- UniCredit, la seconda banca italiana, sarebbe interessata ad acquisire la settima banca russa Otkritie, oggi in mano alla Banca centrale di Russia.
- Prima di aumentare l’esposizione in Russia, però, andrebbe valutato il rischio geopolitico determinato da nuove possibili sanzioni e il prezzo del petrolio e del gas.
- Si tratta di una mossa del Cremlino per cercare di dividere l’occidente in vista di possibili nuove sanzioni economiche a Mosca in caso di stallo nei negoziati a Ginevra?
Mentre gli americani e russi negoziano a Ginevra in un clima da guerra fredda dei destini dell’Ucraina e aleggia la minaccia di nuove sanzioni occidentali in caso di invasione russa di Kiev, Unicredit, la seconda banca italiana, sarebbe interessata ad acquisire la settima banca russa Otkritie, (che significa “scoperta”) con l'amministratore delegato, il romano Andrea Orcel che intende ampliare la presenza del gruppo in Europa orientale.
Una mossa apparentemente controcorrente visto che le esposizioni totali delle banche internazionali verso la Russia rappresentano attualmente, secondo stime di mercato, solo il 9 per cento di tutte le esposizioni delle banche occidentali nella più ampia regione dell’Europa centro orientale.
Vent'anni fa, questo rapporto era del 30 per cento. La Russia, negli ultimi anni, si è chiusa agli investitori internazionali anche a causa delle sanzioni dopo la contestata annessione della Crimea.
Eppure secondo Bloomberg, Unicredit potrebbe essere tra i soggetti interessati all'acquisizione della banca russa Otkritie Bank, e potrebbe entrare in “data room” secondo il gergo finanziario, nel corso della settimana per poi decidere se presentare un'offerta.
Siamo forse di fronte a un’astuta mossa del Cremlino per cercare di dividere l’occidente in vista di possibili nuove sanzioni economiche a Mosca?
Difficile decifrare le mosse di Vladimir Putin, che ha sempre cercato di avere rapporti privilegiati con Roma e Berlino, le due maggiori manifatture dell’Europa, rispetto alla posizione conflittuale espressa con Washington e Londra.
Dubbi e certezze
Ma torniamo alla banca russa: nazionalizzata a seguito del crack nel 2017, Otkritie vanta un bilancio di 39 miliardi di euro. Ad agosto, la Banca di Russia ha comunicato di aver avviato i preparativi per un'offerta pubblica iniziale su Otkritie e di valutare la vendita dell'istituto di credito a un investitore strategico.
Il gruppo italiano è già presente in Russia dal lontano 1989 con AO UniCredit Bank dove ha una quota di mercato di circa l’1,3 per cento.
Secondo quote di mercato del 2019 in Russia, la Sberbank è in testa con il 31 per cento, seguita dalla VTB, (16,3 per cento), e poi a seguire Gazprombank, Alpha Bank, Russia Agric. Bank, Banca di Mosca e infine Otkritie (2,7 per cento).
A pesare sull’acquisizione potrebbero esserci anche i rischi delle oscillazioni del rublo. I profitti delle banche straniere si fanno in valuta locale e se poi decidi di rimpatriarli si potrebbero assottigliare a causa delle oscillazioni valutarie.
Mercoledì, quando si è diffusa la notizia, il titolo ha perso più del 3 per cento alla Borsa di Milano, ieri ha fatto segnare un timido +0,3 per cento. Il mercato è piuttosto cauto anche per altri motivi.
«Anche se l’operazione rientrerebbe nelle opportunità di consolidamento in-market, è probabile che la notizia venga accolta con qualche scetticismo/cautela – dicono gli analisti di Jefferies – data l’entità dell'operazione».
Anche gli analisti di Equita pensano «tuttavia che un’operazione di questo tipo si caratterizzi da un rischio di execution non trascurabile (sebbene mitigato dal fatto che Unicredit sia già presente nel paese), oltre ad aumentare in modo significativo l’esposizione a un paese con un elevato rischio geopolitico».
Proprio il rischio geopolitico determinato da nuove possibili sanzioni e il prezzo del petrolio e del gas sono gli elementi che vanno tenuti in considerazione prima di aumentare l’esposizione in Russia.
La banca Otkritie è stata salvata proprio a causa delle conseguenze della tempesta del 2014-2017 caratterizzata dal calo dei prezzi energetici, dalle sanzioni post Ucraina e dalla crisi del rublo. Certo, oggi il costo di gas e petrolio è alle stelle, ma Mosca teme di essere colpita nei settori finanziari e di essere esclusa dal sistema di pagamenti internazionali.
Ecco perché forse apre agli investitori internazionali: perché in caso di sanzioni le banche russe in mano straniere sarebbero le prime a cadere sotto il fuoco amico. E potrebbero essere i primi investitori a fare pressioni presso i rispettivi governi per attenuare la morsa sanzionatoria verso la Russia.
Non va dimenticato che il 30 aprile 2021 Mosca, «in risposta alle misure limitative introdotte il 2 e il 22 marzo 21 nei confronti di sei cittadini russi», aveva sanzionato con divieto di ingresso nel paese il presidente, appena scomparso, del parlamento Ue, David Sassoli, la vicepresidente della Commissione Vera Jourova e altri sei responsabili europei.
Inoltre vale la pena ricordare che a rendere ancora più complessa la sfida geopolitica, dopo l’invio di truppe russe in Kazakistan in seguito alle violente proteste di piazza, c’è stato un vivace scambio di accuse ai massimi livelli diplomatici tra Usa e Russia.
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