- Il Veneto non è terra di mafia, ma è un territorio molto attrattivo per gli insediamenti economici e, per questo, anche per i traffici delle mafie. Che infatti curano il loro business anche in queste zone, da decenni.
- Ma se Verona, come confermato anche dalla recente inchiesta Taurus, è al primo posto per il numero di operazioni finanziarie sospette, quella scaligera è anche la prima città in Italia a essersi dotata di progetto denominato “Consulta della legalità”.
- Il progetto è una scommessa importante messa in atto al fine di tutelare le imprese veronesi sane e per evitare che, in questo momento storico così difficile, le mafie possano acquisire imprese e attività commerciali sul territorio.
Continua con la sua 16esima puntata la rubrica “Politica resiliente” curata da Avviso Pubblico, l’associazione nata nel 1996 per riunire gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica.
Il Veneto non è terra di mafia, ma è un territorio molto attrattivo per gli insediamenti economici e, per questo, anche per i traffici delle mafie. Queste organizzazioni criminali nel Veneto sono presenti da anni: la ’ndrangheta e la camorra da almeno trenta. A confermarlo tra le più recenti indagini è l’inchiesta Taurus, che ha rivelato come le ’ndrine calabresi abbiano messo radici nel tessuto economico del Nord e, in particolare, nella zona del veronese ma con interessi anche nel padovano, nel vicentino e nel trevigiano.
Le accuse vanno dall’associazione di stampo mafioso all’usura - con tassi di interesse dal 300 a oltre il 600 per cento -, dalle minacce alle rapine, dal riciclaggio al traffico di armi e di stupefacenti. Come emerge anche da altre operazioni condotte dalle forze di polizia e coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Venezia, negli ultimi anni il tema del riciclaggio a Verona è sempre più presente, così come non mancano episodi di corruzione che riguardano persone operanti nella pubblica amministrazione.
Usura e racket, soprattutto in tempo di Covid-19, sono tra le attività a maggior tasso di sviluppo. Il caporalato in agricoltura, lo smaltimento illecito dei rifiuti, l’edilizia, la grande distribuzione, i trasporti, il settore logistico e quello turistico, il traffico illecito di carburanti oltre ai tradizionali ambiti dei lavori pubblici e privati sono i settori a maggior rischio sul territorio veronese.
Questo è quanto evidenzia anche l’ultimo rapporto di Bankitalia secondo cui, nel primo semestre del 2020, nel territorio veronese sono state 845 le cosiddette «operazioni finanziarie sospette» dietro le quali si possono celare forme di riciclaggio di denaro. Il numero più alto tra le province venete: seguono Padova con 827 e Treviso con 784.
La Consulta della legalità
Ma se Verona è al primo posto per il numero di operazioni finanziarie sospette, quella scaligera è anche la prima città in Italia a essersi dotata di progetto denominato “Consulta della legalità”. Il progetto è promosso dalla Camera di commercio in collaborazione con Avviso Pubblico e vede coinvolte tutte le categorie economiche, con il supporto della prefettura, della procura nonché delle forze di polizia locali. Il fine è quello di costruire una rete di legalità organizzata operando sulla base di un approccio sistemico.
La Consulta promuove attività di formazione e informazione rivolte agli imprenditori, ai professionisti, ai sindacalisti, al mondo della cooperazione e dei consumatori. Il progetto nasce dopo l’incontro sul tema Mafie ed Economia realizzato nel marzo del 2019 da Avviso Pubblico e dalla Camera di commercio di Verona, al quale hanno partecipato oltre 300 persone.
«Negli ultimi anni, a Verona e provincia, è emersa la presenza di persone collegate ad organizzazioni criminali e mafiose, in particolare nel settore economico locale», spiega il presidente della Camera di commercio di Verona, Giuseppe Riello. «Per questo da tempo lavoriamo nella repressione delle condotte di concorrenza sleale e nell’intervento attivo su tutte le situazioni che incidono sul libero ed etico agire del mercato, condizione imprescindibile per la competitività delle imprese. Una risposta necessaria per fare sistema contro l’ingerenza e l’inserimento mafioso nelle società, che non si limitano ad agire illegalmente ma disperdono su un territorio sano il germe dell’illegalità e pian piano si inseriscono come partner economici».
Considerando la conoscenza la prima arma per battere le mafie, il progetto ha previsto anche la creazione di una pagina all’interno del sito internet della Camera di commercio dove gli operatori economici possono trovare informazioni, riferimenti normativi, documentazione utile e i recapiti dei soggetti istituzionali a cui rivolgersi per effettuare segnalazioni.
La mafia che non spara
Il progetto è una scommessa importante messa in atto al fine di tutelare le imprese veronesi sane e per evitare che, in questo momento storico così difficile, le mafie possano acquisire imprese e attività commerciali sul territorio.
Nelle fasi emergenziali, infatti, come emerge anche dai dati della Direzione investigativa antimafia, le organizzazioni mafiose propongono agli operatori economici in difficoltà soluzioni insperate ai problemi contingenti – in particolare la mancanza di capitali - che, invece, nella realtà si dimostrano illusorie e deleterie per l’intero sistema economico. Le attività illegali e criminali creano disequilibri e indebite interferenze e danneggiano la libera concorrenza.
A Verona, in Veneto e in altre regioni del Centro-Nord è presente e attiva una mafia imprenditrice che non spara e che non si manifesta con reati eclatanti, ma che si muove promettendo convenienze e offrendo vantaggi, mirando ad appropriarsi delle imprese.
Come ci si difende da tutto questo è uno degli obiettivi che si pone il progetto “Consulta della Legalità”: indicare agli imprenditori a chi rivolgersi e cosa fare qualora ci si ritrovi in determinate situazioni, supportarli e far sentire loro la presenza delle istituzioni, creando un circuito virtuoso tra operatori economici, Forze di polizia, magistratura e associazioni.
L’idea, quindi, è quella di creare una rete di legalità organizzata fondamentale per non lasciare soli gli operatori economici, per alzare le barriere e per lavorare con maggiore efficacia alla prevenzione e al contrasto del fenomeno mafioso e corruttivo ad ogni livello. Perché da tempo abbiamo imparato che per sbarrare la strada alle mafie non basta il prezioso lavoro delle forze di polizia e della magistratura, ma è necessario che ciascuno svolga con responsabilità il proprio ruolo nella società.
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