Unicredit può proseguire nella sua scalata a Commerzbank. Lo ha deciso la Bce, che ha autorizzato la banca italiana ad aumentare la propria quota dall’attuale 9,5 per cento fino a un massimo del 29,9 per cento.

La decisione della vigilanza di Francoforte, resa nota venerdì 14 marzo, rafforza le ambizioni della banca guidata da Andrea Orcel che finora, almeno in Germania, ha dovuto fare i conti con la manifesta ostilità della politica, dei sindacati e dei locali potentati finanziari.

Partita tripla

La partita tedesca, come noto, si intreccia e si sovrappone alle altre due aperte in Italia. C’è l’ops sul BancoBpm, un’operazione da 10 miliardi che in caso di successo consentirebbe ad Orcel di accorciare le distanze sul mercato nazionale dal leader Banca Intesa. Grandi manovre in corso anche a Trieste, con l’incursione di Unicredit su Generali, il gruppo assicurativo di cui l’istituto milanese ha rastrellato in Borsa il 5,1 per cento (ma forse anche di più) diventando di fatto l’arbitro della contesa tra Mediobanca e la cordata Caltagirone-Del Vecchio.

In Germania è ancora presto, molto presto, per cantar vittoria, anche perché, sul fronte regolatorio deve arrivare il via libera dell’Antitrust di Berlino. Il semaforo verde della Bce segna però un punto importante a favore di Orcel in vista del confronto decisivo, quello con la politica e la finanza tedesca.

Non per niente, in un comunicato, Unicredit si è affrettato a precisare che «vi sono ancora diversi fattori che determineranno qualsiasi sviluppo successivo e la relativa tempistica». Al momento la quota in Commerzbank ammonta al 9,5 per cento del capitale, mentre un altro 18,5 per cento è stato acquistato sotto forma di strumenti derivati che potranno essere convertiti in azioni una volta ottenute tutte le autorizzazioni regolamentari.

Boom di Borsa

Intanto, ormai da mesi, il titolo della banca tedesca viaggia col vento in poppa spinto dalle attese di una possibile battaglia per il controllo. La notizia del via libera della Bce, si è aggiunta a quella dell’accordo politico tra Cdu, socialdemocratici e Verdi per l’abolizione del cosiddetto freno al debito, un’intesa che apre la strada al piano di investimenti pubblici da un miliardo di euro annunciato dal prossimo cancelliere Friedrich Merz.

Dall’ 11 settembre, quando Unicredit annunciò di controllare il 9 per cento circa del concorrente tedesco, la quotazione di Commerzbank è quasi raddoppiata da 12,7 euro ai 24,15 della seduta borsistica di venerdì, chiusa con un rialzo del 2,6 per cento.

Il bilancio 2024 di Unicredit segnala che finora l’investimento in Germania è costato 1,7 miliardi, ma visto che la capitalizzazione di Commerzbank ha superato i 28 miliardi è chiaro che per prendere il controllo dovrà essere stanziata una somma ben superiore. Non sono i costi, però, l’ostacolo principale a un’operazione che è comunque destinata ad avere tempi lunghi.

Va detto innanzitutto che la preda designata non ha nessuna intenzione di arrendersi. La manager Bettina Orlopp, che si è insediata in ottobre al vertice di Commerzbank, ha fin qui respinto ogni tentativo di dialogo proveniente dalla controparte italiana e nelle scorse settimane ha presentato agli investitori un piano di crescita molto ambizioso per i prossimi anni.

Orlopp cerca in questo modo di dimostrare che Commerzbank è in grado di crescere velocemente anche senza il contributo di Unicredit, che ha una redditività molto più elevata. Per tutta risposta, Orcel ha fatto notare che già nel recente passato la banca tedesca non è stata in grado di centrare gli obiettivi annunciati in precedenza.

Incognita politica

Le schermaglie verbali lasciano il tempo che trovano, perché l’impressione generale è che la sfida si deciderà a livello politico, anche se formalmente Berlino non avrebbe voce in capitolo in quella che resta (o dovrebbe restare) un’operazione di mercato.

Nei mesi scorsi proprio Merz, prossimo cancelliere dopo la vittoria elettorale della Cdu, si è più volte espresso contro un’eventuale acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit, che in Germania è già presente in forze con la controllata Hvb di Monaco di Baviera. Anche i sindacati si sono fatti sentire promettendo barricate contro la scalata italiana. Reazioni influenzate anche dal clima di campagna elettorale in vista del voto di fine febbraio.

Restiamo “in attesa di avviare un dialogo costruttivo con il nuovo governo della Repubblica Federale”, si legge nel comunicato diffuso venerdì da Unicredit.

La speranza, a Milano, è che una volta chiuse le trattative per il prossimo esecutivo, il cielo sopra Berlino si rassereni almeno un po’.

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