- Dopo il parere dell’Avvocatura dello stato che nega l’allungamento ventennale della concessione per le strade dello stato ad Anas, emerge un altro aspetto negativo della fusione Fs-Anas
- Non può essere affidata ad Autostrade del Lazio (50 per cento Anas 50 per cento regione) la realizzazione e gestione in house della grande opera (2,7 miliardi di euro) perché Anas non è più controllata direttamente dal ministero del Tesoro
- L’autostrada sarebbe necessaria per sostituire la Pontina, statale pericolosa e sempre intasata. Se ne parla da molto tempo e dieci anni fa fu indetta una gara
Come un missile a testata multipla, il parere dell’Avvocatura generale dello stato che nega la possibilità di allungare di 20 anni la concessione statale delle strade ad Anas, dopo aver centrato in pieno la fusione Anas-Fs mettendo in evidenza che i presupposti dell’operazione erano inconsistenti e quindi i bilanci delle due società sono di fatto falsi dal 2018 in poi, ora quell’autorevole e argomentato parere colpisce un altro obiettivo. Si tratta dell’autostrada Roma-Latina, una grande opera assolutamente utile con annessa la bretella Cisterna-Valmontone del valore totale di circa 2 miliardi e 700 milioni, un nuovo tracciato dalla capitale verso il sud del Lazio della cui necessità si parla da decenni perché dovrebbe sostituire la statale Pontina, una strada tra le più pericolose e intasate d’Italia, soprattutto d’estate.
La costruzione della nuova infrastruttura era stata messa a gara una decina di anni fa e l’intervento prevedeva un asse autostradale dallo svincolo della A12 Roma-Civitavecchia e la Roma-Fiumicino fino a Latina Nord (località Borgo Piave), 68 chilometri circa attraverso sette comuni: Fiumicino, Roma, Pomezia, Ardea, Aprilia, Cisterna di Latina e Latina. E in più un secondo asse autostradale Cisterna-Valmontone di 31 chilometri e mezzo che si sarebbe collegato al primo a Campoverde di Aprilia e si sarebbe innestato con l’autostrada del Sole a Labico passando per i comuni di Aprilia, Cisterna di Latina, Velletri, Artena, Cori, Lariano, Valmontone e Labico.
Indennizzo di 688 milioni
Ma come spesso succede in Italia l’iter si era poi impantanato in ricorsi e contro ricorsi, sentenze del Consiglio di Stato e contenziosi di milioni di euro che non sono stati ancora chiusi. La gara era stata vinta da Sis del gruppo Dogliani mentre Salini-Impregilo che oggi si chiama Webuild era arrivata seconda, ma non accettando l’esito della procedura aveva fatto ricorso. La sostanza è che entrambe le società si sentono danneggiate, anche se in misura diversa: Webuild ha prospettato un’azione risarcitoria di oltre 6 milioni di euro, mentre Sis ha chiesto un indennizzo molto più elevato, 688 milioni di euro.
Poco tempo prima che l’Avvocatura dello stato si pronunciasse, la società Autostrade del Lazio partecipata al 50 per cento dalla regione e per l’altro 50 per cento dall’Anas, aveva provato a fare una specie di mossa del cavallo mettendo come tra parentesi quelle diatribe aziendali per imboccare un percorso nuovo, un «nuovo modello» che però si è rivelato impraticabile. In perfetta sintonia con gli uffici competenti del ministero dei Trasporti (ora Mims, ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili) allora guidato da Paola De Micheli e oggi da Enrico Giovannini, la società Autostrade del Lazio aveva ritenuto fosse possibile revocare la procedura di gara trasformando la stessa società Autostrade da concedente per la Roma-Latina in concessionario in house del ministero.
Con una nota datata 26 aprile 2021 il capo di Gabinetto del Mims, Alberto Stancanelli, aveva confermato «l’atto strategico già a suo tempo espresso» dalla ministra De Micheli che consiste nella trasformazione di Autostrade del Lazio Spa «da attuale soggetto aggiudicatore e concedente a soggetto concessionario e in house di questo ministero». Sulla base di questo autorevole avallo, la società Autostrade del Lazio poco più di un mese dopo, il 10 giugno, ha inviato la revoca «di tutti gli atti ancora oggi validi ed efficaci della procedura concorsuale indetta con bando pubblicato il 19 dicembre 2011» per «l’affidamento in concessione delle attività di progettazione, realizzazione e gestione del corridoio intermodale Roma-Latina e collegamento Cisterna-Valmontone».
Il parere dell’Avvocatura blocca però sul nascere la possibilità di affidare in house la Roma-Latina alla società Autostrade del Lazio. Nelle conclusioni del suo documento sull’allungamento della concessione ad Anas l’Avvocatura è perentoria nell’esprimere «parere negativo sulla possibilità per codesto ministero di procedere… all’affidamento diretto ad Anas Spa dell’attività di gestione di autostrade a pedaggio, in quanto tale società non sembra presentare le caratteristiche proprie di una società in house del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili».
La natura di Anas
Per effetto della fusione con Fs, Anas ha di fatto cambiato natura: è diventata un’azienda che opera nell’orbita di una società per azioni, le Ferrovie dello Stato, e non è più una società controllata direttamente dallo stato attraverso il ministero dell’Economia. Anas quindi non è più una società in house del ministero delle Infrastrutture e come tale non può pretendere il trattamento che ne conseguirebbe. Secondo l’Avvocatura Anas può solo partecipare in qualità di «operatore economico» alle «procedure di gara bandite da codesto ministero», al pari di qualsiasi altro soggetto, senza poter esibire uno status diverso.
Tutto ciò è l’ennesima conferma di quanto poco opportuna e quanto poco meditata fosse la fusione Fs-Anas voluta a suo tempo dall’amministratore della società delle strade, Gianni Vittorio Armani, e sostenuta politicamente da Matteo Renzi, capo del governo di quel tempo. Per effetto di quella improvvida fusione i tempi della costruzione dell’autostrada Roma-Latina che erano già diventati insopportabilmente lunghi, invece di accorciarsi si dilatano ulteriormente e se sono già passati 10 anni dall’avvio della gara, c’è ora il rischio che ne passino altrettanti per la posa della prima pietra.
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