Sono anni che gli studenti si mobilitano contro quella che considerano come un’eccessiva commistione tra scuola e lavoro ma, scrive una di loro, «ci voleva una morte per svegliare le istituzioni»
Il 29 Gennaio, a Torino e in molte altre città italiane, diverse mobilitazioni studentesche hanno inondato le strade e le piazze con il cuore pieno di rabbia per la morte di Lorenzo Parelli, studente morto in alternanza 3 settimane fa.
Le piazze sono nate per risignificare la morte di un ragazzo di soli 18 anni, una morte violenta e ingiusta, una morte che abbiamo deciso di non far avvenire invano.
È da anni che studenti e studentesse si mobilitano contro l’alternanza perché fin da subito ci è stato chiaro il modello sfruttatore che rappresenta. Ma ci voleva la morte di uno di noi per rimettere al centro il tema per le Istituzioni, vere responsabili di questa vicenda e che ora piangono lacrime da coccodrillo mentre noi abbiamo scelto invece di lottare con il doppio della determinazione.
Abbiamo immediatamente indetto una manifestazione, a caldo e con la volontà di mostrarci insieme contro una scuola che non è più accettabile. Ci siamo riuniti in piazza Arbarello, a Torino, con la chiara idea di fare un corteo per riappropriarci dello spazio e prendere voce in un momento di invisibilità totale per noi giovani. Invece ci è stato impedito con una violenza inaccettabile e arbitraria da parte della polizia che ha selvaggiamente caricato la manifestazione per impedirne la partenza in corteo; le cariche sono state molteplici, ma nessuno studente o studentessa ha indietreggiato di fronte a questa prova di forza. Questo ha fatto sì che la polizia continuasse a imporsi con violenza per ore. Ci siamo immediatamente riuniti per confrontarci, tutti e tutte con l’intenzione di andare avanti con un percorso che in quel venerdì ha visto solo il suo inizio.
Così, abbiamo rilanciato sulla data del 4 febbraio dichiarando da subito l’obiettivo di fare un corteo. Da una settimana, in diverse località italiane sono in corso agitazioni crescenti, in ogni scuola ci si sta organizzando per essere tanti e determinati domani e questo dimostra che il comportamento intimidatorio tenuto dalla Questura non ha centrato l’obiettivo, tra noi studenti e giovani non si parla di paura, le nostre ragioni e la nostra unione sono la forza che ci serve e che ci spinge ad andare avanti, convinti perché certi di essere dalla parte giusta. La protesta non è stata zittita, anzi è in crescita e questo ne dimostra la determinazione.
Domani saremo in tanti e faremo il corteo. Di fronte a questo chiaro scenario, che è perfettamente documentabile da chiunque abbia il dono della ragione e la volontà di capire, leggiamo le imbarazzanti dichiarazioni della Ministra Lamorgese che ci viene a raccontare di “infiltrazioni che cercavano incidenti in piazza” come se i video non mostrassero con dovizia di particolari la situazione.
Non esistono infiltrazioni di alcunché nelle nostre piazze, il neo-nato movimento studentesco è compatto e rifiuta in toto una simile narrazione da parte di una ministra che non sa assumersi le proprie responsabilità in merito a centinaia di giovani e studenti feriti dagli uomini delle cosiddette forze dell’ordine.
La forza delle nostre ragioni è il motore per proseguire, ci vedremo domani mattina alle ore 10 in piazza XVIII Dicembre a Torino e saremo tanti e tante ma non sarà un punto di caduta, sarà la molla di slancio per crescere e avanzare. Vogliamo l’abolizione dell’alternanza una volta per tutte e non ci fermeremo adesso.
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