La batteria di un modello di iPhone aveva smesso di funzionare dopo un aggiornamento al sistema operativo. Ora l’associazione dei consumatori punta a un risarcimento record, come già avvenuto negli Stati Uniti
- L’associazione dei consumatori ha depositato un atto di citazione al tribunale di Milano. Chiede alla corte l’ammissione di una class action contro Apple.
- L’iniziativa di Altroconsumo parte da una decisione dell’antitrust (ora pendente al Consiglio di stato). L’iPhone 6 aveva una batteria la cui durata è diminuita vistosamente, dopo l’aggiornamento del sistema operativo.
- Iniziative simili sono in corso in altri paesi europei. Negli Stati Uniti, dove c’è stata la prima class action per ottenere un risarcimento, la società ha transato ben 500 milioni di dollari con i consumatori e 113 milioni con 34 stati federati degli Usa.
Altroconsumo sfida Apple e la porta in tribunale per quella che si annuncia una causa civile storica. La maggiore associazione dei consumatori italiana, guidata dal segretario generale Luisa Crisigiovanni, ha infatti depositato un atto di citazione al tribunale di Milano con il quale chiede alla corte l’ammissione di una class action contro la società americana.
Sembra una sfida impossibile: da un lato un’associazione di consumatori, dall’altra un colosso cui gli investitori di tutto il mondo assegnano un valore di 2.340 miliardi di dollari, ovvero 1.920 miliardi di euro, stando alla chiusura di Wall Street di venerdì scorso. Per dare un senso a questa grandezza, basta pensare che il totale di tutto il denaro che giace nei conti correnti e depositi in Italia è di circa 1.700 miliardi di dollari. Nei conti di Apple, invece, ci sono 191 miliardi di dollari (li amministra l'italiano Luca Maestri, cfo del gruppo), ovvero circa 160 miliardi di euro. Pari a tre quarti dei 209 miliardi che l’Unione europea ha destinato all’Italia per il Next generation Eu.
Una sfida possibile
In realtà, quella lanciata da Altroconsumo è una sfida possibile. Si appoggia su una decisione dell’antitrust in difesa dei consumatori italiani che avevano acquistato uno dei modelli di iPhone 6, messo in commercio a partire dal 2014.
Nel settembre 2018 la nostra autorità ha comminato una multa da 10 milioni di euro ad Apple, sostenendo che il gruppo americano avesse violato il Codice del consumo in relazione a una pratica scorretta.
Problema di batteria
Tutto ruota intorno alla batteria del telefonino, che spesso ci causa un sottile filo d’ansia quando è agli sgoccioli e la cui durata è una delle variabili di cui teniamo conto quando lo acquistiamo. È esperienza comune di tutti la ricerca ovunque di una presa della corrente per ricaricare la batteria anche solo qualche minuto, soprattutto se del telefono abbiamo bisogno per lavoro o per gli affetti.
Cos’era successo nello specifico alla batteria degli iPhone 6? A seguito di un aggiornamento del sistema operativo del cellulare, iOS 10 per la precisione, la durata della batteria aveva avuto un crollo verticale, tanto da non durare più di qualche ora.
Non solo: i cellulari avevano preso a spegnersi improvvisamente, a prescindere dalla carica residua di energia.
È esperienza comune di tutti i possessori di telefoni Apple di quanto siano insistenti le notifiche con le quali la società invita ad aggiornare il sistema operativo. In questo caso, però, la società non aveva avvertito del danno che si sarebbe prodotto alla batteria di chi, in evidente buona fede, seguiva il consiglio.
Il “contropacco”
Se questo era già un bel «pacco», per dirla con le parole di Luciano De Crescenzo, il «contropacco» e il «doppiopaccotto» arrivavano quando gli ignari proprietari dello smartphone si recavano dai rivenditori Apple per chiedere lumi di questo problema. Per la società non c’era alcuna correlazione tra aggiornamento e crollo della batteria.
Per venire incontro ai propri clienti italiani, dopo svariate proteste – peraltro sollevate in tutto il mondo – Apple si era detta disponibile a cambiare le batterie a 29 euro invece degli 89 nove euro di listino. Un’offerta a cui tanti clienti hanno aderito credendo nella trasparenza di Apple.
E il cliente, incartato a dovere, era caduto vittima di quella che in gergo tecnico si chiama “obsolescenza programmata” grazie alla quale non siamo più noi artefici del ciclo di vita di ciò che compriamo ma lo è chi ci vende gli oggetti.
Il provvedimento dell’antitrust è stato confermato dal tar del Lazio con una sentenza del maggio 2020 e nelle more di un pronunciamento del Consiglio di stato, Altroconsumo ha lanciato la sua sfida ad Apple attraverso la richiesta di una class action che copre tutti i modelli della serie 6 dell’iPhone, di cui si stima siano state vendute un milione di unità tra il 2014 e il 2020.
Per l'associazione, se la spesa media di sostituzione della batteria è di 60 euro, il risarcimento massimo è di 60 milioni di euro, se l’azione di classe fosse ammessa e se dovessero aderire tutti coloro che sono stati possessori di quei modelli. Il diritto civile italiano vincola il giudice a tenere conto delle decisioni antitrust quando sono definitive. Se quindi dovesse arrivare la conferma del Consiglio di stato, la strada sarebbe in discesa. Questa azione, peraltro, si somma a quelle simili messe già in campo in Spagna e Belgio nel dicembre del 2020 da associazioni dei consumatori gemellate con Altroconsumo e riunite sotto il sindacato Euroconsumers. Un’azione simile sarà fatta anche in Portogallo. Negli Stati Uniti, dove c’è stata la prima class action per ottenere un risarcimento, la società ha transato ben 500 milioni di dollari con i consumatori e 113 milioni con 34 stati federati degli Usa. Una risoluzione che potrebbe far ben sperare.
Questioni aperte
Dietro questa citazione ci sono in realtà anche altri aspetti da considerare. Come l'invasività con la quale Apple, attraverso i suoi aggiornamenti in remoto, può controllare il nostro telefono e quindi, potenzialmente, violare la nostra privacy.
Ma anche l’enorme tema della catena di produzione di batterie e cellulari, con tutte le problematiche sia ambientali sia di sfruttamento di intere popolazioni. Come avviene ad esempio nella Repubblica del Congo, dove si estrae la maggior parte del coltan del mondo – indispensabile per i telefonini – tra guerriglie sanguinose e condizioni di estrema povertà.
Più veloce è l’obsolescenza e più si alza la domanda di queste materie prime.
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