Le discipline di combattimento estremo, disdegnate dai puristi dello sport ma molto amate da una nicchia crescente di pubblico, sono appena entrate fra i gioielli della corona sportiva saudita. L’acquisizione di una quota di minoranza di Pfl è premessa per uno sviluppo del movimento Mma nell’area Mena
La notizia aspettava soltanto di essere ufficializzata: i sauditi aggiungono le Mixed Martial Arts (Mma) alla collezione delle acquisizioni sportive 2023. Lo fanno attraverso il veicolo SRJ Sports Investments, costituito all’inizio di questo mese di agosto da Public Investment Fund (Pif) per essere esclusivamente dedicato alla vasta operazione di espansione sportiva globale. E in applicazione di una logica dell’ampia diversificazione del portafoglio di acquisizioni, ecco che viene annesso un pezzo di sport-spettacolo.
Le Mma continuano a lasciare perplessi i puristi dello sport. Ma in termini di impatto sul mercato e di gradimento da parte del pubblico globale costituiscono una nicchia di mercato rilevante e in forte crescita. Riguardo a ciò i sauditi fanno bene i loro calcoli: comprano gli sport della tradizione ma anche i passatempi emergenti. Come il vasto pacchetto degli esports, un settore del quale hanno deciso di diventare global hub. Sicché l’investimento nelle Mma è perfettamente coerente, anche se avviene in una formula particolare.
Quota di minoranza
Stando a quanto riferito da Sportico (sito specializzato in sport e finanza), SRJ Sports Investments ha iniettato 100 milioni di dollari in Professional Fighters League (Pfl), il circuito statunitense degli sport da combattimento estremo di cui Mma è la parte più rilevante.
Come specifica l’articolo, si tratta della prima operazione di investimento in sport che i sauditi effettuano attraverso l’utilizzo di SRJ. E la logica con cui esso è stato presentato dal cofondatore e presidente di Pfl, Donn Davies, come una mossa di mutua convenienza. Strategia win-win. La sua organizzazione può infatti beneficiare di una sostanziosa iniezione di fondi che le permetterà di insidiare a Ultimate Fighting Championship (Ufc) il primato fra gli enti che organizzano manifestazioni di discipline del combattimento estremo.
Per quanto riguarda i sauditi, invece, si mira allo sviluppo del movimento Mma nell’area Mena (Middle East – North Africa). Il disegno tracciato da Pif e dal suo braccio sportivo SRJ guarda a uno sviluppo a tutto campo del settore.
C’è dunque, innanzitutto, un piano di vasta commercializzazione dei diritti audiovisivi nei paesi d’area, dove questo segmento di sport-spettacolo risulta particolarmente gradito; e in questo senso il business della vendita di eventi in pay per view è molto redditizio, ciò che porterà al lancio di “Super Fight”, canale televisivo specializzato a pagamento.
Altro segmento del piano di sviluppo è l’organizzazione di eventi nell’area. Per questo verrà costituita una sezione MENA di Pfl, che servirà anche a valorizzare e sviluppare il talento locale. Nelle intenzioni questa sezione dovrebbe partire a marzo 2024 e fa parte di un piano d’espansione globale da parte di Pfl, che punta a creare un totale di sei divisioni in diverse aree continentali. L’obiettivo ultimo è la creazione di una sorta di Champions League delle Mma, che porti a confrontarsi i migliori combattenti espressi dai singoli circuiti continentali.
Progetti a medio termine, molto ambiziosi, la cui realizzabilità andrà valutata nel corso del tempo. Per il momento la cosa certa è che i sauditi si sono assicurati un posto nel consiglio d’amministrazione di Pfl. Lo va a occupare Bander Bin Mogren, dal 2016 direttore generale di Pif. Giusto per dare l’idea di quale importanza diano a questo investimento.
Una formula per ogni investimento
I dettagli dell’affare raccontano un altro aspetto del vasto dossier relativo agli investimenti sauditi in sport: la flessibilità. Fin qui abbiamo visto i capitali muoversi da Riad verso l’estero per comprare qualsiasi cosa a prezzi fuori mercato e impossessarsene ammazzando la concorrenza.
Il calcio, il golf, gli esports sono esempi di questo modo di agire. Invece nel caso dell’investimento in Pfl si realizza un meccanismo diverso: i sauditi comprano una quota di minoranza e impiegano capitale di rischio per un’operazione di sviluppo, alla quale però danno una forte impronta oltre a mantenerne il controllo. Che ciò presuma un successivo e più impegnativo investimento è cosa che si potrà scoprire nel corso del tempo.
Ma al di là del caso specifico, ne deriva una lettura di cui tenere conto. Se proprio non possono comprare, i sauditi sono pronti a sperimentare altre formule pur di entrare nel business. Possono essere padrono assoluti, o comproprietari ma con forte potere decisionale. Tanto sanno che i loro capitali sono indispensabili per la conduzione di molti processi di sviluppo industriale.
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