- Il governo Draghi sta lavorando per evitare le conseguenze peggiori della crisi ucraina sull’Italia dovute a un possibile ammanco di gas russo. All’occorrenza, ci saranno anche razionamenti di energia.
- L’esecutivo si è dotato degli strumenti non solo per utilizzare di più le centrali a carbone e a olio combustibile, ma anche per adottare altre misure contenute nel piano di emergenza gas.
- Si va dagli interventi sulla produzione di energia elettrica, alla riduzione obbligatoria dei consumi industriali, fino alla definizione di nuove soglie di temperatura per il riscaldamento delle case, e alla sospensione delle forniture sia di metano sia di energia elettrica.
Il governo Draghi sta lavorando per evitare le conseguenze peggiori della crisi ucraina sull’Italia dovute a un possibile ammanco di gas russo. All’occorrenza, ci saranno anche razionamenti di energia. Dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina, l’Italia ha iniziato a prepararsi. Finora l’allarme è solo teorico, visto che Vladimir Putin non ha mai chiuso i rubinetti, inoltre l’Italia, anche se venisse meno il gas russo, una delle principali fonti che permette alle industrie di restare in attività e alle centrali elettriche di funzionare, non avrebbe problemi immediati. In breve tempo, però, le cose si farebbero complicate.
Per questo, con il decreto varato lunedì, l’esecutivo si è dotato degli strumenti non solo per utilizzare di più le centrali a carbone e a olio combustibile, ma anche per adottare le altre misure contenute nel piano di emergenza gas: dalla riduzione dell’utilizzo di metano da parte delle industrie ai distacchi programmati delle utenze, cioè dei clienti domestici di luce e gas.
Il pre-allarme
Sabato è arrivato il pre-allarme gas. Il ministero per la Transizione ecologica, visto il precipitare degli eventi, ha attivato il primo dei livelli di guardia sul metano. In pratica si tratta di monitorare l’andamento dei flussi di gas e cominciare a riempire gli stoccaggi.
A oggi le forniture di Gazprom, la società di stato russa, che dalla fine dell’anno scorso erano andate calando, sono tornate a crescere e stiamo incamerando metano. Nei limiti del possibile, visto che fa ancora freddo.
Da mercoledì è previsto che le temperature comincino a risalire, e il presidente del consiglio ha tenuto a specificare che gli stoccaggi, cioè il metano che abbiamo da parte e che serve a compensare quello che manca durante la stagione invernale invernali, è ancora a un buon livello: 2,5 miliardi di metri cubi.
Si tratta di una quantità più bassa del solito, ma questo perché fino alla stagione invernale nessuno si aspettava che la Russia avrebbe cominciato a tagliare i flussi e gli stoccaggi – che hanno una capacità totale di 19 miliardi circa di mc – sono stati riempiti al 75 per cento.
Bisogna considerare che 4,5 miliardi vengono considerati riserva strategica e dunque a cui attingere solo nel peggiore dei casi e di cui Draghi al momento non ha tenuto conto nel suo discorso.
Per evitare che gli stoccaggi non vengano riempiti ancora una volta al massimo, già nel decreto sulle bollette del 18 febbraio il governo aveva deciso di «ottimizzare il ciclo di iniezione di gas negli stoccaggi nazionali» aumentando gli obblighi delle società interessate – come Eni, Enel, Edison – per portare a un livello di riempimento di almeno il 90 per cento delle capacità di stoccaggio nazionali disponibili per la stagione invernale 2022-2023.
Il nuovo decreto
Nel frattempo, i rapporti tra Russia e Unione europea sono peggiorati, e l’Italia ha condannato a più riprese l’invasione. Il presidente del consiglio Mario Draghi è intervenuto per la seconda volta alle camere sull’argomento condannando la Russia, ma non solo: «È importante valutare ogni evenienza, visto il rischio di ritorsioni e di un possibile ulteriore inasprimento delle sanzioni».
L’Italia importa circa il 95 per cento del gas che consuma e oltre il 40 per cento proviene da Mosca: «Nel breve termine, anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe di per sé comportare seri problemi».
La previsione, ha detto ancora, «è che saremo in grado di assorbire eventuali picchi di domanda attraverso i volumi in stoccaggio e altre capacità di importazione. Tuttavia, in assenza di forniture dalla Russia, la situazione per i prossimi inverni, ma anche nel prossimo futuro più immediato, rischia di essere più complicata».
Ridurre i consumi
Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, potrà intervenire così sulla «riduzione programmata dei consumi di gas previste dal Piano di emergenza». Il decreto del 2019 sull’emergenza gas prevedeva che ci fossero tre diversi livelli di reazione: dal pre-allarme, all’allarme fino all’emergenza a seconda della gravità dell’ammanco, con relative contromisure.
Dal nuovo decreto, arrivato in Gazzetta ufficiale, il ministro si può muovere «a prescindere dalla dichiarazione del livello di emergenza».
L’esecutivo è pronto a ricorrere al carbone e all’olio combustibile per risparmiare il metano. Ma poi ci sono tutte le altre misure: per la produzione di energia elettrica, la riduzione obbligatoria dei consumi industriali, la definizione di nuove soglie di temperatura per il riscaldamento delle case, fino alla sospensione delle forniture delle case che potrebbe essere gestita con distacchi programmati sia di metano sia di energia elettrica.
Uno scenario al momento improbabile che descrive però bene fino a che punto siamo legati alla Russia. Prima di tutto questo l’Italia cerca di trovare altro metano: «Le opzioni al vaglio, perfettamente compatibili con i nostri obiettivi climatici, riguardano prima di tutto l’incremento di importazioni di gas da altri fornitori», ha detto Draghi.
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