Al tavolo sull’automotive che si è aperto al ministero delle Imprese, il gruppo automobilistico ha ribadito la richiesta di nuovi aiuti per espandere la produzione nel nostro Paese. Il ministro Urso: «La gran parte degli incentivi per l’acquisto di nuove auto è andata ad auto prodotte all’estero. Non possiamo permettercelo, vanno trovati dei correttivi»
Il negoziato che dovrebbe rilanciare l’industria dell’auto in Italia si apre con tante promesse, ma poco altro. Il Tavolo per lo sviluppo dell'automotive si è insediato ieri al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, presenti il ministro Adolfo Urso e la sottosegretaria Fausta Bergamotto, insieme ai rappresentanti di Stellantis, del sindacato e i presidenti delle regioni interessate da stabilimenti automobilistici, capitanati dal governatore del Piemonte, Alberto Cirio.
Stellantis ha ribadito il suo impegno ad aumentare la produzione in Italia, portando il numero di veicoli prodotti in Italia fino a un milione l’anno, rispetto ai 400 mila attuali. Un incremento del 60 per cento che non potrà però avvenire nell’immediato. Dopo i dati positivi di quest’anno, il mercato si prevede stagnante il prossimo anno. Per questo la multinazionale franco-italiana mette le mani avanti e parla di orizzonte al 2030. Allo steso tempo però Stellantis continua a chiedere incentivi.
«Per raggiungere gli obiettivi finali - ha spiegato Davide Mele, responsabile Corporate Affairs Italia – sono cruciali una serie di fattori abilitanti specifici, come la cancellazione dell'impatto della normativa Euro 7, gli incentivi adeguati per i clienti di veicoli elettrici e lo sviluppo della rete di ricarica, e il miglioramento della competitività industriale di Stellantis e dei fornitori italiani, incluso il costo dell’energia». In altre parole, il gruppo automobilistico spinge per neutralizzare gli effetti di euro7, già modificata in sede Ue in senso favorevole ai produttori d’auto, e ribadisce la richiesta di incentivi per le fabbriche e per la transizione all’elettrico.
Mele ha anche risposto alle polemiche per la decisione di Stellantis di produrre in Serbia la nuova Panda elettrica, affermando che la Panda che verrà prodotta in Serbia non è in contrapposizione con quella attualmente prodotta nel sito campano di Pomigliano d’Arco. Excusatio non petita, accusatio manifesta, visto che le critiche maggiori al gruppo riguardano i luoghi di produzione dei nuovi modelli, molto spesso fuori dall’Italia, nonostante il presidente di Stellantis John Elkann un paio di settimane fa abbia dichiarato che in Italia ci sarà il più grande portfolio di modelli prodotti, eludendo il tema ben più rilevante dei volumi.
Dal canto suo il ministro Urso con l’istituzione di questo tavolo vuole rispondere all’accusa - mossagli da opposizioni e sindacati - di essere un “lobbista di Stellantis”, e di fronte alle richieste di incentivi ha sottolineato come oggi la gran parte degli 8 miliardi di euro di incentivi già stanziati (sui 14 totali previsti) per l’acquisto di nuove auto, siano andati ad auto prodotte all’estero, da qui l’esigenza di trovare un correttivo. «Questo non possiamo permettercelo – ha detto Urso –. L’obiettivo è raggiungere con Stellantis almeno un milione di veicoli prodotti in Italia».
«Serve una discussione sui modelli che in futuro saranno prodotti e su come aumenteranno volumi e investimenti in ricerca e sviluppo, ha dichiarato il segretario della Fim Cisl Ferdinando Uliano, che ha anche sottolineato l’importanza di aver finalmente convocato un tavolo di settore. Negativa invece la reazione della Cgil: «Il tavolo è iniziato con cinque mesi di ritardo, e siamo lontani dagli obiettivi che prevedevano un’intesa entro luglio», ha dichiarato Giorgio Airaudo, segretario generale della Cgil Piemonte, che ha fatto il punto anche su Mirafiori: “Non si può pensare che lo stabilimento sopravviva con test di batterie e revisione di prodotti usati».
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