- L’industria elettronica si mangerà quella dell’auto? O siamo alla vigilia di una gigantesca fusione tra due mondi che fatturano più o meno la stessa cifra (duemila miliardi di dollari) e che danno lavoro rispettivamente a 18 e 14 milioni di persone?
- Che esista una convergenza tra i due settori è noto da tempo e un’ulteriore conferma arriva oggi con l’annuncio di un’alleanza strategica tra la casa automobilistica Stellantis e la taiwanese Hon Hai Precision Industry.
- Meglio nota come Foxconn, la società che produce smartphone e prodotti elettronici come l’iPhone della Apple, le console PlayStation della Sony e Xbox della Microsoft, fino ai telefonini della Huawei e della Xiaomi.
L’industria elettronica si mangerà quella dell’auto? O siamo alla vigilia di una gigantesca fusione tra due mondi che fatturano più o meno la stessa cifra (duemila miliardi di dollari) e che danno lavoro rispettivamente a 18 e 14 milioni di persone? Che esista una convergenza tra i due settori è noto da tempo e un’ulteriore conferma arriva oggi con l’annuncio di un’alleanza strategica tra la casa automobilistica Stellantis (nata dal matrimonio tra la francese Psa e l’italiana Fca) e la taiwanese Hon Hai Precision Industry, meglio nota come Foxconn, la società che produce smartphone e prodotti elettronici come l’iPhone della Apple, le console PlayStation della Sony e Xbox della Microsoft, fino ai telefonini della Huawei e della Xiaomi. A questa partnership si è arrivati dopo più di un anno di trattative tra il gruppo di Taiwan e Fca, rallentate a causa della pandemia e della nascita di Stellantis: nel gennaio del 2020, infatti, Fiat-Chrysler aveva annunciato il progetto di creare una joint venture con Foxconn per «unire le capacità di due affermati leader mondiali nell’ambito della progettazione automobilistica, dell’ingegneria, della produzione e della tecnologia mobile software, per concentrarsi sul crescente mercato dei veicoli elettrici a batteria». Allora si ipotizzava l’avvio della produzione di auto elettriche in Cina destinate in una prima fase al mercato locale per poi allargarsi a tutto il mondo.
Stellantis non è la prima casa ad allearsi con Foxconn: in gennaio il gruppo taiwanese ha firmato con Geely, il maggiore gruppo automobilistico privato cinese, una joint venture che Young-way Liu, presidente di Foxconn Technology Group ha definito «una pietra miliare nella cooperazione tra l’industria automobilistica e quella elettronica». Negli Stati Uniti Foxconn ha stretto un accordo con il designer Henrik Fisker per produrre suv elettrici a partire dal 2022. E Liu ha detto di avere colloqui in corso con i principali costruttori statunitensi. Ma neppure la Foxconn è l’unica azienda elettronica ad avvicinarsi al mondo dell’auto: a parte il progetto Titan della Apple per la realizzazione di un’auto elettrica, più volte rimandato, di recente il gruppo cinese Xiaomi ha annunciato dieci miliardi di investimenti per realizzare una propria gamma di auto elettriche. Senza contare la collaborazione continua dei giganti asiatici dell’elettronica con le case automobilistiche sul fronte delle batterie.
È proprio l’avvento dell’auto alla spina ad avvicinare i due mondi: il motore elettrico è estremamente più semplice di un propulsore a benzina o a gasolio, mentre quello che conta davvero nei nuovi veicoli sono la batteria, i chip (la cui mancanza sta creando in questi mesi grossi problemi al settore) e il software per governare le funzioni dell’auto, dalla guida autonoma alla connessione con altri dispositivi e altre vetture, e in generale tutto quello che ricade sotto il cappello dell’Iov (Internet of vehicles). E gruppi come Foxconn sono convinti di poter dare un grande contributo ai produttori di auto, se non addirittura mettersi a fabbricare le vetture al posto loro. La società taiwanese ha imboccato questa strada con grande determinazione: ha creato insieme a decine di partner la Mih Open Platform Alliance per fornire a terzi una piattaforma per la produzione di auto elettriche, e ha fondato al proprio interno la Fit Hon Teng, attiva nella produzione di componenti per l’industria delle quattro ruote. Anche la controllata la Fih Mobile, specializzata nell’assemblaggio di smartphone e nello sviluppo di soluzioni informatiche, è sempre più coinvolta nell’automotive, tanto è vero che oggi, alla conferenza virtuale di Stellantis e Foxconn, parteciperà il suo amministratore delegato Calvin Chih accanto a Carlos Tavares e Yves Bonnefont, rispettivamente amministratore delegato e Chief Software Officer della casa franco-italo-americana, e a Young Liu di Foxconn.
Nuove opportunità
Nella relazione che accompagna il bilancio della Fih Mobile si legge che da quando nel 2019 ha creato l’unità di business Internet of vehicles, «il gruppo ha acquisito diversi brevetti in Automotive Human Machine Interface, Adas (Advanced Driver Assistance Systems), tecnologie di comunicazione e di servizi cloud». La stessa società ammette che il mercato della telefonia mobile è diventato maturo e di conseguenza «il gruppo cerca continuamente le opportunità di investimento in altri settori con enormi potenzialità, tra cui l’automobile». Non a caso nel 2020 Foxconn ha riportato un calo dell’utile netto per il quarto anno consecutivo, che è sceso del 12 per cento, a 3,62 miliardi di dollari.
In effetti l’alleanza tra Stellantis potrebbe essere giudicata una mossa difensiva per recuperare il ritardo accumulato negli ultimi anni: Tesla ha lanciato la sua Model S quasi dieci anni fa, la Volkswagen ha detto che intende investire nella mobilità elettrica 35 miliardi entro il 2025 e quasi tutte le grandi case stanno spendendo cifre da capogiro per sviluppare le proprie tecnologie nell’auto elettrica. Probabilmente le società come Foxconn si sono mosse in ritardo e la strada più corretta da seguire è proprio quella di allearsi con i produttori tradizionali come Stellantis invece di inseguire il sogno di mettersi a produrre auto da soli. Costruire un’automobile è più complicato che fabbricare uno smartphone: questo dura un paio di anni, una vettura deve continuare a circolare in sicurezza anche per dieci anni. Un computer può andare in crash, un’auto non può permetterselo assolutamente. E poi le auto elettriche non sono ancora un business molto redditizio, stretto tra alti costi di investimento e forte competizione. Prima che l’industria dell’elettronica si mangi quella dell’auto passerà ancora molto tempo.
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