Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Da oggi – per circa un mese – pubblichiamo sul Blog mafie l’ordinanza di rinvio a giudizio “Torretta+120”, che ricostruisce dinamiche e omicidi della mafia di Palermo


Infine Battaglia Serafina, madre di Salvatore Lupo Leale ucciso qualche anno prima, si dimostrava a conoscenza dei contrasti e delle lotte sorte tra i mafiosi negli ultimi anni e faceva ampie rivelazioni su molte delle persone denunziate, riferendo circostanze ed episodi precisi e fornendo concreti elementi nei confronti di Pinello Salvatore, Contorno Antonino, Costantino Damiano, Costantino Benedetto, Barbaccia Michele, Gallo Francesco, Lorello Gaetano, Parrino Giuseppe e Russo Giovanni.
Nei confronti di costoro si procedeva per associazione per delinquere, come pure nei confronti di Vasta Vincenzo, Chiaracane Rosolino, Chiaracane Giuseppe, Di Pisa Francesco, Ducati Edoardo, Mutolo Francesco, Bova Domenico, Bova Antonino, Bova Francesco ed Aiena Salvatore, contro i quali si emetteva mandato di cattura, essendo emerso dalle indagini svolte dagli organi di Polizia Giudiziaria e dagli atti istruttori espletati che gli ultimi appartenevano al gruppo mafioso del quartiere Montalbo-Acquasanta di Palermo ed erano attivi collaboratori degli imputati Cavataio Michele, Sirchia Giuseppe e Di Fresco Pietro.
Il losco prestigio acquisito aveva consentito loro di assumere la gestione dello spaccio della mensa dei Cantieri Navali di Palermo, ai cui guadagni partecipavano anche il Cavataio, il Di Fresco ed il Sirchia.
Si dava carico di associazione per delinquere anche a Davì Pietro, a Mazara Giacinto e Pennino Gioacchino, persone dedite al contrabbando ed al traffico di stupefacenti come Spadaro Vincenzo, la cui personalità era ben conosciuta oltre che dai verbalizzanti anche dalla Polizia Tributaria che da tempo si era occupata del Davi, del Lazara e del Pennino, controllandone le relazioni ed i rapporti di affari con molti altri mafiosi denunziati per associazione per delinquere sia col rapporto del 31/7/1963 sia col rapporto a carico di La Barbera Angelo ed altri 36.
In particolare Spadaro Vincenzo era stato indicato nei vari rapporti come persona di fiducia di Greco Salvatore nato nel 1923, in quanto lo aveva raggiunto diverse volte all'Estero anche durante il periodo di latitanza per attività di contrabbando.
I vincoli criminosi del Davi, dello Spadaro, del Pennino e del Mazara con molte delle persone denunziate e con altri contrabbandieri e trafficanti noti alla Polizia Tributaria erano confermati dalla circostanza che essi nel 1958 erano stati denunziati per associazione per delinquere e contrabbando di 40 tonnellate di sigarette unitamente a Camporeale Antonino ed a Buscetta Tommaso.

Nel corso dell'istruzione si ravvisava la connessione tra i fatti fin qui esposti ed altri gravi delitti commessi nella borgata Uditore di Palermo nel mese di maggio 1963.

Infatti in tale località, notoriamente sottoposta al predominio di Torretta Pietro, nelle prime ore del mattino del 23 maggio 1963 certo Gambino Salvatore aveva esploso diversi colpi di pistola contro Bonura Filippo ed il di lui figlio Michele uccidendoli

Il Gambino si era reso subito irreperibile, dileguandosi nelle campagne vicine. Le indagini successive avevano consentito di accertare che egli aveva ucciso i Bonura in seguito ad una banale lite tra la propria moglie e Bonura Filippo, lite originata dalle discolerie di un bambino.
Si era accertato che Gambino Salvatore, non appena informato dalla moglie dell'alterco con Bonura Filippo, lo aveva raggiunto iniziando una discussione animata alla quale aveva partecipato anche Bonura Michele; nel corso della discussione il Gambino aveva sparato, con la pistola di cui era armato, contro i Bonura uccidendoli.
Nelle prime ore del mattino del giorno successivo il Gambino veniva rinvenuto cadavere in una campagna vicina, ucciso mediante colpi di fucile da caccia.
Pur essendo evidente che il Gambino fosse stato soppresso per vendetta da persona amica o parente dei Bonura, non era possibile accertare, subite dopo i fatti, alcune specifica responsabilità penale in ordine alla sua uccisione.
Dai genitori e dalla moglie del Gambino nel corso dell'istruzione venivano avanzati specifici sospetti; i genitori riferivano che il figlio aveva trovato scampo in casa di Di Martino Francesco, subito dopo la soppressione dei Bonura e che ivi era stato disarmato per essere accompagnato poi nella località di campagna dove era stato rinvenuto il cadavere.
Tra il Gambino ed il Di Martino, secondo le deposizioni acquisite, sarebbe stata impegnata una violenta colluttazione ed il Di Martino avrebbe ricevuto dei morsi agli arti superiori.
Tali specifiche accuse si manifestavano meritevoli di particolare considerazione sia per la frequenza dei rapporti tra il Torretta ed il Di Martino Francesco, entrambi gabelloti nel fondo Di Gregorio, sia per i rapporti di parentela tra il Torretta ed un cognato di Bonura Filippo, sia per il vincolo di "comparate" tra lo stesso Torretta e Gambino Salvatore.
Dell'omicidio si dava quindi carico al Torretta Pietro ed al Di Martino Francesco.

Contro Torretta Pietro si procedeva altresì per furto aggravato e danneggiamento in offesa della Società di Navigazione "Tirrenia" in Palermo. Infatti in due caseggiati appartenenti alla società Tirrenia erano stati asportati infissi e rubinetti, e numerosi vetri erano stati rotti, al fine evidente di arrecare danno, mentre le chiavi dei portoni d'ingresso che erano state affidate al Torretta e Pietro come custode venivano trovate nelle serrature.

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