Il documento con cui il Comitato tecnico scientifico ha raccomandato al ministero della Salute il passo indietro sul vaccino anglo-svedese: «Il cambio nello scenario epidemiologico permette di destinare Vaxzevria solo agli over 60»
«Il cambiamento di scenario epidemiologico, da un livello di incidenza intermedio a basso, in misura anche maggiore di quella prevedibile poche settimane fa, pur tenendo conto del principio di massima cautela e di equità che richiede di assicurare a tutti i soggetti pari condizioni nel bilanciamento benefici/rischi, consente di rafforzare la raccomandazione per l’uso della prima dose del vaccino Astrazeneca nei soggetti di età superiore a 60 anni». Con queste parole il Comitato tecnico scientifico, con una circolare che Domani ha avuto modo di visionare, ha raccomandato al ministero della Salute il cambio di rotta, ufficializzato sabato 12 giugno, sulla somministrazione del vaccino anglo-svedese.
Nei giorni scorsi infatti il governo, nonostante (come ricordato dallo stesso Cts nella circolare) sia Aifa che Ema abbiano approvato la somministrazione di Astrazeneca a tutti i soggetti di maggiore età, ha deciso di restringere la platea agli over 60. Seguendo la circolare del Cts, arrivata dopo le polemiche nate dopo la morte di una ragazza di 18 anni e l’insorgere di alcuni casi di trombosi in persone giovani che avevano ricevuto il vaccino anglo-svedese.
Il rebus seconda dose
Nella sua circolare, inoltre, il Cts fa una seconda raccomandazione al ministero. Quella relativa alla somministrazione della seconda dose in soggetti che hanno ricevuto come prima dose Astrazeneca. Per tutti questi soggetti, infatti, «il ciclo deve essere completato con una seconda dose di vaccino a mRNA (Pfizer o Moderna), da somministrare a una distanza di 8-12 settimane dalla prima dose».
Sebbene tutti gli studi per i vari vaccini siano stati condotti utilizzando due dosi dello stesso vaccino e non esistano studi che includono un elevato numero di soggetti, secondo il Comitato tecnico scientifico «si può affermare che la vaccinazione “eterologa” non appare essere sconsigliabile né sul fronte della sicurezza, né su quello della immunogenicità». La previsione, infatti, è che un soggetto che riceve due dosi di vaccino diverse – prima Astrazeneca, poi uno a mRNA – mostri «una buona risposta anticorpale, nel complesso accettabile e non dissimile da quella osservata somministrando due dosi dello stesso tipo di vaccino».
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