Nei documenti pubblicati dall’International consortium of investigative journalists di cui fa parte l’Espresso compaiono i nomi dei coniugi Blair, del re Abdullah di Giordania e del premier della Repubblica Ceca, Andrej Babiš
Sei anni di lavoro, quasi 12 milioni di documenti e 95mila società offshore: sono i numeri dei Pandora Papers, i documenti sui conti che politici e celebrità mantengono in vari paradisi fiscali.
Sono 956 le società legate a politici, ministri, funzionari pubblici e ambasciatori che agiscono in paradisi offshore, i cui documenti sono stati analizzati dai giornalisti dell’International consortium of investigative journalists, di cui fanno parte i reporter dell’Espresso dove la storia è stata pubblicata domenica 3 ottobre.
Due terzi delle società prese in esame hanno base nelle Isole Vergini britanniche. Dall’inchiesta è anche emerso che lo stato americano del South Dakota è un paradiso fiscale che non ha «nulla da invidiare alle opache giurisdizioni dell’Europa e dei Caraibi».
Oltre a politici e funzionari pubblici, fra i nomi emersi nei documenti ci sono anche quelli di diversi vip, come la pop star Shakira, l’ex modella Claudia Schiffer e il cantante Julio Iglesias.
Abdullah II di Giordania
Il re di Giordania, Abdullah II, ha acquistato proprietà a Malibu, in California, oltre che a Londra e Washington, per oltre cento milioni di dollari, usando 36 società fantasma basate a Panama e alle Isole Vergini. Nel 2017, il manager del patrimonio privato del sovrano, Andrew Evans, aveva scritto mail a uno studio legale per informarsi sulla possibilità di tenere nascosto il nome del proprietario delle società, suggerendo che fosse nominato al posto di Abdullah una delle sue compagnie svizzere.
Gli avvocati del re hanno detto che il sovrano non deve pagare tasse in Giordania e che possiede le società all’estero per motivi privati.
Tony e Cherie Blair
L’ex primo ministro britannico, Tony Blair, e la moglie, Cherie, hanno usato una compagnia con sede nelle Isole Vergini per acquistare un palazzo londinese del valore di oltre 6,5 milioni di sterline. La compagnia usata dai Blair, che con questo meccanismo sono stati in grado di risparmiare 312mila sterline di tasse, è di proprietà del ministro per Industria, commercio e turismo del Bahrain, Zayed bin Rashid Alzayani. Da quanto si apprende dai documenti, la compagnia offshore di Alzayani negli ultimi nove anni ha investito oltre 60 milioni di sterline in proprietà immobiliari a Londra.
L’acquisto dei Blair attraverso la società offshore non è illegale, ma evidenzia un meccanismo usato per evitare di pagare un’imposta che è invece comune per chi vende e compra case nel Regno Unito: si applica infatti agli immobili di valore superiore alle 150mila sterline per gli acquirenti, sopra alle 125mila per chi vende. Il prezzo medio di una casa nel paese è di oltre 240mila sterline.
La famiglia reale britannica
Nei documenti compaiono anche i Windsor: il fondo della regina Elisabetta nel 2018 avrebbe acquisito per 67 milioni di sterline un palazzo da otto piani a Londra da una società basata alle Isole Vergini di proprietà della famiglia del presidente dell'Azarbaijan, Ilham Aliyev, accusato di corruzione.
Un portavoce ha detto che è in corso una revisione interna sulla transazione.
Il circolo di Putin
Anche se non appare il presidente russo, Vladimir Putin, nei documenti compaiono i nomi di due membri della sua cerchia più ristretta, come il suo amico Petr Kolbin e la sua presunta amante, Svetlana Krivonogikh. Krivonogikh in particolare avrebbe usato una società basata nelle Isole Vergini britanniche per comprare un appartamento a Monaco.
Andrej Babiš
Il primo ministro populista della Repubblica Ceca, Andrej Babiš, nel 2009 ha acquistato una villa vicino a Cannes per 22 milioni di dollari attraverso compagnie offshore basate alle Isole Vergini, a Washington D.C. e a Monaco. Babiš ha omesso tutte queste compagnie dalle informative finanziarie che ha pubblicato nel 2013, quando le compagnie erano ancora tutte attive.
Nel 2017 l’autorità antifrode della Commissione europea ha segnalato «irregolarità» nei conti delle società del primo ministro, che attualmente è in campo per la rielezione.
Dominique Strauss Kahn
L’ex direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss Kahn, fra il 2016 e il 2017 ha usato una società basata in Marocco per ricevere pagamenti milionari per le sue consulenze alla compagnia petrolifera Rosneft, controllata in parte dallo stato russo, o da una compagnia aerea cinese.
Strauss Khan ha poi creato un’altra società di consulenza negli Emirati Arabi Uniti, quando nel 2018 le esenzioni fiscali per la società marocchina sono venute meno.
Raffaele Amato
Uno dei tre italiani coinvolti nominati nei Pandora Papers è Raffaele Amato, boss camorrista che sta scontando una pena di vent’anni in carcere. Amato, che è stato arrestato in Spagna nel 2009, ha usato una società di Montecarlo per schermare la proprietà di una compagnia inglese, con la quale ha acquistato le sue proprietà spagnole.
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