Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d’assise di Bologna che ha condannato all’ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti


Una nota conclusiva a margine dei rapporti tra Federico Umberto D’Amato e Stefano Delle Chiaie riguarda la vicenda della società “Odal Prima” (ditta di import-export e consulenza con sede in Roma).

La vicenda è rilevante perché dimostra l’intreccio tra servizi, attività di copertura e gruppi del la destra eversiva e spiega la difficoltà di penetrare al l’interno di azione eversive abilmente camuffate per rendersi invisibili.

Essa è stata ricostruita dal maggiore Giorgio Tesser del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Bologna, sentito all’udienza del 25 giugno 2021. L’esatta ragione sociale della ditta, costituita il 28 febbraio 1979 era Odal C.s.a. – società in accomandita semplice. I soci erano i fratelli Roberto e Carmine Palladino; socio accomandatario Pietro Citti.

È altresì emerso che la società era stata costituita il 28 febbraio 1979 ed aveva la sede in via Satrico 7, Roma; la compagine sociale era formata dai fratelli Roberto e Carmine Palladino (rispettivamente, socio accomandatario e accomandante), nonché da Pietro Citti, stretto collaboratore di Flavio Carboni. Tutti costoro erano militanti di Avanguardia Nazionale. La sede della Odal era frequentata da altri esponenti di An (Adriano Tilgher, Maurizio Giorgi ed Emanuele Pintus).

Era emerso dalle indagini che la società svolgeva funzioni di copertura dell’attività di Avanguardia Nazionale, nel frattempo disciolta. Era punto di riferimento per soggetti che facevano capo al Delle Chiaie. Tra costoro Luigi Sortino e la compagna del Delle Chiaie Leda Pagliuca. La sua funzione era anche di tenere i contatti con il latitante Delle Chiaie. Nel corso di un servizio di osservazione del 4 marzo 1982 i carabinieri notarono presso la sede i noti Giorgio Vale, Gilberto Cavallini e Francesca Mambro, a conferma della persistente promiscuità delle due organizzazioni.

Riguardo a quest’ultima circostanza sono stati sentiti in dibattimento (udienza del 25 giugno 2021) i militari dell’Arma dei Carabinieri Mario Satta e Angelo Fiasca, che effettuarono una serie di servizi di osservazione in via Satrico n. 7 tra il febbraio e l’aprile del 1982.

L’identificazione dei tre terroristi fu compiuta in base a materiale fotografico consultato dopo il servizio di appostamento e dopo che gli stessi, latitanti si erano allontanati. Il teste Satta si è detto “certo” delle individuazioni (...) anche se, all’epoca nell’informativa si era mantenuto su una valutazione probabilistica o di quasi certezza.

Per i requirenti il riconoscimento deve ritenersi attendibile vista la contestuale presenza di tre soggetti riconosciuti come appartenenti ai Nar in un luogo di riferimento per l’eversione nera (tale era, come vedremo, l’ufficio della Odal di via Satrico), dovrebbe ipotizzarsi, in alternativa, che ivi siano venuti a trovarsi per pura coincidenza, contemporaneamente ed insieme, tre sosia del Vale, della Mambro e del Cavallini, o comunque tre persone così somiglianti ai suddetti, da indurre in errore un militare che osservava i loro movimenti al solo scopo di individuarli; il che appare logicamente da escludere, considerato anche il ristretto ambito ambientale in cui operavano le organizzazioni di estrema destra a Roma e, in particolare, coloro che intrattenevano relazioni con gli esponenti di Avanguardia Nazionale e con la sua sede simbolo ubicata presso la società Odal.

All’udienza del 22 dicembre 2021 è stata data lettura delle dichiarazioni rese da Piero Citti nel corso delle indagini, acquisite dalla Corte al fascicolo del dibattimento con ordinanza del 17 dicembre 2021 per sopravvenuta impossibilità di ripetizione determinata dalle gravissime condizioni di salute del teste.

È opportuno evidenziare che dal verbale di audizione del 21 luglio 2020 innanzi alla Procura generale di Bologna del Citti, acquisito stante l’irreperibilità, risulta che il Citti fu socio accomandatario della Odal, società di contabilità che serviva clienti caratterizzati dalla comunione ideologica con i soci e al contempo che il cliente principale che garantiva “il flusso finanziario decisivo” era il gruppo di società facenti capo alla finanziaria Sofint del noto Flavio Carboni e del fratello. Citti dopo qualche mese di lavoro alla Odal passò direttamente alla Sofint ma riuscì ad apprezzare la clientela della Sofint e della Odal, tra cui diversi personaggi legati alla banda della Magliana.

Dalla ricca testimonianza di Citti, che ha confermato un verbale del 1984, reso avanti al p.m. di Bologna, pieno di dettagli, i requirenti traggono una serie di inferenze che è necessario riportare per la loro concludenza rispetto alla prova della presenza di Avanguardia Nazionale nel contesto romano, al suo camuffamento, ai suoi rapporti sia con i servizi e sia con la criminalità organizzata romana, alla qualità e numerosità dei contatti con l’eversione nera, rispetto alla quale la società e la sua sede era un punto di riferimento sufficientemente sicuro, visto che il primo servizio di osservazione e controllo di cui si ha notizia è del 1982.

Le considerazioni che si traggono dai verbali e dai documenti allegati (...) sono le seguenti.

Anzitutto che Odal Prima fosse una società riferibile ad Avanguardia Nazionale, compagine guidata da Stefano Delle Chiaie; la stessa denominazione “Odal”, evocativa dell’omonima lettera dell’alfabeto runico, riconduce al simbolo di detta formazione eversiva, al cui interno operava una pluralità di soggetti risultati soci o frequentatori della sede della società, considerata in gergo giornalistico, desunto dagli atti delle indagini pubblicati “la cassaforte di Avanguardia Nazionale”.

Il fatto che la Odal abbia tratto linfa vitale dalla Sofint di Flavio Carboni e la data di costituzione della società (28 febbraio 1979) appaiono ai pubblici ministeri coincidenze non fortuite. Entrambe le circostanze, secondo la tesi dei pm, richiamano, eventi relativi al crack del Banco Ambrosiano.

Flavio Carboni fu condannato (tutte le sentenze milanesi e della Cassazione sono agli atti) per il delitto di bancarotta fraudolenta ai danni del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi per avere compiuto, in concorso con Francesco Pazienza ed altri, un’operazione distrattiva (tramite la società Prato Verde) avente ad oggetto un finanziamento di 6 miliardi di lire che fu utilizzato per scopi personali.

Nello stesso processo furono condannati, come sappiamo anche Licio Gelli e Umberto Ortolani, per analoghe condotte di bancarotta fraudolenta patrimoniale, tra cui la distrazione dei fondi indicati nel documento “Bologna”, “utilizzati per finanziare e organizzare la strage del 2 agosto 1980 anche in vista della conseguente attività di depistaggio delle indagini a cui, secondo le sentenze definitive di condanna, partecipò Francesco Pazienza”.

La cricca di soggetti che depredarono Roberto Calvi, finanziatore involontario della strage di Bologna, la vediamo comparire, pertanto, indirettamente nell’ambito delle indagini per la strage del 2 agosto.

Inoltre "la costituzione della Odal segue, inoltre, di pochi giorni la prima erogazione di denaro a favore di Federico Umberto D’Amato (avvenuta il 16 febbraio 1979), in vista dell’operazione documentata nell’appunto Bologna, ossia il finanziamento della strage del 2 agosto 1980, effettuata (come si è visto al capitolo 3) con fondi anticipati da Licio Gelli e dal medesimo recuperati attraverso il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi mentre la contestuale presenza di Flavio Carboni quale fonte di sostegno della società Odal e lo stretto rapporto di collaborazione eversiva esistente tra il D’Amato ed il Delle Chiaie, vero terminale di riferimento della Odal, non rendono tale coincidenza di date priva di significato indiziario.

I collegamenti sono presto fatti.

L’accertata frequentazione tra terroristi dei Nar, quali Francesca Mambro, Giorgio Vale e Gilberto Cavallini, ed esponenti di Avanguardia Nazionale (episodio del 4 marzo 1982) richiama quanto emerso nella citata deposizione resa l’11 giugno 2021 dal teste Walter Sordi in ordine all’assenza di steccati operativi tra i gruppi eversivi di estrema destra. Tale circostanza, del resto, è confermata dall’arresto in data 21 aprile 1981 di Massimo Carminati (estremista di destra di area Nar legato a Giuseppe Valerio Fioravanti, secondo quanto riferito dal Lucioli) insieme agli avanguardisti Domenico Magnetta e Alfredo Graniti presso il valico di Gaggiolo (Varese) durante un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine (...).

Ma di episodi analoghi ne sono emersi molteplici nel corso delle deposizioni di altri collaboratori ex militanti dei gruppi della destra eversiva. Del resto, l’unificazione tra Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale benché ufficialmente fallita, fu nella sostanza un modo per ricomporre e unificare tutti i mondi dell’eversione nera, come abbiamo visto in più luoghi della precedente esposizione, considerando in modo particolare i legami tra Fioravanti e Signorelli.

La collaborazione operativa tra An e Nar è attestata, secondo la Procura Generale.

Si richiamano in particolare i seguenti elementi:

- l’assistenza logistica prestata da Avanguardia Nazionale alle altre compagini (tra cui i Nar) attraverso la fornitura di documenti falsi e l’agevolazione di espatri clandestini compiuti mediante superamento della frontiera con la Svizzera;

- la compartecipazione a varie rapine 315 di componenti dei due gruppi eversivi (in particolare, Domenico Magnetta, Giuseppe Valerio Fioravanti e Massimo Carrninati) ammessa e menzionata dal Magnetta all’udienza dell’1 ottobre 2021 (...), risultante anche dalla sentenza emessa il 2 maggio 2021 dalla Corte di Assise di Roma;

- la gestione di un comune deposito-arsenale di armi, condiviso anche da Giuseppe Dimitri (di Terza Posizione), situato in uno scantinato di via Alessandria n. 129, Roma, di pertinenza degli uffici dell’agenzia assicurativa di Adriano Tilgher (figura di spicco in An), ove era ubicata anche la redazione (oltre alla direzione-amministrazione) del periodico Confidentiel, fra i cui redattori figurava lo stesso Tilgher. Direttore del giornale era Mario Tilgher, iscritto alla loggia massonica P2 e padre di Adriano.

L’analisi della Procura generale propone in definitiva un quadro di riferimento della realtà eversiva romana e veneta, nel quale si individuano gli esecutori accertati della strage, nella quale spiccano figure di vertice in grado di rispondere a sollecitazioni provenienti dai vertici dei servizi, in particolare dal quel grumo di potere piduista di cui faceva parte l’ex capo degli Affari riservati, che alla data del 1980 continuava ad essere punto di riferimento dei servizi di sicurezza in contatto con i vertici del Sismi e del Sisde, come vedremo nell’ultimo capitolo di questa parte.

L’azione a Bologna fu frutto di una convergenza di contributi non necessariamente al corrente l’uno dell’altro, così come delle persone che vi intervennero; fu però un’azione corale, guidata e coordinata nella quale i servizi ebbero il supporto di soggetti che verosimilmente senza conoscersi tra loro e con un diverso background di esperienze politiche vi apportarono un apporto derivante da una collaudata capacità di mimetizzazione e interlocuzione con agenti segreti di ogni livello e di ogni nazionalità. Dipanare la medaglia nel dettaglio non è evidentemente possibile, ma non è neppure qui necessario.

Ciò che è importante è avere assodato, da un lato, che il gruppo più vicino al D’Amato, quello di Avanguardia Nazionale, era certamente in grado di sostenere e intervenire in un’azione affidata a Fioravanti e a uomini di Terza Posizione, gruppi rispetto ai quali gli uomini dello stato maggiore di Delle Chiaie mantenevano una forte capacità di infiltrazione ed influenza, mentre, per altro verso, Fioravanti e gli altri, come sappiamo, mantenevano contatti e legami con l’area dell’ex Ordine Nuovo e quindi con i servizi segreti militari direttamente guidati da Gelli.

D’Amato e Gelli erano quindi in grado di reclutare elementi per un ’azione eclatante proveniente dall’intera frastagliata (apparentemente) gamma dei gruppi dell’eversione nera, essendo in grado di individuare all’interno di ciascuna di essi soggetti da impiegare in diversi ruoli e diversi momenti dell’azione esecutiva, disponendo al loro interno di diverse competenze e attitudini.

Di certo non solo non sorprende trovare nell’azione soggetti di diversa formale provenienza.

A chi ha promosso l’azione non interessavano certamente le sigle.

I riferimenti di costoro erano tali da potere organizzare un’azione alla quale prendessero parte soggetti di diversa origine e storia, che tra loro non si conoscevano ma che agivano, rispondendo a referenti distinti ma a loro volta facenti capo a Gelli e al servizio di D’Amato per quanto al momento è possibile ammettere.

Va ripetuto ancora una volta.

Ciò che si vuole disegnare è uno scenario nel quale Gelli e D’Amato assumono un ruolo di fondo, che non significa un’affermazione di responsabilità, tema estraneo a questo giudizio.

Un ruolo che rende compatibile, spiega e inquadra la presenza e l’affermazione di responsabilità nei confronti di Paolo Bellini che, come si vedrà, nell’area dei servizi segreti e delle operazioni sporche al servizio di mandanti di ogni genere, era compenetrato e attivo, come agente disponibile per ogni avventura al servizio degli obiettivi degli apparati schierati con progetti di destra autoritaria e per ogni operazione che richiedesse una elevata professionalità, oltre ad un elevato compenso.

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