Ai domiciliari è finito Jorge Solis della Guernica srl, tra gli interdetti anche Mario Benotti, ex giornalista Rai, che ha esercitato «un’influenza occulta» sul commissariato guidato da Domenico Arcuri
- La Guardia di finanza di Roma sta eseguendo 5 misure cautelari a carico di mediatori e imprenditori, indagati per traffico di influenze, coinvolti nell'operazione per portare milioni di mascherine in Italia
- Per Mario Benotti è scattato, come per altri tre, il divieto temporaneo dell’esercizio di attività d’impresa, un altro indagato è finito ai domiciliari.
- L'indagine riguarda gli affidamenti, per un valore complessivo di 1,25 miliardi di euro, effettuati dal commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 a favore di 3 consorzi cinesi per l’acquisito di oltre 800 milioni di mascherine di varie tipologia, effettuate con l’intermediazione - non contrattualizzata dal commissariato
Dopo il sequestro di beni per 70 milioni di euro, la Guardia di finanza di Roma sta eseguendo 5 misure cautelari a carico di mediatori e imprenditori, indagati per traffico di influenze, coinvolti nell'operazione che ha portato in Italia ottocento milioni di mascherine.
Per Mario Benotti è scattato, come per altri tre, il divieto temporaneo dell’esercizio di attività d’impresa e del divieto di ricoprire incarichi o uffici direttivi in persone giuridiche/imprese (con interdizione dallo svolgimento di tutte le attività inerenti). Ai domiciliari è finito, invece, Jorge Solis della Guernica srl.
L’indagine riguarda gli affidamenti, per un valore complessivo di 1,25 miliardi di euro, effettuati dal commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 a favore di 3 consorzi cinesi per l’acquisito di oltre 800 milioni di mascherine di varie tipologia, effettuate con l’intermediazione - non contrattualizzata dal commissariato - di alcune imprese italiane, cioè la Sunsky s.r.l. di Milano, la Partecipazioni s.p.a., la Microproducts IT s.r.l. e la Guernica s.r.l. di Roma.
Benotti e il rapporto con Arcuri
Ma cosa emerge dalle carte dell’indagine? Tra il 2 gennaio e il 5 maggio 2020 ci sono stati 1282 contatti (sms e telefonate) tra Mario Benotti, successivamente indagato per traffico di influenze con l’aggravante transnazionale, e Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza.
Questo emergeva dal decreto di sequestro, firmato dal giudice Paolo Andrea Taviano, su richiesta della procura di Roma, ed eseguito dalla Guardia di finanza capitolina, qualche giorno fa.
La richiesta firmata dai pubblici ministeri Fabrizio Tucci, Gennaro Varone e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo parla di contatti giornalieri nei mesi di febbraio, marzo e aprile «a conferma di un’azione di mediazione iniziata ben prima del 10 marzo 2020». Tutto inizia da una commessa di mascherine, ordinata dal commissario Arcuri e dai suoi uomini, che ha consentito guadagni per decine di milioni di euro a due imprenditori.
Si tratta proprio di Mario Benotti e del manager Andrea Vincenzo Tommasi, che sono indagati dalla procura di Roma per traffico di influenze illecite, insieme ad altre sei persone che rispondono, a vario titolo, anche di ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio.
Tra le aziende cinesi e il commissario si frappongono alcune società che hanno effettuato un’attività di intermediazione, illecita secondo la procura, perché non contrattualizzata con la struttura commissariale: Sunsky srl di Milano, Partecipazioni spa, Microproducts, Guernica di Roma.
I finanzieri hanno sottoposto a sequestro quote societarie, Rolex, yacht, auto e moto di lusso, gioielli per un valore complessivo stimato in settanta milioni di euro.
La procura sentirà Arcuri
Benotti è un giornalista in aspettativa, ex direttore generale di Rai World, eccellenti entrature in Vaticano, per l’accusa è «persona politicamente esposta, per essere stato già consulente alla presidenza del Consiglio» quando era a capo della segreteria, nel 2015, del sottosegretario Sandro Gozi.
Benotti intrattiene uno stretto rapporto con Antonella Appulo, tra gli indagati, anch’ella con un passato politico. Pure la donna ricaverebbe dall’affare una somma: Tommasi, su disposizione di Benotti, «versa alla Appulo 53mila euro, giustificando il movimento finanziario con false fatturazioni», ricostruisce la procura. Secondo l’accusa, l’imprenditore Tommasi – patron della Sunsky srl - ha fatto ottenere a Benotti una consulenza da 12 milioni di euro, grazie ai rapporti che quest’ultimo aveva con Arcuri, di fatto soggetto passivo di reato, oggetto del traffico. Inizialmente la procura indaga per corruzione, poi il reato viene derubricato in traffico di influenze, e dalle carte dell’inchiesta emerge il rapporto tra Benotti e Arcuri.
Il commissario, attualmente, è ancora indagato per corruzione, ma per lui la procura ha chiesto l’archiviazione, nulla è emerso a suo carico. A quanto risulta, la procura intende sentirlo, in quale veste sarà il giudice a deciderlo. Nel caso di accoglimento della richiesta di archiviazione sarà ascoltato come testimone, in caso contrario, con la prosecuzione dell’indagine, Arcuri sarà ascoltato da indagato.
Nella richiesta di sequestro, la procura dettaglia i rapporti tra Arcuri e Benotti. L’operazione svolta dalla società Sunsky è stata promossa «dalla intermediazione verso il commissario Domenico Arcuri di Mario Benotti, dotato di credito personale verso il predetto pubblico ufficiale».
Tra Arcuri e Benotti i contatti precedono l’inizio dell’emergenza Covid, e confermano una conoscenza pregressa. Le telefonate e gli sms vanno dal gennaio 2020 e si prolungano fino a inizio maggio. Contatti che si interrompono il 7 maggio nonostante le insistenze della cordata Tommasi-Benotti e di Jorge Solis che volevano proporre nuovi affari.
Il 20 ottobre dello scorso anno Benotti chiede informazioni di questo atteggiamento assunto da Arcuri a Mauro Bonaretti, magistrato della Corte dei conti, in forza al commissariato, estraneo all’indagine. Benotti conferma di essere stato lui a organizzare, per conto del governo italiano, l’acquisto delle mascherine avendo perso il sonno per «tre mesi» e ricevendo le rassicurazioni di Bonaretti che spiega che l’atteggiamento di Arcuri è finalizzato a tutelare Benotti.
«Mi ha detto no guarda perché mi ci tengo, voglio evitare che Mario si sporca…lo voglio avvisare di questa situazione sapevo solo di questa preoccupazione…mi ha detto di non farti vivo in questa fase, di lasciarlo un attimo…per evitare casini», dice il magistrato Bonaretti al telefono.
Due giorni dopo i due si risentono, dalla conversazione emerge che il tramite verso Arcuri sia stato Benotti che rivendica la riuscita dell’operazione. «No a un prezzo bassissimo…glieli abbiamo portati e fintanto sdoganati, perché Arcuri non era in grado nemmeno di sdoganarli, perché Minenna (direttore dell’Agenzie delle dogane, ndr) ce l’aveva», dice Benotti a Bonaretti.
«Da tale conversazione appare evidente che il Benotti abbia svolto in modo occulto un’attività di mediazione nei confronti dell’organo commissariale, approfittando del rapporto personale con il commissario Arcuri al fine di indirizzare quest’ultimo a un canale di approvvigionamento di cui il Benotti è sodale occulto», scrive il giudice Taviano nel decreto di sequestro.
Benotti, intervistato su Rete4 da Nicola Porro, ha anche raccontato di aver incontrato Bonaretti e Arcuri e che quest’ultimo gli avrebbe chiesto di non sentirsi più perché da palazzo Chigi avevano avvisato di un'indagine in corso.
L'indagine che oggi ha portato alle misure cautelari e che è stata fin dall'inizio mutilata dalle fughe di notizie.
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