- Quando a luglio 2018 la Juventus ingaggiò CR7 si è vista spalancare sotto i piedi la botola dell’abisso finanziario.
- I numeri dell’affare erano insostenibili a prima vista, ma allora andava di moda sostenere che lo si sarebbe ripagato con la vendita delle maglie.
- Il cerchio si chiude con la prospettiva che il portoghese si presenti a riscuotere un credito da quasi 20 milioni di euro, ciò che in questo momento sarebbe devastante per le casse juventine.
L’inizio della fine sta tutto in quella foto. Scattata in Grecia un giorno di luglio del 2018, piena di sorrisi e calici di bollicine per festeggiare l’evento che avrebbe dovuto segnare la storia. E l’ha segnata, ma per motivi opposti a quelli desiderati.
Nello scatto sono immortalati, fra gli altri: Cristiano Ronaldo, lucido e abbronzato; il suo agente-pigmalione Jorge Mendes; Valdir Cardoso, braccio destro di Mendes che per l’agenzia Gestifute si occupa delle questioni per cui è richiesto maggiore pelo sullo stomaco; l’avvocato Carlos Osorio de Castro, storico legale di Gestifute.
E nel mezzo di questa banda di portoghesi gaudenti spicca Andrea Agnelli.
Sorride più degli altri, inconsapevole dell’effetto che a quattro anni di distanza viene suscitato dalla visione di quella foto.
Per lui e la Juventus dall’ingaggio di CR7 si è schiusa la botola sull’abisso.
83 milioni annui
Che fosse un affare suicida avrebbe dovuto essere evidente da subito guardando le cifre. L’acquisizione dei diritti pluriennali di CR7 è annotata in bilancio per 115 milioni di euro, di cui un centinaio versati al Real Madrid (una massiccia plusvalenza per un calciatore di 33 anni nell’ultimo anno di contratto) e il resto in oneri accessori.
E poi c’era lo stipendio: 31 milioni di euro netti all’anno, che secondo il calcolo effettuato dal sito specializzato Calcio & Finanza diventano 54,24 milioni al lordo. Un valore che moltiplicato per i quattro anni di contratto fa 216,96 milioni di euro.
Fra ammortamento del costo dei diritti (28,75 milioni di euro) e stipendio annui fanno 82,99 milioni di euro a stagione. Per un solo calciatore.
Il bilancio d’esercizio chiuso al 30 giugno 2018, cioè pochi giorni prima che Agnelli sedesse al tavolo dei pokeristi portoghesi, segnava ricavi per 504,7 milioni di euro, in netta diminuzione rispetto ai 562,7 milioni di euro dell’esercizio precedente.
Dunque la società bianconera impegnava, per un solo calciatore, una cifra pari a circa un sesto dei ricavi.
Inoltre, coi suoi 31 milioni netti di stipendio annuo, Cristiano Ronaldo planava in uno spogliatoio nel quale il massimo stipendio pagato fino a quel momento toccava i 7,5 milioni di euro netti percepiti da Gonzalo Higuain, dunque oltre quattro volte di meno rispetto al portoghese.
In quelle settimane andava molto di moda la storia per cui “Cristiano Ronaldo si ripaga vendendo le magliette”.
Sprofondo rosso
Quanto la Juventus abbia incassato dalla vendita delle casacche di CR7, non è dato sapere. Altre sono le cose note. A partire dai benefici che il fuoriclasse portoghese non ha portato.
Ingaggiato per far compiere alla Juventus il salto definitivo sui campi di calcio e su quelli del marketing, Cristiano Ronaldo ha certamente aggiunto quasi nulla sul primo versante.
Con lui in squadra la società bianconera sperava di vincere la Champions League dopo averla persa due volte in finale negli anni precedenti.
L’esito è stato un flop: nelle tre campagne stagionali col portoghese in campo si sono registrate un’eliminazione ai quarti di finale e due agli ottavi di finale. E in campionato la squadra bianconera ha aggiunto altri due scudetti alla striscia dei sette conquistati senza il portoghese, salvo interromperla proprio nell’ultima stagione in cui CR7 ha militato in bianconero (2020-21).
In compenso sono stati zavorrati i conti del club, che già al 30 giugno 2018 segnavano un rosso da 19,2 milioni di euro, in perdita netta rispetto all’attivo da 42,5 milioni di euro registrati al 30 giugno 2017.
I 621 milioni di euro incassati al 30 giugno 2019 non hanno impedito una perdita di esercizio cresciuta a 39,8 milioni di euro.
E poi è arrivata la mazzata della pandemia, che ha fatto precipitare i ricavi (573,4 milioni al 30 giugno 2020, 480,7 milioni al 30 giugno 2021) e reso più cupi i passivi d’esercizio (89,6 milioni al 30 giugno 2020, con esplosione a 209,8 milioni al 30 giugno 2021).
Le cifre degli ultimi due esercizi, secondo la Procura di Torino, andrebbero pure riscritte perché si suppone siano state falsate dall’utilizzo spericolato delle plusvalenze incrociate e dalla cosiddetta “manovra stipendi”, che spacciata per rinuncia ai salari da parte dei calciatori sarebbe stata in realtà un pagamento posticipato.
E adesso batte cassa
Tutto parte dunque con l’acquisizione di Cristiano Ronaldo, ma la vera molla è l’atteggiamento malato di rilanciare sul debito anziché provare a disinnescarlo.
Atteggiamento che appartiene a tutte le big del calcio europeo, abituate a costruire il vantaggio competitivo sull’abuso di spesa.
La tentata fuga verso la Superlega è stata motivata soprattutto dal miraggio di un aumento dei ricavi tutto da dimostrare e di un assegno d’ingresso da 350 milioni di euro che comunque avrebbe dovuto essere restituito con interessi a JP Morgan.
Tutto rimasto sulla carta. E altra carta, però d’incidenza reale, è quella firmata coi calciatori per la corresponsione delle spettanze.
A questo proposito l’ultima indiscrezione è venuta da Repubblica e Stampa (che sono quotidiani del Gruppo Gedi, cioè del cugino di Agnelli John Elkann).
L’indiscrezione riferisce che a breve Cristiano Ronaldo potrebbe tornare per battere cassa. Vanterebbe un credito da 19,9 milioni di euro, una cifra che in questo momento sarebbe devastante per le finanze bianconere.
E a quel punto si chiuderebbe il cerchio: la fine comincia con CR7 che ritorna per certificarla.
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