Gli analisti finanziari si attendevano maggiori dettagli sulle prospettive future dell’azienda. Azioni in ribasso del 23 per cento. L’ad Pietro Labriola: «Manterremo le promesse e presto tornerà il dividendo»
Troppi debiti rispetto alle attese, profitti in lenta crescita, troppo lenta, così come i ricavi. In estrema sintesi è questo il giudizio dei grandi investitori sul piano industriale 2024- 2026 di Tim presentato ieri alla comunità finanziaria dall’amministratore delegato Pietro Labriola.
Era il primo incontro ufficiale con gli analisti dopo l’annuncio, lo scorso autunno, della vendita della rete al fondo Kkr e la risposta della Borsa non lascia dubbi sul giudizio del mercato. Una bocciatura secca che si traduce in un crollo, più che in un ribasso del titolo, che è affondato fino a meno 23,7 per cento in chiusura di seduta. In altre parole, il gruppo ha perso in una sola seduta quasi un quarto del suo valore borsistico, con la quotazione che è precipitata fino a poco più di 21 centesimi, il livello più basso da due anni a questa parte.
“Free to run”, libero di correre, così il numero uno dell’azienda telefonica ha voluto battezzare il piano, nel senso che la società, sgravata dall’infrastruttura messa sul mercato, avrebbe potuto centrare due obiettivi. Da una parte sarebbe riuscita a concentrarsi sulla gestione dei servizi commerciali che garantiscono maggiori margini. E dall’altra, grazie all’incasso garantito dalla vendita, Tim avrebbe anche migliorato una posizione finanziaria che è da tempo considerata il punto debole dei conti.
Il problema è che, numeri alla mano, quelli presentati da Labriola, il debito è più elevato di quanto gli analisti si aspettavano. In sostanza, si argomenta in Borsa, manca almeno un miliardo rispetto alle previsioni. Questo significa che il gruppo dovrà ancora correre parecchio per centrare per rimettersi in carreggiata o quantomeno per soddisfare le attese degli investitori.
Troppa leva
In sostanza, secondo quanto si legge nel piano, entro il 2026 la leva finanziaria di Tim dovrebbe scendere intorno a quota 1,6-1,7 rispetto a 3,8 di fine 2023. Per leva si intende il rapporto tra l’indebitamento netto e gli utili lordi (Ebitda). Evidentemente questo risultato non è ritenuto sufficiente da gran parte del mercato. Tanto più che secondo i critici nella presentazione non sarebbe stato dettagliato adeguatamente il livello del debito di partenza, quello a fine 2023. Quello che più preoccupa sarebbe la base da cui prende le mosse il prospettato miglioramento, cioè il livello del debito a inizio piano. Inoltre, sostengono molti analisti, non sarebbero stati resi noti nel dettaglio i flussi di cassa che, secondo il piano, dovrebbero consentire di migliorare la situazione finanziaria del gruppo.
Labriola ha cercato di rassicurare il mercato. Nel corso dell’incontro con la comunità finanziaria il manager ha spiegato che l’azienda potrebbe presto tornare a distribuire un dividendo e ha ricordato che con la vendita della rete si riuscirà ad abbassare il debito. Inoltre l’ad di Tim ha sottolineato che per dopo 22 trimestri consecutivi «senza risultati positivi a livello nazionale», per la prima volta in Italia il gruppo è cresciuto «sia livello di ricavi che livello di ebitda», mentre la controllata brasiliana ha confermato l’ottimo andamento del passato.
Dubbi e perplessità però si concentrano sulla sostenibilità del piano, capacità dell’azienda di centrare gli obiettivi dichiarati. Labriola ovviamente la pensa diversamente. «Non tutti capiscono le nostre strategie e non ci sono le giuste reazioni del mercato», ha sottolineato il manager, assicurando che «manterremo le promesse». Da parte sua, il direttore finanziario Adrian Calaza ha precisato che partire dal 2025 «l’azienda sarà in grado di generare flussi di cassa positivi».
Tutte rassicurazioni che, a quanto pare, sono state giudicate insufficienti, a quanto pare. Le incognite sul futuro prossimo e la delusione per i risultati del 2023, spiegano quindi la reazione degli investitori che hanno punito il gruppo liberandosi di una gran quantità di azioni. Basti pensare che nell’arco della giornata il volume delle contrattazioni sui titoli Tim ha superato i 2 miliardi di euro contro una media di 160 milioni registrata negli ultimi tre mesi. in una sola seduta è passato di mano quasi il 10 per cento del capitale dell’azienda.
La bufera di Borsa si è abbattuta su un gruppo che è atteso ad appuntamenti di grande importanza nei prossimi mesi. All’assemblea del 23 aprile il cda presenterà una propria lista di candidati che dovranno ricevere il via libera dei soci, con Labriola che sarà riproposto come amministratore delegato mentre alla presidenza Alberta Figari dovrebbe prendere il posto di Salvatore Rossi. Non è da escludere, a questo punto, che l’assemblea potrebbe riservare sorprese, mentre resta ferma, secondo Labriola, la scadenza della prossima estate per la vendita della rete, che dovrebbe inaugurare la nuova vita di Tim.
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