La possibilità di aprire a capitali privati è sul tavolo di Ferrovie dello stato. Ma a determinate condizioni e soprattutto in un lasso di tempo tecnico di «almeno due anni». Di mezzo ci sono delle valutazioni da fare e delle procedure da espletare.

L’amministratore delegato di Fs, Stefano Antonio Donnarumma, ha indicato «dei paletti» rispetto al possibile ingresso di soci dopo le ipotesi sulla parziale privatizzazione dell’azienda ferroviaria.

Soluzioni al vaglio

Di sicuro qualsiasi operazione deve «garantire il servizio di trasporti passeggeri», ha specificato l’ad della holding in apertura dei lavori a InnoTrans, la fiera del trasporto ferroviario che si è svolta a Berlino nei giorni scorsi. «Si tratta di un asset particolare» e quindi bisogna ampliare con oculatezza «il profilo industriale», è stato il ragionamento di Donnarumma. Sui possibili candidati all’ingresso nel capitale societario, è impossibile avere indicazioni concrete.

L’identikit è quello dell’investitore che non immagina un ritorno economico immediato. Perché qualsiasi intervento avverrà «mantenendo il controllo pubblico», la posizione dell’ad. A InnoTrans, le Fs hanno illustrato le linee guida per il futuro. La prospettiva è a lungo termine per approdare a «un ripensamento strategico», ha detto Donnarumma, «non solo industriale, che prevede una pianificazione sul lungo periodo, almeno decennale». Il trasporto ferroviario, dunque, potrebbe essere caratterizzato dal cambio dell’assetto societario valutato con il governo e in particolare con ministero dell’Economia e ministero dei Trasporti.

Una novità che oscilla tra la quotazione e il semplice ingresso dei privati. «La soluzione migliore potrebbe essere la quotazione», ha detto il viceministro dei Trasporti, Edoardo Rixi, presente in Germania, senza però addentrarsi nei dettagli. L’operazione infatti «è più complessa» rispetto all’arrivo dei soci, ha aggiunto il numero due di Matteo Salvini al Mit, lasciando intendere che la quotazione resta più un’idea accademica che realizzabile.

Insomma, sul tavolo «ci sono molte soluzioni. Bisogna capire qual è la più opportuna per garantire controllo e gestione pubbliche riuscendo ad avere accesso a capitali a basso costo», ha rimarcato Rixi.

Estate alle spalle

Lo sguardo, rivolto all’innovazione sia tecnologica che di organizzazione aziendale, ha dovuto fare i conti con il convitato di pietra: i ritardi e le polemiche che hanno caratterizzato l’ultima stagione estiva. Le Ferrovie dello Stato hanno difeso la strategia seguita insieme a Trenitalia: «In Germania, per esempio, hanno scelto un approccio diverso. Hanno chiuso le linee per completare i lavori. Insieme a tutte le società del gruppo, abbiamo ritenuto giusto garantire la continuità del servizio».

I disagi, come ribadito dalla società di piazzale della Croce Rossa nei giorni più caldi, sono stati legati principalmente ai lavori sulle varie linee: c’erano da rispettare i tempi delle opere inserite nel Pnrr. L’amministratore delegato di Rfi (che gestisce i lavori e la manutenzione della rete), Gianpiero Strisciuglio, ha infatti rivendicato lavori «per 600 milioni in oltre 1.400 cantieri, che si sono aperti e chiusi nel rispetto dei tempi».

In particolare l’attenzione è focalizzata sulla Napoli-Bari, il cantiere chiave per dare risposte al trasporto al Sud. «L’opera è in avanzata fase di realizzazione. Nel 2025 completeremo due tratte, la Cancello-Frasso e la Napoli-Cancello», ha garantito Strisciuglio. I dati ufficiali parlano di 10 miliardi su 25 miliardi di euro già implementati e che stanno per essere resi esecutivi. «I tempi saranno rispettati», ha confermato Donnarumma.

Certo, per il futuro sono stati presi in considerazione alcuni accorgimenti per evitare l’intasamento su determinate tratte. La linea Roma-Milano è oggi al massimo delle possibilità. «Potrebbe esserci una razionalizzazione, dobbiamo cercare di gestire meglio le aree congestionate», ha anticipato ancora l’ad di Fs. Un intervento che dovrebbe escludere gli orari di punta, secondo quanto sostenuto da Luigi Corradi, ad di Trenitalia.

Un’alternativa per ridurre il numero di partenze, senza incidere sul numero di posti a disposizione, è quella di creare le «multiple», ossia mettere insieme più treni raddoppiandoli nelle dimensioni ma decongestionando le linee. Tecnicamente è possibile da subito. Anche perché, da quanto emerso a InnoTrans, i treni stanno diventando sempre più un mezzo per gli spostamenti legati al turismo, oltre che per il business. La fiera di Berlino è servita, insomma, a fare il punto sulla direzione dei treni, nel senso dell’innovazione.

La presentazione del nuovo Frecciarossa 1000 è stato uno dei momenti più attesi. Un singolo treno (velocità omologata 360 km/h) costa circa 30 milioni di euro, per un investimento complessivo di oltre un miliardo di euro. La flotta inizierà a circolare sui binari entro il 2025, probabilmente nella parte finale del prossimo anno.

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