- Al processo sulla strage del ponte Morandi, Aspi, che è stata acquisita dallo stato pagando miliardi ai Benetton, assieme alla Spea, che in teoria era responsabile di controlli e manutenzioni, ha chiesto che la sua citazione come responsabile civile sia considerata nulla.
- Al momento le parti civili sarebbero due famiglie delle vittime che non hanno accettato i risarcimenti e poi aziende e feriti che hanno subito i danni dal crollo del ponte.
- La società ha già patteggiato nel processo e ora trova allineata con la sua richiesta anche la procura che sostiene come la priorità sia chiudere in fretta il dibattimento. In questo modo i soli a pagare i risarcimenti sarebbero i manager eventualmente condannati.
Aspi, la società che lo stato tramite la Cdp ha acquisito dai Benetton, chiede non risarcire le parti civili al processo sulla strage del ponte Morandi. Al momento le parti civili, sarebbero due famiglie delle vittime che non hanno accettato i risarcimenti e poi aziende e feriti che hanno subito i danni dal crollo del ponte. Durante le indagini preliminari il gup aveva rigettato la richiesta.
La società assieme alla Spea, che in teoria era responsabile di controlli e manutenzioni, ha chiesto che la sua citazione come responsabile civile sia considerata nulla, secondo quanto riporta la Repubblica di Genova, giustificandola con il fatto che durante le fasi di incidente probatorio, la società risultasse semplicemente indagata per i fatti.
Anche la procura allineata
Per non risarcire i danneggiati, quindi, le due imprese invocano sostanzialmente un vizio di forma. Ma la loro linea è stata sposata anche dalla procura di Genova per paura che la costituzione delle parti civili, al momento ancora non formalizzata, si allarghi a dismisura e rallenti il dibattimento.
La priorità insomma è chiudere con la condanna dei manager e a questo punto salvando la società passata nelle mani dello stato pagando i Benetton e che ha già patteggiato anche dall’onere dei risarcimenti.
«L’eventuale esclusione della responsabilità civile di Aspi e Spea dal processo non ci fa ovviamente piacere. Ma capiamo le motivazioni tecniche processuali. Quel che davvero ci preoccupa è l'abnorme numero di parti coinvolte che allungherebbe in maniera inaccettabile i tempi. Speriamo si possa sfoltire un po’», ha detto Egle Possetti, portavoce del comitato dei parenti delle vittime del crollo del Ponte Morandi.
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