Secondo il primo studio effettuato sulla spesa per ricercare e produrre nove vaccini contro il Covid-19 prima della loro autorizzazione negli Stati Uniti e in Europa, governi e altre entità pubbliche hanno speso quasi il doppio di quanto investito dalle grandi società farmaceutiche.

Stati Uniti ed Unione europea avrebbero speso un totale di 30 miliardi per investimenti a fondo perduto in ricerca e sviluppo e per l’acquisto in blocco dei vaccini prima della loro approvazione. Le società farmaceutiche, invece, avrebbero speso in tutto 16 miliardi di euro.

Lo studio, il primo nel suo genere, è stato realizzato da Massimo Florio e Simona Gamba, dell’Università di Milano, e da Chiara Pancotti, del centro studi Csil. È stato richiesto dalla Commissione speciale sugli insegnamenti da trarre dalla pandemia del parlamento europeo.

R&S

La prima parte dello studio riguarda gli investimenti a fondo perduto fatti da terze parti per finanziare lo sviluppo di vaccini anti Covid – terze parti in questo significa soprattutto governi e entità filantropiche e no profit.

Queste "terze parti” hanno speso tra 2020 e 2021, cioè prima dell’autorizzazione all’utilizzo dei vaccini, un totale di 9 miliardi di euro, di cui circa l’80 per cento proveniva da governi ed altre entità pubbliche. 

La spesa sostenuta dalle case farmaceutica ammonta a circa la metà. Gli autori dello studio stimano che sia tra i 4 e i 5 miliardi di euro. Nello studio, diverse pagine sono dedicate alla difficoltà di conoscere accuratamente quest’ultimo dato.

Con l’eccezione di Pfizer e Novavax, nessuna società farmaceutica ha fornito dati dettagliati sulle spese sostenute. I ricercatori si sono basati per la loro stima sull’incremento per ciascuna società della spesa complessiva in ricerca e sviluppo negli anni 2020-2021 che emerge dai loro bilanci pubblici. Nei loro calcoli hanno tenuto conto dei trend di questa voce di spesa negli anni precedenti e hanno utilizzato questa cifra come stima massima della spesa.

Produzione

Il grosso del sostegno pubblico è arrivato nella fase di produzione dei vaccini, tramite quelli che sono stati chiamati advanced purchase agreement, ossia accordi con le società farmaceutiche da parte di Stati Uniti ed Unione europea per acquistare in blocco centinaia di milioni di dosi di vaccini senza attendere la loro approvazione da parte delle autorità farmaceutiche nazionali. Secondo le stime degli autori dello studio, i governi hanno speso un totale di 21 miliardi di euro per gli advanced purchase agreement. 

Come nel caso della ricerca e svilluppo, anche stimare l’investimento compiuto dalle società nell’aumentare la capacità produttiva dei vaccini non è semplice e i ricercatori hanno dovuto ricorrere a strumenti indiretti. Il principale elemento che hanno considerato è l’incremento della voce attività immobilizzate nei bilanci delle società farmaceutiche, una voce che include macchinari, impianti e linee di produzione (anche in questo caso, Pfizer e Novavax hanno fornito dati più compliti). La stima dei ricercatori è di una spesa totale di 11 miliardi di euro, con un margine di errore di 3 miliardi.

Il bilancio

In conclusione, secondo i ricercatori, i governi (e in particolare il governo degli Stati Uniti), hanno sostenuto circa metà di tutte le spese per lo sviluppo dei vaccini anti Covid prima dell’approvazione, sostenendo la ricerca e lo sviluppo dei vaccini con 9 miliardi di euro e garantendo in anticipo acquisti per 21 miliardi.

Del totale di 30 miliardi, più di 15 sono stati finanziati dal governo degli Stati Uniti, altri 8 dall’Unione europea e i restanti dall’alleanza per l’acquisto di vaccini destinati ai paesi più poveri Gavi (a sua volta finanziata da governo ed enti no profit, come la Bill & Melinda Gates foundation). Poco più di un quarto del finanziamento esterno totale è costituito da investimenti a fondo perduto per la ricerca, mentre il 54 per cento è costituito dagli advaced purchase agreement.

Secondo gli autori della ricerca, questi numeri mostrano l’importante di prepare modalità di intervento pubblico per lo sviluppo e la produzione di farmaci e vaccini. «Occorre un intervento pubblico europeo per prevedere e affrontare le prossime pandemie e per altre emergenze già visibili – ha detto Massimo Florio, che è anche membro del Forum Diseguaglianze Diversità – In campi cruciali per la salute, serve la messa a punto di farmaci, vaccini, diagnostica e altri rimedi, da offrire ai cittadini come beni comuni: con ricerca e sviluppo anche in collaborazione con imprese private, ma mantenendo fermamente sotto controllo pubblico la proprietà intellettuale e le decisioni strategiche su tutto il ciclo dell’innovazione biomedica e del farmaco in quei campi».

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