- L’inflazione taglia i redditi di dipendenti e pensionati; non possono scaricare su altri il maggior costo della vita, e pagano pure il grosso dell’imposta sul reddito.
- Per una volta che, dopo decenni, il lavoro può aumentare la propria quota di valore aggiunto, la politica monetaria gli spunta l’arma in mano. Lo fa, per la teoria classica, perché altrimenti l’inflazione continuerà a taglieggiare i dipendenti.
- La segretaria Pd, Elly Schlein, è ancora cauta, vorrà capire come reagirà un partito affidatole non dagli iscritti, ma dagli elettori. Ora deve entrare in partita e il momento apre ampi spazi per una battaglia che è nelle corde del Pd: un salario minimo fissato dalla legge.
L’inflazione taglia i redditi di dipendenti e pensionati; non possono scaricare su altri il maggior costo della vita, e pagano pure il grosso dell’imposta sul reddito. Autonomi e imprese possono invece traslare su altri gli aumenti e l’imposta possono evaderla alla grande.
Le banche centrali, vedendo la “grande dimissione” e le difficoltà delle imprese nella ricerca di personale, temono l’avvio di una spirale prezzi/salari. Per fermarla, anche la Banca centrale europea aumenta i tassi a breve, ma l’inflazione dell’Eurozona nel 2022 è venuta per due terzi dai maggiori margini aziendali; solo per un terzo dai salari.
Per una volta che, dopo decenni, il lavoro può aumentare la propria quota di valore aggiunto, la politica monetaria gli spunta l’arma in mano. Lo fa, per la teoria classica, perché altrimenti l’inflazione continuerà a taglieggiare i dipendenti: non si lagnino, lo facciamo per il loro bene! L’argomento può essere giusto o errato, non si può prevedere come le persone reagiscono alle circostanze, molti fatti possono indurre reazioni opposte; è bene che salga l’occupazione, ma la banca centrale, temendo un surriscaldamento dell’economia, potrebbe alzare i tassi.
L’economia è disciplina sociale, non scienza esatta. Deve dosare acceleratore e freno, non c’è una velocità giusta in astratto; conta l’abilità di chi guida ma anche il tracciato, la visibilità, le condizioni del mezzo, il fondo stradale. Stenta a capirlo la politica, fissa com’è alla ricerca dei consensi.
La segretaria Pd, Elly Schlein, è ancora cauta, vorrà capire come reagirà un partito affidatole non dagli iscritti, ma dagli elettori. Ora deve entrare in partita e il momento apre ampi spazi per una battaglia che è nelle corde del Pd: un salario minimo fissato dalla legge, che solo può ridurre i danni inferti ai redditi fissi dall’inflazione, con milioni di persone prive di contratti nazionali.
Il relativo aumento essendo una tantum, lungi dall’avviare la spirale prezzi/salari, il salario minimo può fermarla. Schlein non tema la perdita di potere del sindacato, che le sue schiere le ha ancora, è il Pd ad averle perse. Un salario minimo ridurrà le disuguaglianze di reddito e svuoterà lo stagno dove sguazzano le finte cooperative, cui molte imprese danno subappalti per celare lo sfruttamento, riducendo i costi a scapito della sicurezza. Se tante imprese marginali chiuderanno, anche perché il salario minimo intacca l’evasione, all’economia sana servirà ancora chi ci lavorava.
Sbugiardiamo alfine l’idea che solo l’evasione faccia sopravvivere tante imprese; l’aria sarà più pulita e molte storture, segnalate su Domani dall’appello di economisti per un fisco più giusto, spariranno. Se il rapporto fra stipendi massimi e minimi calasse da 1.000 a 500 volte, staremmo tutti meglio in una società meno iniqua, anche chi oggi sta a 1.000.
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