Il governo ha deciso di bloccare i finanziamenti pubblici per il nuovo stabilimento per la produzione di batterie elettriche, in seguito all’annuncio di Stellantis che ogni decisione sul progetto è rinviata al prossimo anno. I sindacati protestano
Fumata grigia per la gigafactory di Termoli, e addio fondi del Pnrr. Nell’incontro di questa mattina al ministero delle Imprese e del Made in Italy è emersa una grande incertezza sul destino del progetto, incertezza dovuta anche all’andamento tutt’altro che brillante del mercato dell’auto. Le vendite di veicoli elettrici non decollano, il traino degli incentivi statali è finito, e la multinazionale franco-italiana prende tempo. Il governo italiano però, ha chiuso la partita spostando ad altri progetti il finanziamento pubblico di 600 milioni di cui 250 milioni provenienti dal Pnrr.
Tutto rimandato al 2025
ACC, il consorzio creato da Stellantis insieme a Mercedes e Total per la produzione di batterie per auto elettriche e che dovrebbe occuparsi della realizzazione dell’impianto di Termoli, ha dichiarato che sta procedendo con le sue attività di ricerca e sviluppo per la produzione di nuove celle meno costose e più efficienti, ma solo a inizio 2025 dovrebbe avere pronto un nuovo tipo di batterie da fornire a Mercedes e a Stellantis, così da poter avviare gli investimenti a Termoli e a Kaiserslautern, in Germania, dove dovrebbe sorgere un’altra gigafactory sotto l’egida di Mercedes. Pertanto, prima del prossimo anno, l’impianto molisano sicuramente non vedrà la luce.
Il ministero guidato da Adolfo Urso si è quindi detto costretto a svincolare i 600 milioni di risorse pubbliche a fronte di più di due miliardi necessari alla realizzazione stanziate per la creazione della gigafactory, dicendosi comunque disponibile a cercare altre forme di finanziamento, al momento ancora imprecisate.
Tavares si difende
Il Ceo di Stellantis Carlos Tavares ha spiegato così la scelta di temporeggiare: «Nella regione europea c’è caos regolatorio e siccome vediamo indecisione, non solo nelle normative, adattiamo la capacità produttiva in base alle vendite di auto elettriche. Se la domanda c’è, aumentiamo la produzione, altrimenti sarebbe un bagno di sangue», ha detto Tavares in una recente conferenza stampa, precisando che le tempistiche verranno riprogrammate «fino a quando sarà necessario».
Futuro in bilico
Forte preoccupazione tra i sindacati, che hanno annunciato possibili mobilitazioni per protestare contro l'incertezza del progetto, che mette a rischio lo sviluppo dell'area industriale della cittadina molisana.
Dal canto suo Stellantis ha assicurato in linea di principio che con la produzione degli attuali motori garantirà la continuità dello stabilimento di Termoli, tuttavia non ha individuato nuovi prodotti in grado di compensare il progressivo calo dei volumi, che ha imposto il ricorso in maniera massiccia all'utilizzo di ammortizzatori sociali.
Entro il mese di ottobre è previsto un nuovo incontro al Mimit, ma i sindacati si preparano al peggio e annunciano la mobilitazione: «Non possiamo accettare lo stato di perdurante incertezza e di progressivo declino in cui versa lo stabilimento di Termoli», si legge nel comunicato congiunto diffuso da varie sigle sindacali, tra cui Fiom-Cgil, Uil Metalmeccanici e Fim-Cisl. «Nei prossimi giorni saranno decise le forme di una mobilitazione che ha l’obiettivo di chiedere ad ACC di sciogliere le riserve sulla costruzione della gigafactory, a Stellantis di rafforzare la attuale produzione di motori e al governo di mantenere a disposizione di Termoli i fondi indispensabili al rilancio di un grande progetto industriale che salvaguardi l'attuale e la futura occupazione». Nella speranza che la fumata grigia di oggi non si trasformi in fumata nera nel 2025.
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