Il commissario all’emergenza Covid ha cantato vittoria quando la velocità di somministrazione dei vaccini ha superato quella dell’arrivo delle forniture: ma non è un suo trionfo anche se, paradossalmente, sono stati i suoi avversari a prepararglielo
- A pochi giorni dall’inizio del piano vaccinale, il numero di dosi somministrate al giorno ha superato la velocità con cui ci arrivano le forniture di nuovi vaccini.
- Arcuri e il governo l’hanno celebrata come una vittoria personale, ma non c’era un medico che avesse dubbi che queste quote sarebbero state raggiunte.
- A farla sembrare una vittoria del commissario sono stati i suoi avversari, che hanno criticato la supposta lentezza iniziale del piano.
Dopo giorni di critiche per i ritardi nella prima fase di vaccinazioni, il commissario straordinario Domenico Arcuri e il governo possono cantare vittoria. Martedì, sono state somministrate in Italia 80.542 dosi di vaccino anti Covid-19, una cifra ben superiore alle 65mila somministrazioni quotidiane che servono a esaurire la fornitura settimanale di vaccini che riceviamo da Pfizer-BioNTech. La sera stessa il commissario Arcuri ha anticipato la notizia al Tg1, sottolineando il proprio successo. Ieri anonime fonti vicine alla presidenza del Consiglio hanno ricordato che l’Italia ha «il record nell’ambito dell’Unione europea», avendo battuto persino la Germania nel numero di vaccini somministrati quotidianamente.
Si tratta di una vittoria che almeno in parte è stata apparecchiata dagli avversari del governo. Ancora prima dell’inizio del piano di vaccinazione, infatti, i suoi apparenti ritardi erano già oggetto di polemiche, mentre i critici ironizzavano sulle migliaia e migliaia di dosi di vaccino che sarebbero «rimaste in frigo». Ma, per una volta, l’asticella di ciò che si aspetta dal commissario è stata fissata troppo in basso.
Tra medici ed esperti c’erano pochi dubbi sul fatto che la quota di 65mila vaccinazioni al giorno sarebbe stata raggiunta facilmente e superata. La prima fase del piano vaccinale, quella in cui ci troviamo oggi, è infatti la più facile. Prevede di vaccinare il personale ospedaliero, gli ospiti e i dipendenti delle Rsa. Persone facili da identificare e da raggiungere. A fare le vaccinazioni, inoltre, è lo stesso personale in servizio negli ospedali e nei servizi di prevenzione.
Aspettando marzo
Questo “successo atteso”, inoltre, è dovuto soprattutto a loro, ai medici, agli infermieri e al personale sanitario e amministrativo che nelle singole aziende ospedaliere di tutto il paese ha rapidamente dato il via alla campagna di vaccinazione in quasi totale autonomia.
La vera prova per il commissario e per il governo comincerà a marzo, quando si spera che sarà disponibile una quantità tale di vaccini da consentire l’inizio della seconda fase, quella in cui a essere vaccinata sarà la popolazione in generale. A quel punto, i vaccini da distribuire saranno molti di più (almeno 80 milioni) e visto che gli ospedali saranno tornati al loro normale lavoro, sarà il commissario che dovrà trovare sufficienti strutture, medici, infermieri e personale amministrativo per portare il piano a compimento. Sarà questo il momento in cui chi vuole fare da cane da guardia del potere dovrà tenere gli occhi aperti. Possibilmente, mettendo l’asticella a un’altezza congrua, almeno questa volta.
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