Lo scorso novembre il presidente Alessandro Marino (consigliere Figc) e i suoi soci hanno ceduto il 70 per cento della società alla svizzera Swiss Pro Promotion. Che non porta capitali ma idee e network per sviluppare il progetto economico. C’è la prospettiva di multiproprietà ma l’operazione rimane poco comprensibile
Proprietà globale, figuracce locali. La scorsa domenica l’Olbia ha perso sonoramente (0-3) in casa contro il Pontedera allenato dall’ex Max Canzi scivolando in zona playout, aggrappato al quintultimo posto assieme al Sestri Levante. Nelle sue proporzioni numeriche non dice nemmeno quanto la squadra sarda sia allo sbando. Per avere una misura bisogna guardare l’episodio che ha sbloccato il punteggio. Succede dopo appena dodici minuti di gara, quando un retropassaggio dai 40 metri di Federico Zanchetta si trasforma in un pallonetto imprendibile per Filippo Rinaldi, portiere in prestito dal Parma.
In un campionato amatoriale si ritirerebbe la squadra dal campo per molto meno. Ma qui siamo professionisti e bisogna andare fino in fondo. E a fondo. L’Olbia Calcio 1905 spera di averlo toccato domenica, ma di ciò non v’è certezza. La sola cosa assodata è che Alessandro Marino, presidente del club nonché consigliere Figc in quota Lega, Pro, dopo la gara ha dichiarato di «non essere stato così incazzato nemmeno ai tempi del covid». E al di là dell’interrogativo su cosa lo mandasse così in bestia nei giorni della pandemia rimane da chiedersi se a motivare così tanto dispetto vi fosse la pessima esibizione al cospetto dei nuovi proprietari. Gli svizzeri di Swiss Pro Promotion, società che lo scorso 16 novembre ha rilevato il 70 per cento dell’Olbia calcio. Per farne cosa? Bell’interrogativo, che si somma a tutti gli altri suscitati dall’affare.
Brand e consultancy come se fosse antani
La Swiss Pro Promotion è una scatola societaria di recente costituzione. Le informazioni ricavabili dal suo sito web sono poche e confezionate in modo approssimativo.
Si parla di una società specializzata in tre tipi di prestazioni; acquisizioni, consulenza, e management. Il suo presidente è un avvocato svizzero, Benno Raeber, che stando al profilo Linkedin è specializzato, fra le altre cose, in diritto della pianificazione immobiliare, “divorce law” e “life coaching”. Lo specialista per le questioni finanziarie è Guido Surace, cittadino svizzero di origini latino-americane. E con loro c’è un team che fino a qualche giorno fa presentava una tessera misteriosa.
A questa compagine il presidente Alessandro Marino ha deciso di alienare la quota di controllo dell’Olbia, mantenendo la carica a capo del club e un 10 per cento delle azioni, così come gli altri due soci Alexandre Tartare e Gian Renzo Bazzu. Contattato da Domani per spiegare cosa lo abbia indotto a cedere la maggioranza del club alla compagine svizzera, Marino risponde che si mira «all’ampliamento del giro d’affari», che a questo scopo «viene condiviso un percorso» per il quale «sono stati creati una serie di sistemi di governance per fare in modo che funzioni la macchina», in vista della realizzazione «degli obiettivi che ci siamo prefissati».
Dunque viene fuori che l’Olbia crescerà se aumenterà il giro d’affari, ergo i nuovi soci non apporteranno capitali, come del resto lo stesso Marino puntualizza. Gli svizzeri proveranno piuttosto a sviluppare l’azienda-Olbia e soprattutto l’immancabile brand. Bisognava andare a cercare in Svizzera qualcuno che facesse un lavoro del genere? La cosa certa è che per individuare gli svizzeri è stato necessario rivolgersi a un advisor, la Mergers Corp, che si è occupato di fare «il casting» (parole di Marino). A favorire l’offerta di Swiss Pro Promotion sulle altre («americani che la Sardegna l’avevano vista soltanto in cartolina») sarebbe stata la loro conoscenza del contesto locale sardo.
Quanto costa?
Ma quanto hanno pagato gli svizzeri per acquisire il 70 per cento dell’Olbia? Mistero buffo.
Marino declina di rispondere perché a suo dire si tratta di informazione riservata e comunque precisa che «una cifra è stata pagata». Non va molto oltre Guido Surace, che a Domani dice di non poter riferire perché non ha un ruolo tale da consentirglielo. Potrebbero farlo soltanto Marino o Raeber. Aggiunge però che il prezzo di cessione è noto all’Agenzia delle Entrate, così come al notaio monzese presso il quale l’accordo è stato perfezionato e agli studi legali coinvolti. Surace conferma che Swiss Pro Promotion intende acquisire altri club in giro per l’Europa: Inghilterra, Portogallo, Spagna, ma sempre nelle categorie inferiori e anche con quote di minoranza. Né si disdegnano rapporti di consulenza. Inoltre parla dei mercati asiatici come possibili obiettivi di espansione dell’Olbia calcio. Una strategia che può decollare soltanto nel caso in cui si disponga di più club. Per rendere l’idea, Surace fa un esempio sull’importanza delle economie di scala: «Qui a Zurigo ci sono quaranta ristoranti italiani. Chiaro che non mandi a Zurigo una sola mozzarella, ma se puoi mandare un camioncino di mozzarelle per fornire quaranta ristoranti è un’altra cosa». Che dire? Il ragionamento fila.
Il signor Nicolà
Surace parla di possibili soci coreani ma poi dà a Domani la notizia che in molti attendevano: la firma dell’accordo col bresciano Nicola Bignotti, un personaggio di cui si è molto chiacchierato, durante queste settimane del passaggio di proprietà.
Nella pagina del sito di Swiss Pro Promotion dedicata allo staff c’è un quadrato senza foto sotto cui spicca il nome “Nicolà”. E ancor più bizzarro è che, puntando su ciascuna foto dello staff la freccia del mouse, viene fuori l’informazione “nicolabignotti.jpg”. Ma chi è Bignotti? Si tratta di un ex uomo di fiducia di Enrico Preziosi, al tempo in in cui l’allora proprietario del Genoa controllava anche il Lugano. Poi è passato da Chiasso, dove il club ha vissuto di stenti in seconda divisione fino a che non è giunto il fallimento. Di Bignotti si ricorda un’esternazione del 2016, al tempo in cui era dirigente del Pavia. Dopo una sconfitta contro il Padova dichiarò che i calciatori della squadra lombarda erano «delle merde» e meritavano «di essere sciolti nell’acido». Aggiunse che purtroppo non si poteva fare perché ci sono gli accordi con l’Associazione Italiana Calciatori. Chissà come avrebbe trattato il povero Zanchetta, la scorsa domenica.
Ovviamente poi Bignotti si scusò e la sua permanenza in Svizzera negli anni successivi è servita a cancellare memoria della performance. L’ultimo passaggio elvetico di Bignotti è Yverdon, club della massima serie dove comanda Marco De Gennaro, che a sua volta ha una vecchia esperienza al Bellinzona quando presidente era Gabriele Giulini, fratello di Tommaso, presidente e proprietario del Cagliari. Quel Bellinzona fallì, ma son cose che capitano. Interpellato da Domani nei giorni precedenti l’accordo con Swiss Pro Promotion, Bignotti ha raccontato di aver fornito una consulenza agli svizzeri di Olbia sui club presi in esame per acquisizione. Ma richiesto di fare i nomi di questi club si è arroccato sulla versione delle pure ipotesi. Adesso sappiamo che darà una mano a “sviluppare il progetto Olbia”, come ha già fatto a Pavia e Chiasso.
Fra le poche certezze rimane il fatto che uno degli studi coinvolti nel perfezionamento dell’accordo è stato il milanese Legislab. Di cui Domani si occupò al tempo in cui si parlava degli strani intrecci fra il Cagliari di Giulini, l’Olbia di Marino (persona in stretti rapporti con Giulini) e una società di gestione delle carriere di calciatori chiamata Quadratum. Ma se rimarchiamo questo dettaglio è per pura curiosità intellettuale, ci mancherebbe altro.
© Riproduzione riservata