- Draghi torna alle politiche attive del lavoro dove tutti si sono arenati: gli interventi previsti nel piano di ripresa devono essere anticipati e resi immediatamente operativi.
- Per una strategia a sostegno di imprese e lavoro, spiega, va coordinata una sequenza di interventi che stimolano credito, investimenti e innovazione: la sua politica economica pensa a stimolare la creazione di nuovi posti.
- Draghi cita la fine del divieto di licenziamento, ma non dice cosa farà. per questo prima sono centrali le politiche attive.
Si torna lì dove tutti si sono, negli anni, arenati: le politiche attive del lavoro. I posti persi finora, quasi 500 mila, sono soprattutto di giovani, donne e lavoratori autonomi, cioè quelli che erano meno tutelati. Draghi sa che ci sono anche sette milioni di persone in cassa integrazione, ma dice che è a donne e giovani e autonomi che hanno già perso il lavoro che bisogna pensare per trovare una strategia di sostegno per imprese e lavoratori.
Snocciola la complessità di questa strategia che deve «coordinare la sequenza degli interventi sul lavoro, sul credito e sul capitale». I termini sono studiati: coordinare una sequenza di interventi significa ordinarli nel tempo in maniera coerente. Ed in questo tentativo di trovare una sequenza che salvi i posti di lavoro e le imprese e le banche e gli investitori, insomma l’ecosistema economico, Draghi dice che si deve ripartire dalle politiche attive del lavoro che devono essere «immediatamente operative». Il premier indica misure che sono già nel piano di ripresa come rafforzare l’assegno di riallocazione, le politiche di formazione, e aumentare il personale dei centri per l’impiego. Ma, e qui torna l’importanza dell’ordine nel tempo, della sequenza, dice che quegli interventi vanno anticipati.
Dichiara una volontà di progettazione industriale, quando dice che alcuni posti di lavoro, in settori penalizzati da pandemia e cambiamento climatico, spariranno e che è la politica economica che deve dare la risposta attraverso politiche strutturali che facilitino l’innovazione, politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili. Non ha più la leva monetaria Draghi, ma può usare tutte le altre: quella fiscale, del credito e degli investimenti. Contemporaneamente non promette nulla sul divieto di licenziamento, lo cita dicendo che la situazione si aggraverà quando finirà. Non dice quando, ma è per quel momento probabilmente vorrà avere immediamente operative le politiche attive per il lavoro.
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