Un uomo di 32 anni, originario del Ghana, ha confessato: era un suo collaboratore. Ideo era arrivata in Italia nel 2010 e si era trasferita in provincia di Trento, dove aveva un’azienda agricola. Era diventata simbolo di integrazione
Un uomo è stato arrestato in Trentino. È accusato dell’omicidio di Agitu Ideo, la pastora etiope, diventata un simbolo dell’integrazione. Secondo fonti della procura, nella notte l’uomo di 32 anni, un collaboratore di Ideo originario del Ghana, ha confessato. Il movente sarebbe di natura economica, secondo i media locali alla base potrebbe esserci un presunto stipendio non pagato.
Il corpo della pastora, diventata simbolo dell'integrazione in Trentino, è stato ritrovato, nel tardo pomeriggio di martedì, nella sua camera da letto a Maso Villata, a Frassilongo, in provincia di Trento. È morta per le forti lesioni alla testa, forse provocate da un martello. Agitu Gudeta Ideo aveva 42 anni, da tempo si era trasferita in Trentino. In un paese della val dei Mocheni aveva avviato un’azienda agricola: la Capra felice.
L’allarme è scattato attorno alle 18 di lunedì. Un tecnico aveva un appuntamento con lei al mattino, ma Ideo non si era presentata. Fuori dalla casa l’auto era ferma e si era riempita della neve scesa in questi giorni. I vicini di casa hanno provato più volte a chiamarla al cellulare, senza mai ottenere risposta. Finché si sono accorti che dalla casa si sentiva, molto lieve, il rumore del telefono cellulare che vibrava a vuoto. A quel punto, sono entrati nella casa con una copia delle chiavi e hanno scoperto quello che era successo.
Due anni fa la donna, rifugiata arrivata in Italia nel 2010, aveva ricevuto minacce razziste. Solo qualche mese fa il colpevole era stato condannato a 9 mesi per lesioni dal tribunale di Trento. Era stata però esclusa la discriminazione razziale, contestata dall’accusa. Quell’episodio e l’omicidio non hanno però alcun legame.
Ideo era fuggita dall’Etiopia con la sua famiglia dopo essere stata minacciata di arresto dal governo etiope per il suo impegno contro le multinazionali che volevano speculare sulle terre dei poveri agricoltori locali. Era tornata in Trentino, doveva aveva studiato all’università di sociologia. E aveva deciso di avviare la sua azienda agricola.
Aveva ottenuto molti riconoscimenti per le sue battaglie e il suo lavoro. Credeva in un mondo più giusto, eguale.
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