- La Comunità di Sant'Egidio scende in campo per «dare voce a tutti gli anziani i cui diritti sono negati», e per sollecitare un ripensamento del sistema di assistenza e cura che possa migliorare le loro condizioni di vita durante e oltre il Covid-19.
- Il messaggio è chiaro: serve proteggere, non isolare. «Siamo fortemente preoccupati per ciò che sta avvenendo anche in questa seconda ondata in tante strutture residenziali per anziani», confessa il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo.
- «C'è un isolamento che tocca la vita di queste persone ormai da mesi. E noi sappiamo che nella solitudine si muore».
Agire, subito, dopo mesi di immobilismo. Prima di dover fare di nuovo i conti con scenari già vissuti durante la prima fase della pandemia. La Comunità di Sant'Egidio scende in campo per «dare voce a tutti quegli anziani i cui diritti sono negati», e per sollecitare un ripensamento a fondo del sistema di assistenza e cura che inneschi un miglioramento delle loro condizioni di vita durante e oltre il Covid-19.
Il messaggio che parte da Sant'Egidio è chiaro: serve proteggere, non isolare. «Siamo fortemente preoccupati per ciò che sta avvenendo anche in questa seconda ondata in tante strutture residenziali dove vivono gli anziani», confessa il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo, durante la conferenza Mai più soli. «È stato fatto troppo poco, quasi nulla durante l'estate. La situazione, nonostante l'impegno profuso da operatori sanitari e infermieri, si è deteriorata. Sono mancate delle linee guida chiare, come è stato fatto per la scuola. C'è un isolamento che tocca la vita di queste persone ormai da mesi. E noi sappiamo che nella solitudine si muore, si muore di più».
Per questo Impagliazzo, rivolgendosi alle istituzioni, chiede «con forza» che rapidamente in tutte le strutture residenziali – Rsa o case di cura – siano approntati sistemi in protezione che «permettano agli anziani di ricevere visite o comunque di avere un contatto con l'esterno». Il sistema delle tele-chiamate di cui tanto sui è parlato, sottolinea, non funziona quasi da nessuna parte, «è una fake news».
«La verità» è che assistiamo all'isolamento degli anziani che porta a decessi legati all'abbandono. Quanto accaduto nella prima fase della pandemia, però, non deve verificarsi. «Circa il 50 per cento dei decessi degli anziani è avvenuto nei luoghi dell'assistenza residenziale a lungo termine. Percentuale impressionante che ci dice che qualcosa bisogna fare». Prosegue, «Serve superare la patologia dell'isolamento, approfittiamo di questa emergenza trasformandola in occasione per ripensare tutto il sistema di vicinanza, assistenza e cura».
La Comunità di Sant'Egidio spinge quindi per un superamento del sistema della residenzialità e auspica un passaggio a un sistema di nuove reti familiari. In primis con l'allargamento dell'assistenza domiciliare integrata, «che rappresenta in Italia una quota irrisoria dell'assistenza», evidenzia Impagliazzo riportando i numeri: «Si stima mediamente 16 ore all'anno per anziano bisognoso. Questo dato evidenzia uno squilibrio impressionante. Fingiamo di avere un'assistenza territoriale, ma la vera assistenza la fanno le badanti. Sono quasi un milione e sono indispensabili».
Ecco perché devono essere semplificati gli strumenti che portano alla loro regolarizzazione. Un altro tema sul tavolo è poi quello del sommerso che ruota attorno al mondo degli anziani. La Comunità infatti ha censito molti più posti letto di quelli che sono in realtà accreditati dalle Regioni. «Noi chiediamo che il nostro programma Viva gli anziani sia diffuso in tutta Italia. Si tratta di un sistema di monitoraggio che evita i ricoveri senza motivo. Il tasso di mortalità nelle tre regioni in cui è attivo, Lazio, Liguria e Piemonte, è stato del 20% in meno nei mesi duri del lockdown».
© Riproduzione riservata