Nell’ospedale di Lipari, l’unico dell’arcipelago, non esiste la cardiologia e tutti gli altri reparti non hanno personale adeguato, specialmente nei mesi estivi, quando la popolazione arriva a 120mila unità. Un pezzo del paese non riesce a garantire le norme basilari dell’assistenza sanitaria sancite dalla Costituzione
- A Lipari se l’assistenza non è adeguata si può morire. La cardiologia non esiste. Il servizio salvavita viene garantito da un solo cardiologo che fa turno ambulatoriale dalle 8 alle 14.
- Le richieste di soccorso sono talmente tante che sta fiorendo un mercato parallelo di privati con onorari salati. In questo periodo, la mancanza di un ortopedico diventa una emergenza nelle emergenze, con molti pazienti con traumi costretti o a salire su un aliscafo per raggiungere gli ospedali della terraferma.
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Per discutere un’azione comune contro la regione e lo stato si è riunito a Lipari il comitato dei sindaci dell’arcipelago. L’obiettivo è ottenere per le isole minori una legislazione speciale in fatto di assistenza sanitaria.
«Il cardiologo? Nelle ore in cui c’è....». Il sorriso ironico di un infermiere del Pronto soccorso cozza con l’amara realtà. A Lipari, unica isola dell’arcipelago eoliano in cui esiste un ospedale ci sono tante di quelle carenze di personale e tanti di quei reparti chiusi nel corso degli anni per far quadrare i bilanci sanitari della regione Sicilia, che si fa fatica a considerare garantite le norme basilari dell’assistenza sanitaria sancite dalla Costituzione.
Con l’aggravante che Lipari e le altre sei isole si trovano a non meno di 24 miglia dalla costa, con i disagi del mare e d’inverno con le continue interruzioni dei collegamenti a causa della carenza di un sistema portuale che non permette gli attracchi dei mezzi quando il mare è grosso.
D’estate poi le isole diventano mete gettonate del turismo e le presenze arrivano a toccare e superare le 120mila unità.
Il dramma nel dramma è che a Lipari se l’assistenza non è adeguata si può morire. La cardiologia non esiste. Il servizio salvavita viene garantito da un solo cardiologo che fa turno ambulatoriale dalle 8 alle 14.
Gli altri giorni c’è una copertura saltuaria al pomeriggio e a giorni alterni grazie a una convenzione tra l’Asp e l’ospedale Papardo di Messina.
Notti senza assistenza
Ma il problema maggiore si ha nelle ore notturne in cui non esiste un’assistenza e qualora si ha necessità di ricorrere alla cardiologia si devono attendere i tempi dell’elisoccorso.
«Purtroppo – aggiunge l’infermiere che preferisce mantenere l’anonimato – di notte c’è il pronto soccorso che stabilizza il paziente in attesa dell’elisoccorso. Ma se il tempo non è clemente il mezzo non arriva e bisogna attendere l’indomani».
Sul nodo dell’assistenza cardiologica l’ultimo concorso bandito è andato deserto, ma l’Asp aveva trovato un escamotage che avrebbe potuto coprire anche il servizio notturno.
Un cardiologo molto conosciuto, con casa alle Eolie e in pensione da poche settimane, si era detto favorevole a stipulare un contratto con l’Asp per coprire i turni scoperti.
Tutto sembrava dovesse andare per il verso giusto, ma il giorno in cui il professionista è andato all’Asp di Messina per firmare il contratto sono sorti i problemi. Il cardiologo in pensione, per la legge Madia, avrebbe dovuto o rinunciare alla pensione per tutta la durata del contratto, oppure continuare a percepire la pensione, ma essere pagato soltanto con un forfettario e i rimborsi viaggio.
Così non ha accettato ed è andato a lavorare in un ambulatorio privato sull’isola.
Anche l’ortopedia
Le carenze nel piccolo ospedale non si fermano alla cardiologia. C’è il paradosso dell’ortopedia, reparto chiuso da anni, coperto soltanto una volta a settimana da un medico che arriva dalla terraferma.
Le richieste di soccorso sono talmente tante che sta fiorendo un mercato parallelo di privati con onorari salati. In questo periodo, inoltre, con le sette isole prese d’assalto dai vacanzieri, la mancanza di un ortopedico diventa una emergenza nelle emergenze, con molti pazienti con traumi costretti o a salire su un aliscafo per raggiungere gli ospedali della terraferma, oppure, se impossibilitati a muoversi, ad attendere il turno dell’elisoccorso per raggiungere gli ospedali del messinese, con un costo di 7mila euro circa a viaggio, che diventano 10 mila se si devono raggiungere le strutture sanitarie più lontane.
«All’incirca – spiega un medico – ogni estate registriamo non meno di due, tre elisoccorsi al giorno. Basta moltiplicare questo dato per 10mila euro per avere la contezza dei costi».
L’Asp è corsa ai ripari e ha pubblicato pochi giorni fa un bando rivolto a medici delle discipline di cardiologia, ortopedia, pediatria, anestesia, chirurgia generale, medicina d’urgenza e ostetricia e ginecologia che copre di soldi tutti quei sanitari, da Aosta a Lampedusa, che temporaneamente vorranno venire a lavorare nell’arcipelago.
«Abbiamo all’ospedale di Lipari una grave carenza di medici, soprattutto cardiologi e addetti di pronto soccorso», spiega il commissario dell’Asp Messina, Bernardo Dino Alagna, «così si è deciso di rinforzare l’area di emergenza e altre discipline con un avviso con cui cerchiamo anche per periodi brevi medici che incentiviamo con una tariffa oraria di 80 euro per la copertura del turno dalle 8 alle 20. Poi gli stessi medici potrebbero essere reperibili nelle ore notturne con una indennità aggiuntiva di 50 euro l’ora, oltre al vitto e l’alloggio gratis».
Unica alternativa
Secondo i numeri del commissario un medico a tempo determinato che decide di andare a lavorare a Lipari per l’estate arriverebbe a guadagnare quasi mille euro lordi al giorno. Se dovesse lavorare per 30 giorni ne guadagnerebbe 30mila e se dovesse coprire i turni sino a settembre ne percepirebbe quasi 90mila.
«Purtroppo – aggiunge il commissario – non possiamo fare altrimenti. Nel corso dei mesi passati abbiamo bandito molti concorsi, ma i vincitori una volta chiamati a firmare il contratto rinunciano, forse perché considerano Lipari una zona svantaggiata e poco importante per la loro carriera medica. Nell’ultimo anno e mezzo in cui sono commissario all’Asp abbiamo cercato tutte le modalità di legge per reperire medici, ma è stata una ricerca vana».
I casi di assistenza negata non si contano. Nelle sette isole tanto amate dai turisti subacquei non è possibile attivare la camera iperbarica perché mancano gli anestesisti.
Un professionista per tanti anni primario di anestesia, oggi in pensione, è stato richiamato, ma nel frattempo è diventato anche assessore della neo giunta liparota. Per spirito di servizio ha accettato di discutere un suo contratto, ma sono già alcune settimane che aspetta una risposta per entrare in servizio.
Legislazione speciale
Per discutere una azione comune contro la regione e lo stato si è riunito a Lipari il comitato dei sindaci dell’arcipelago. Al tavolo il primo cittadino di Lipari, Riccardo Gullo e i suoi colleghi di S. Marina Salina, Domenico Arabbia, Clara Rametta di Malfa e Giacomo Montecristo, primo cittadino di Leni.
L’obiettivo è premere sulla regione e sullo stato per ottenere per le isole minori una legislazione speciale in fatto di assistenza sanitaria.
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