L’Arabia Saudita ha annunciato domenica che attuerà un «taglio volontario» di 500mila barili al giorno. La mossa arriva dopo le recenti crisi bancarie. I prezzi del greggio sul mercato internazionale sono aumentati del 5 per cento
Ci risiamo, i prezzi del petrolio ricominciano a salire, e questa volta tutto parte dall’annuncio di alcuni paesi dell’Opec+, l’organizzazione dei paesi esportatori capeggiata dall’Arabia Saudita e di cui fa parte la Russia. Molti membri del gruppo hanno deciso di tagliare la produzione di greggio, si tratta di una «misura preventiva» tesa a «sostenere la stabilità del mercato petrolifero».
Secondo il Financial Times è una reazione alle recenti crisi bancarie che hanno coinvolto la statunitense Silicon Valley Bank e Credit Suisse: «L’Opec+ ha effettuato un taglio preventivo per anticipare ogni possibile debolezza della domanda dovuta alla crisi bancaria che è emersa», ha affermato Amrita Sen, direttrice della ricerca di Energy Aspects.
I prezzi del greggio sul mercato internazionale sono aumentati del 5 per cento. I future sul Wti, il prezzo di riferimento del greggio statunitense, sono saliti del 5,22 per cento a 79,60 dollari al barile, quelli sul Brent balzano del 4,47 per cento, a 83,67 dollari al barile.
Adesso bisognerà vedere le evoluzioni di prezzo dei prossimi giorni e come si ribalteranno sui prodotti raffinati, a partire dalla benzina.
La particolarità della mossa, sta anche nel fatto che la decisione è stata annunciata alla vigilia, e non durante, la riunione da remoto dell’Opec+ che dovrebbe monitorare gli ultimi sviluppi a seguito della decisione dell’ottobre 2022 di tagliare la produzione di petrolio di 2 milioni di barili al giorno.
Dall’Arabia
L’Arabia Saudita ha annunciato domenica che attuerà un «taglio volontario» di 500mila barili al giorno, o poco meno del 5 per cento della sua produzione, in «coordinamento con alcuni altri paesi Opec e non Opec».
Sono seguiti così gli annunci a catena di tutti gli altri. Il ministro dell'Energia e delle Infrastrutture degli Emirati Arabi Uniti, Suhail bin Muhammad al Mazroui, ha affermato che Abu Dhabi ridurrà volontariamente la propria produzione di petrolio di 144mila barili al giorno, a partire dal prossimo maggio e fino alla fine del 2023. Una decisione simile è stata annunciata anche dall'Oman e dal Kuwait. Anche l’Iraq si è detto pronto a un taglio di 211mila barili al giorno, mentre l’Algeria di 48.000 mila barili.
La Russia, che non fa parte dell’Opec ma del gruppo allargato, ha fatto sapere che effettuerà un taglio volontario di 500mila barili al giorno fino alla fine del 2023.
Il fronte internazionale
I tagli a sorpresa rischiano di riaccendere le controversie tra Riyadh e gli Stati Uniti, che lo scorso anno hanno spinto il regno a pompare più petrolio nel tentativo di domare l'inflazione dilagante in mezzo all'impennata dei costi energetici.
La Casa Bianca a ottobre ha accusato l'Arabia Saudita di schierarsi effettivamente con la Russia, ricorda il Financial Times, che riferisce che Riyadh non ha preso bene che l’amministrazione Biden abbia pubblicamente escluso nuovi acquisti di greggio per ricostituire una scorta strategica.
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