- Mosca chiude i rubinetti di Nord Stream per fare pressioni contro le sanzioni, i prezzi ricominciano a salire e ci guadagnano tutte le compagnie petrolifere. L’Italia attualmente riceve una piccola parte del metano richiesto a Mosca attraverso la rotta ucraina.
- Il governo spinge per avere al più presto i rigassificatori per poter tagliare la dipendenza dalla Russia. Così come nel resto del mondo c’è la corsa al gas naturale liquefatto, per cui spinge anche Eni. In Italia la conferenza sul gas con le compagnie statunitensi e il ministro del Petrolio e delle risorse minerarie dell’Egitto.
- La vera risposta al ricatto di Putin spiega Massimo Nicolazzi, esperto del settore, è un’altra: «Un piano di razionamenti e riduzione dei consumi». Un piano che il governo e l’Unione europea stanno faticando a emanare.
La Russia ha annunciato che non riavvierà Nord Stream a pieno regime finché l’occidente non eliminerà le sanzioni, e le fonti fossili stanno sempre meglio. Dmitry Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin, ieri ha addotto motivi tecnici per la mancata consegna del gas da parte della Russia attraverso il gasdotto che fornisce gas alla Germania da San Pietroburgo attraverso il mar Baltico: «I problemi di pompaggio del gas sono nati a causa delle sanzioni introdotte dai paesi occidentali contro il nostro paese e diverse società», ha affermato all'agenzia di stampa Interfax. «Non ci sono altri motivi che potrebbero aver causato questo problema di pompaggio».
L’emergenza
L’Italia attualmente riceve meno di un terzo del metano richiesto a Mosca attraverso la rotta ucraina. Il governo spinge per avere al più presto i rigassificatori per poter tagliare la dipendenza dalla Russia. Nonostante gli stoccaggi, che vengono usati regolarmente già ogni inverno, se l’Italia si trovasse senza il metano di Gazprom i problemi arriverebbero a marzo, soprattutto nel caso di un calo repentino di temperature.
La prima risposta su cui punta l’esecutivo è la nave da ormeggiare nel porto di Piombino, che Snam, che cautamente vedeva in piena operatività in autunno 2023, adesso dice sarà pronta ad aprile. L’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, ha ribadito: «La scelta di Piombino è quasi obbligata». Pensare a luoghi diversi da questo «significherebbe tempi più lunghi, quindi il venir meno dell'obiettivo numero uno ovvero la tempestività nel raggiungere l'indipendenza dalle forniture russe. Una seconda soluzione identificata sarebbe Ravenna ma con questa si andrebbe all'autunno 2024».
Il prezzi
Di fronte all’incertezza e alla richiesta di metano alternativo, il prezzo ha ripreso a salire. Il Ttf olandese aveva chiuso in calo a 215 euro la settimana scorsa, poco dopo la notizia di un tetto ai prezzi da parte dell’Unione europea. Dopo la foto delle perdite d’olio nella centralina di Portovaya all’ingresso di Nord Stream e l’annuncio da parte di Gazprom di una nuova chiusura del gasdotto, lunedì mattina le contrattazioni ad Amsterdam hanno riaperto a 275 euro, per poi scendere leggermente.
Massimo Nicolazzi, manager con esperienza nel trading di gas russo, oggi docente a Torino di economia delle risorge energetiche e senior advisor Ispi ricorda: «L’Italia riceve ancora piccoli quantitativi di metano russo, difficile immaginare che con questi guadagni Mosca chiuda del tutto». E mentre le casse di Mosca continuano a beneficiarne, chi ci guadagna non è solo la Russia: «Guadagnano tutte le compagnie petrolifere, chi si occupa di estrazione di petrolio e gas». Eni inclusa, che di recente ha registrato gli utili del primo semestre in rialzo di quasi il 700 per cento.
Il Gnl
Così come l’Italia, il mercato globale in assenza del gas russo via gasdotto pensa di ricorrere al Gnl come cura alla dipendenza da Mosca, una soluzione che però non è ottimale né dal punto di vista degli approvvigionamenti, visto che i rigassificatori non sono ancora pronti, né da quello dei costi, visto che un aumento di richiesta significa automaticamente mantenere i prezzi alti. Chi coltiva grandi prospettive di guadagno sono ancora una volta i trader e le compagnie estrattive, come dimostra la conferenza internazionale Gastech che quest’anno si svolge proprio a Milano dal 5 all’8 settembre: «Essere presenti a Gastech 2022 sarà fondamentale per garantire la posizione della tua azienda nel nostro nuovo futuro energetico», si legge nella presentazione.
Eni per prima, dopo essere stata il maggiore importatore in Italia dalla Russia (21 miliardi sui 29 consumati l’anno scorso), oltre a essere main sponsor dell’evento e partner attraverso l’associazione confindustriale Assorisorse (presieduta da un dirigente Eni) caldeggia i rapporti con l’Egitto per incrementare le sue vendite di Gnl. Tra i relatori dell’evento il ministro del Petrolio e delle risorse minerarie del Cairo, Tarek El-Molla.
Gli Stati Uniti hanno promesso più volte che aiuteranno l’Europa, ma «non è Joe Biden che decide dove deve andare il gas», spiega Nicolazzi. La vendita di metano riguarda il mercato e chi ne fa parte, non i governi, che pure si muovono per oliare i processi. E i venditori hanno buon gioco a fare «stampa e propaganda».
Nel programma di Gastech compaiono tra gli sponsor anche la compagnia petrolifera Chevron, la società di servizi Backer Hughes, e anche Cheniere, la più grande compagnia di prduzione di Lng. In un anno a Wall Street ha guadagnato il 93 per cento, facendo contenti gli azionisti di cui la settimana scorsa ha scritto il Fatto Quotidiano: Blackrock, State Street, The Vanguard, BlackStone. Gli stessi che detengono quote importanti anche di ExxonMobil, Bp, ancora una volta Chevron, e Total.
La vera risposta al ricatto di Putin per essere in sicurezza è un’altra: «Un piano di razionamenti e riduzione dei consumi», conclude l’esperto, perché «i prezzi per ora non scendono e se la Russia va a zero il razionamento dovrà essere pesante». Mentre continua la festa delle fonti fossili, la destra di Matteo Salvini e l’Ungheria di Viktor Orbán continuano a prendersela con le sanzioni anti Putin.
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