essa «non è conforme alla vigente normativa».
La lettera del ragioniere dello Stato
Un'attenzione particolare Canzio la dedicava agli articoli 9 e 9 bis che regolano i termini della decadenza della concessione mettendo in evidenza le macroscopiche incongruenze in essi contenute. Scriveva, tra l'altro, il Ragioniere dello Stato: «È previsto un indennizzo per mancato guadagno calcolato per un importo corrispondente al valore attuale dei ricavi della gestione, al netto dei costi, prevedibili alla data del provvedimento di recesso, revoca o risoluzione fino alla scadenza della concessione. Tale clausola è in contrasto con la legge 241/1990 secondo cui l'indennizzo liquidato dall'amministrazione... è parametrato al solo danno emergente». Nel concreto: senza quei due articoli ritenuti da Canzio improponibili oggi lo Stato per liquidare i Benetton avrebbe potuto spendere 7 miliardi di euro invece degli 11 che vengono pretesi.
Gli altri vanno, lui resta
Sia la lettera di Canzio sia la Convenzione Aspi del 2007 sono venuti alla luce solo dopo il crollo del ponte di Genova. Nel frattempo i protagonisti della Convenzione sono tutti usciti dal giro autostradale: l'amministratore di Aspi, Castellucci, ha dovuto lasciare su pressing dell'azienda, Di Pietro si è ritirato dalla politica, Coletta è stato spostato prima alla vigilanza sui porti e poi al Consiglio superiore dei lavori pubblici, mentre Ciucci è stato costretto a dimettersi da presidente Anas in seguito a una serie di scandali. L'unico di quella compagine rimasto sulla piazza è Morisco.
Ripescato da Toninelli
E proprio lui è stato ripescato a sorpresa a metà 2019 da Danilo Toninelli, ministro Cinque stelle dei Trasporti del governo con la Lega. Era il tempo in cui lo stesso Toninelli si trovava alle prese con l'ennesima fase acuta della crisi Alitalia e una parte del suo Movimento e in particolare l'ex hostess e senatrice Giulia Lupo a cui era stata affidata dai capi tutta la delicata partita della compagnia aerea, gli stavano sul collo perché trovasse in fretta una soluzione, magari facendo affidamento proprio sui Benetton. L'idea era di far entrare in gioco questi ultimi come portatori di una dote di 300 milioni di euro nonostante il braccio di ferro in corso dopo il crollo del ponte di Genova. La nomina di Morisco alla vigilanza autostradale apparve allora una soluzione ideale. Uscito Toninelli, la nuova ministra De Micheli ha scelto la continuità rinnovando in pieno la fiducia a Morisco.
© Riproduzione riservata