Pasquale Cristiano, considerato dagli inquirenti il boss di una formazione criminale, collegata al clan Amato-Pagano, è tornato in carcere. I giudici della corte di Appello di Napoli hanno disposto l’arresto dopo il suo giro in Ferrari nel traffico di Arzano, in provincia di Napoli, per andare alla comunione del figlio.

Cristiano, detto Picstik, condannato in secondo grado per estorsione aggravata (è stato presentato ricorso in Cassazione), era stato autorizzato dall’autorità giudiziaria per partecipare alla cerimonia religiosa, ma Cristiano ha pensato bene di andarci con l’auto di lusso sfrecciando per la cittadina.

«I carabinieri segnalavano che, seppure terminata la cerimonia religiosa sopra indicata, a partire dalle ore 11 e sino alle ore 12, ora in cui il Cristiano si recava dai carabinieri per comunicare che avrebbe fatto rientro a casa – l’imputato, a bordo di una Ferrari, si era aggirato per le vie del centro, accompagnato da altri veicoli di grossa cilindrata e persone a piedi (tra i quali altri pregiudicati), creando disagio per la circolazione», scrivono i giudici della corte di Appello.

Per le forze dell’ordine si tratta di un atteggiamento provocatorio, finalizzato al lanciare un messaggio di controllo del territorio. Cristiano torna in carcere perché il suo comportamento non è stato rispettoso delle prescrizioni, decisione che sarà appellata dai suoi avvocati, Dario Vannetiello e Vincenzo Di Vaio. «Faremo ricorso contro questa decisione. Il mio assistito risulta essere stato autorizzato dall’autorità giudiziaria a recarsi in chiesa con mezzi propri, l’autorizzazione non indicava alcuna specifica prescrizione. Se da un lato può essere ritenuto inopportuno utilizzare una Ferrari, dall’altro lato ciò non era affatto vietato», dicono gli avvocati.

Non è la prima volta che Cristiano sfida lo stato, era già successo nell’agosto del 2020 quando aveva manifestato «insofferenza ai controlli anche opponendosi, nel secondo episodio, con arroganza e atteggiamento minaccioso alla richiesta di accesso al domicilio coatto, fattagli dagli operanti, per ragioni di servizio», si legge nell’ordinanza della corte di Appello, la stessa corte che aveva autorizzato la partecipazione alla comunione con «mezzi propri».

Cristiano è considerato a capo della fazione criminale della 167 che fa riferimento al clan Amato-Pagano. Il cognato di Cristiano, Domenico Girardi, nel 2006, fu ucciso durante la faida tra Di Lauro e scissionisti. I killer rimasti senza volto, gli fracassarono il cranio a colpi di Ak-47. Anche il padre di Domenico, Vincenzo Girardi, fu ucciso insieme ad Effice Agrippino, nel 1997. Agrippino è noto negli ambienti criminali perché uccise, a coltellate, nel carcere di Poggioreale, Mico Tripodo, boss di ‘ndrangheta negli anni settanta.

 Lo stesso Cristiano è stato processato, con rito abbreviato, per il duplice omicidio all’interno di un centro estetico, che ricordava una scena del film Gomorra. Un agguato che ha segnato la fine del dominio del clan Moccia su Arzano e l’inizio del dominio degli uomini della 167. Gli altri imputati processati con rito ordinario sono stati condannati all’ergastolo mentre Cristiano è stato assolto.

Sulla vicenda sono intervenuti i senatori Sandro Ruotolo e Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare antimafia. Attualmente il comune di Arzano è amministrato dai commissari dopo lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche, grazie anche al lavoro di giornalisti come Mimmo Rubio che vive sotto scorta per le minacce ricevute. 

«Mi sorprende sempre il silenzio della città anche di fronte a episodi così gravi. Non c’è reazione, sono preoccupato perché tra poco si vota e questo comune è stato sciolto già tre volte per camorra con giunte di ogni colore», dice Rubio. 

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