- L’esplosione e l’incendio del palazzo di Ravanusa ha riportato alla ribalta un problema spesso sotterraneo per sua stessa natura: la sicurezza delle reti gas.
- Gli incidenti nella rete di distribuzione che corre sotto terra sono rari ma esistono. La procura sta indagando per comprendere la natura dell’esplosione che sembrerebbe legata a un accumulo di metano nel sottosuolo.
- Il distributore, Italgas in questo caso, deve rispettare rigide procedure di controlli previsti dall’Autorità per l’energia, tutti servizi che paghiamo in bolletta.
L’esplosione e l’incendio del palazzo di Ravanusa ha riportato alla ribalta un problema spesso sotterraneo per sua stessa natura: la sicurezza delle reti gas. Secondo il rapporto del Cig, il comitato italiano Gas che lo redige su mandato dell'Arera, l'autorità di regolazione per energia reti e ambiente, la possibilità che si verifichino esplosioni di questa entità sono ridotte ma esistono: nel 2019, ultimo dato disponibile, si sono verificati 157 incidenti legati al gas canalizzato di cui 16 mortali – in aumento rispetto all'anno precedente – e 53 con esplosione o scoppio.
La maggior parte riguarda caldaie, scaldabagni, punti cottura, e solo 11 la rete di distribuzione di cui 2 su parte interrata, 5 su parte aerea; 3 sul gruppo di misura. L’incidente del comune siciliano sembrerebbe avere a che fare proprio con la rete di distribuzione e nello specifico i tubi sotto terra. La procura di Agrigento sta indagando in queste ore per verificare la natura del disastro.
Come funzionano i controlli
La rete di Ravanusa è in concessione alla società Italgas, indirettamente partecipata dallo stato: Cdp Reti, del Gruppo Cdp, è il primo azionista con il 26 per cento, il gruppo Snam detiene una quota del 13,5 per cento del capitale.
In Italia esistono quasi 200 società di distribuzione, Italgas è tra le maggiori con una quota di mercato di circa il 30 per cento. Contrariamente a quanto si è detto in questi giorni, il fatto che la posa della rete sia del 1988 non significa automaticamente che sia vecchia, anzi, la metanizazzione del Mezzogiorno, arrivata in ritardo rispetto al resto del paese, ha fatto sì che sia più moderna. La vita utile delle tubature, secondo dati Italgas, è di 60 anni.
Vista la pericolosità del combustibile, l’Arera impone una rigida normativa sui controlli: intervento, ispezione della rete di distribuzione, attività di localizzazione delle dispersioni, sia a seguito di ispezione che di segnalazione da parte di terzi e l’odorizzazione del gas. Tutte attività che vengono pagate in bolletta insieme al servizio e che arrivano a pesare circa il 20 per cento della spesa delle famiglie.Il distributore sottopone a ispezione le condotte in bassa pressione (tipicamente le reti cittadine, che si distinguono da quelle fuori città, a pressione diversa) con periodicità pari a 4 anni mobili: ciò significa che la rete di ogni impianto gestito deve essere ispezionata nella sua interezza nel corso di ogni quadriennio. Con le nuove tecnologie i tempi per effettuare questi lavori sono notevolmente calati, e Italgas ha assicurato di essersi premurata di ispezionare la rete in questione sia nel 2020 sia nel 2021.
L’esplosione
Su cosa abbia provocato l’esplosione a Ravanusa le indagini sono ancora in corso. Secondo le prime verifiche ci sarebbe stato un accumulo di gas metano nel sottosuolo. Italgas ha smentito presunti lavori di manutenzione nei 5 giorni precedenti l’evento, sia in proprio che attraverso società terze, ma ha aggiunto che sono stati fatti interventi routinari su contatori domestici e su alcune valvole stradali da eseguire con cadenza periodica. Gli interventi, si sono svolti nell’abitato di Ravanusa in vie «distanti dal luogo dell’evento». I spravvissuti hanno raccontato di aver avvertito puzza di gas nei giorni precedenti all’esplosione, ma la società ha riferito di aver avuto segnalazioni solo in altre vie.
Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposo e in questi giorni sta acquisendo tutta la documentazione relativa alla rete di distribuzione. L'area interessata dall'esplosione è stata sequestrata, al momento 10mila metri quadrati, ma potrebbe diventare più ampia.
La procura ha già nominato un consulente tecnico. Frane e smottamenti sempre più frequenti nella regione anche a seguito delle condizioni climatiche inoltre possono aggiungersi a complicare il quadro della rete, a prescindere dall’età dei tubi.Non ci sono ancora novità sull'innesco che ha provocato l'esplosione. Quello che è evidente sono le fessurazioni nel terreno e anche nei palazzi: spazi nei quali il gas si è infilato, compresa la rete fognaria. Quindi l’esplosione e diversi incendi andati avanti per ore. Poi la ricerca delle vittime, conclusa ieri: nove persone morte. Gli inquirenti cercheranno di capire se e come poteva essere evitato. Oggi ad Agrigento sarà lutto cittadino.
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