Dopo aver colpito l’Europa centrale negli scorsi giorni, nella notte tra mercoledì e giovedì, la tempesta Boris ha colpito l’Italia. Con fortissime piogge in Emilia-Romagna e Marche. Il risultato è che, sedici mesi dopo l’alluvione di maggio 2023, l’Emilia-Romagna si ritrova di nuovo sott’acqua. Fortemente colpita è stata la provincia di Ravenna. La zona di Borgo Cimatti a Faenza – zona rossa nel 2023 – si è allagata a causa dell’esondazione del fiume Marzeno.

Nella frazione di Traversara di Bagnacavallo le persone sono state costrette a salire sui tetti delle case in attesa dei soccorsi e due persone che risultano disperse. In provincia di Bologna invece ci sono state numerose frane e durante la giornata alcune tratte ferroviarie sono state temporaneamente sospese. Secondo i dati diffusi dalla regione, in 48 ore sono caduti oltre 350 millimetri di pioggia, contro i 400-450 che avevano colpito la regione lo scorso anno ma nel corso di due eventi alluvionali separati. Oltre mille persone sono state evacuate in tutta la regione. Il capo dello stato, Sergio Mattarella, ha chiamato la presidente della regione facente funzioni, Irene Priolo e le ha espresso «vicinanza in questo momento di difficoltà, chiedendole di ringraziare tutti coloro che si stanno adoperando per aiutare chi si trova in condizioni difficili».

Il ministro Musumeci

La giornata è stata quindi caratterizzata da una situazione di grande emergenza. I soccorsi hanno lavorato tutta la giornata, ma non sono mancate le polemiche politiche, esplose soprattutto dopo dopo le parole del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci. Il ministro ha convocato una conferenza stampa a palazzo Chigi per un punto della situazione in Emilia-Romagna e ha confermato di essere pronto a valutare lo stato di emergenza nel caso in cui Priolo ne faccia richiesta.

Ma non si è limitato a questo e, nonostante la premessa di non voler alimentare polemiche, Musumeci ha sottolineato che «il compito di prevenzione strutturale e infrastrutturale è di competenza delle regioni» scaricando eventuali responsabilità del governo per ciò che è successo.

«Nel 2023 è avvenuto quello che è avvenuto perché nei vent’anni prima non è stato fatto quello che doveva essere fatto o è stato fatto come è stato fatto. Le infrastrutture idriche non si realizzano in sei mesi». Quindi ha sottolineato che la regione ha ricevuto un miliardo e 200 milioni di euro negli ultimi due anni e 594 milioni negli ultimi dieci anni: «Non sappiamo quante di queste risorse sono state già impegnate, ma entro giugno 2026 le opere dovranno essere completate e collaudate perché si tratta di fondi del Pnrr. Io credo che non sia un problema di risorse, ma un problema di programmazione e di progettazione, di mettere in cantiere e trasformare le idee in azione».

ANSA
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L’opposizione

Le parole del ministro hanno scatenato le reazioni di vari esponenti dell’opposizione e in particolare del Partito democratico. Prima tra tutte quella della presidente Priolo, che ha espressamente chiesto al commissario per l’alluvione del 2023, il generale Francesco Paolo Figliuolo, di «dissociarsi dalle dichiarazioni del ministro, cosa che non so se farà».

Secondo Priolo il commissario ritiene che la regione stia portando avanti gli interventi post alluvione nel modo corretto. Finora, secondo la presidente, tutti i fondi stanziati sono stati impegnati in interventi completati o in corso. Lavori più strutturali sono nel piano di ricostruzione, che la regione attende «con impazienza che sia approvato».

Durissima anche la segretaria del Pd ed ex-vicepresidente della regione, Elly Schlein, che ha espresso la propria vicinanza alle comunità colpite dall’alluvione e che ha attaccato il governo perché «mentre gli amministratori dell’Emilia-Romagna hanno passato la notte a gestire l’emergenza, organizzare soccorsi e sostenere la popolazione, la destra di governo si è messa subito a fare sciacallaggio politico per fini elettorali».

Schlein ha inoltre ricordato i tempi lunghi per nominare il commissario lo scorso anno e la scelta di accentrare su Figliuolo, e sull’esercito, poteri e responsabilità per la ricostruzione. Di sciacallaggio hanno parlato anche i parlamentari del Pd Graziano Delrio e Andrea Gnassi.

Soltanto mercoledì, durante l’assemblea di Confindustria, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva attaccato il principale strumento messo in atto dall’Unione europea in questi anni per contrastare la crisi climatica: il Green deal.

La presidente del Consiglio ha fatto riferimento ai «risultati disastrosi frutto di un approccio ideologico del Green deal europeo» e ha promesso il suo impegno «per correggere queste scelte». A sottolineare queste parole è stato Angelo Bonelli, dell’Alleanza verdi e sinistra: «Giorgia Meloni è intervenuta in Confindustria dicendo che la transizione ecologica è un disastro e va fermata e mentre pronunciava quelle parole l’Emilia-Romagna andava nuovamente sott’acqua».

Bonelli ha quindi sottolineato i problemi che stanno colpendo l’Italia a causa della crisi climatica e ha sarcasticamente ricordato la visita della presidente del Consiglio, nelle stesse zone alluvionate, lo scorso anno: «Mi chiedo se Meloni, alla luce di tutto quello che sta accadendo, si rimetterà gli stivali di gomma per tornare in Emilia-Romagna a promettere soldi che non sono mai arrivati».

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