Sono stati 438 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza (- 6 per cento rispetto al 2020, quando furono 465) rivolti nel corso dell’anno 2021 contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica amministrazione, registrati da Avviso pubblico in tutto il paese.
Continua con la sua 29esima puntata la rubrica “Politica resiliente” curata da Avviso Pubblico, l’associazione nata nel 1996 per riunire gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica.
Fare l’amministratore pubblico in Italia, oltre che difficile, sta diventando sempre più pericoloso. Lo dimostra, ancora una volta, il report “Amministratori sotto Tiro” che l’associazione Avviso pubblico. Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione redige dal 2010. Seppure i dati relativi al 2021 facciano registrare un calo nella numerosità degli eventi rispetto al 2020, la situazione resta preoccupante.
Sono stati 438 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza (- 6 per cento rispetto al 2020, quando furono 465) rivolti nel corso dell’anno 2021 contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica amministrazione, registrati da Avviso pubblico in tutto il paese.
Si registra un calo del numero dei Comuni interessati (- 5 per cento, da 280 a 265) ma c’è un dato al quale prestare particolarmente attenzione: il 20 per cento dei 438 casi censiti nel 2021 sono avvenuti in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose, il dato più alto mai registrato nei rapporti di Avviso pubblico. Questi atti intimidatori hanno coinvolto ben 57 Comuni, a conferma di quanto il rapporto tra mafia e politica, in particolare nel Mezzogiorno, sia un tema attuale sul quale la politica nazionale, i partiti e i movimenti, non possono concedersi distrazioni.
Rimane stabile invece il numero di province coinvolte (88 nel 2021, una in meno dell’anno precedente).
Il divario territoriale
Le distanze tra Centro-Nord e Sud si stanno invece progressivamente assottigliando. Sono stati censiti atti intimidatori in tutte le regioni d’Italia, ad eccezione della Valle d’Aosta. Continua a crescere l’incidenza dei casi al Centro-Nord, giunta nel 2021 al 45,5 per cento del totale.
La Campania si conferma – ininterrottamente dal 2017 – la regione in cui sono state registrate il maggior numero di intimidazioni a livello nazionale, con 72 casi, pur facendo segnare un calo del 15 per cento rispetto al 2020. Seguono Sicilia e Calabria rispettivamente con 51 e 45 casi. Quest’ultima, dopo anni in calo, segna un aumento del 18 per cento degli atti intimidatori emersi.
Quarto posto per la prima regione al di fuori del Mezzogiorno: la Lombardia (43) supera infatti la Puglia (41) per numero di casi censiti, confermandosi il territorio più colpito dell’area Centro-Nord. Cresce in maniera sensibile il fenomeno in Veneto (39 casi, +30 per cento sul 2020), mentre a chiudere le prime 10 posizioni ci sono il Lazio (26, in calo), il Piemonte (25, casi raddoppiati), la Toscana (20, stabile) e l’Emilia-Romagna (13, casi dimezzati rispetto al 2020).
Anche nel 2021 il territorio provinciale piuù colpito si conferma Napoli, con 45 casi. Seguono Reggio Calabria (20 casi), Cosenza (19). La prima provincia del Nord è Venezia (18), seguita da Milano, Torino e Salerno (17), Foggia (16), Roma e Palermo (13).
Si minacciano sia gli amministratori in carica, in particolar modo i Sindaci, sia chi si candida a ricoprire un incarico pubblico. «E questo non è un bel segnale per la qualità della nostra democrazia, che già registra un tasso preoccupante di astensionismo oltre che una crescente difficoltà a dare vita a liste di candidati in vista delle elezioni amministrative» sottolinea il presidente di Avviso pubblico, Roberto Montà, durante la presentazione del Rapporto.
Il rapporto di Avviso pubblico di quest’anno registra anche un incremento delle minacce e delle intimidazioni ai danni dei presidenti e dei consiglieri regionali che, com’è noto, nell’esercizio delle loro funzioni dispongono del potere di legiferare e prendere provvedimenti che, come abbiamo visto nella gestione della pandemia, hanno una ricaduta significativa su vaste aree territoriali e non sempre sono compresi e accettati da tutta la popolazione.
Tradizione e modernità caratterizzano la tipologia degli strumenti con i quali si minacciano donne e uomini che pro tempore amministrano le loro comunità. Insieme agli incendi di auto, abitazioni, strutture e mezzi comunali – all’idea di ricorrere, addirittura, ad un ipotizzato sequestro di persona – le intimidazioni corrono sul web, in particolar modo sui social network, dove girano fake news ed hate speech che aizzano quella rabbia sociale che, successivamente, alcuni cittadini, sia singolarmente che in gruppo, sfogano sui rappresentanti istituzionali a loro più vicini.
Ma se si analizzano i contesti territoriali, si conferma una netta diversificazione nelle tipologie di minacce utilizzate fra Nord e Sud del Paese. Gli incendi, prima tipologia di minaccia al Sud e nelle Isole (18 per cento dei casi), non sono fra le cinque tipologie più riscontrate nel Centro-Nord. Analogamente social network e lettere minatorie, che assieme rappresentano il 55 per cento dei casi censiti al Centro-Nord, al Sud e nelle Isole rappresentano meno di un caso su tre (29 per cento).
E ciò accade, in particolare, nei Comuni medio-piccoli, al di sotto dei 20mila abitanti, dove gli amministratori sono a più diretto contatto con la popolazione e spesso non godono di particolari forme di protezione.
Cosa reagiscono gli amministratori sotto tiro a queste minacce?
La maggior parte di loro, con coraggio e determinazione, denuncia e resiste alle intimidazioni, ma non mancano casi in cui alcune persone rassegnano le dimissioni. Quando ciò accade, portando rispetto per coloro che hanno preso questa decisione – spesso sofferta – si deve prendere atto che siamo di fronte ad una sconfitta per tutti noi e per la democrazia.
Per questo come Avviso pubblico continueremo a mantenere alta l’attenzione sul fenomeno degli amministratori minacciati e intimiditi, collaborando con le Prefetture e fornendo il nostro contributo in seno all’osservatorio nazionale del ministero dell’Interno, perché siamo fortemente convinti che sostenere gli amministratori locali, attenti alla trasparenza e al perseguimento del bene comune e dell’interesse generale, e rendere consapevole la cittadinanza su quanto accade nel nostro paese agli amministratori locali sia l’azione più efficace che possiamo compiere per offrire loro quel sostegno e quella protezione sociale che sono la prima e vera forma di prevenzione contro la violenza.
Per scaricare il rapporto vai sul sito www.avvisopubblico.it
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